Gaza muore schiacciata sotto il tacco del governo israeliano: il web si mobilita per fermare la strage
Il mondo osserva e nell’indifferenza si consuma un crimine storico. E allora c’è chi rompe il silenzio usando l’unico strumento che oggi ancora unisce le voci, le immagini, le emozioni: la rete
Gaza muore, e con lei un pezzo della nostra umanità. Di fronte alla tragedia di Gaza, in tanti si stanno mobilitando. Gaza sta morendo. Ogni ora che passa è un grido, un pianto soffocato sotto le macerie. E non è solo Gaza a morire: a spegnersi lentamente è anche la coscienza collettiva, quella europea, quella italiana, quella umana. Perché ciò che accade lì, in quel lembo di terra assediato e martoriato, parla direttamente alla gente.
Il mondo osserva, troppo spesso in silenzio. Eppure, in quell’indifferenza si consuma un crimine storico. E allora c’è chi rompe il silenzio, usando l’unico strumento che oggi ancora unisce le voci, le immagini, le emozioni: la rete. Il web diventa così il filo sottile, ma potente, che permette di vedere Gaza, ascoltare Gaza, piangere Gaza. E soprattutto, resistere con Gaza.
L’appello in rete è rivolto anche a chi è prigioniero della propria indifferenza, della propria impotenza, della propria condizione. Come lo sono i palestinesi di Gaza, prigionieri di una gabbia di fuoco e macerie. Nessuno, stavolta, potrà raccontare la storia al contrario, invertire la vittima con il carnefice. Nessuna autorità potrà inventare una violenza che nasconda quella vera: quella inflitta, quotidianamente, a Gaza.
La rete non basta, ma è un inizio. È lo spazio da cui partire per costruire una coscienza collettiva che nelle piazze, nei quartieri, nei luoghi di lavoro e di studio, si interroga su come fermare la strage. Perché fermarla è possibile. Fermarla è necessario. Fermarla è urgente.
Il dolore di Gaza appartiene a tutti. Ma chi compie questa strage è il governo di un paese alleato, Israele. Ma non il popolo israeliano, ma un governo in mano agli estremisti e un primo ministro che sta portando l’assalto a Gaza alle più estreme conseguenze.
La senatrice a vita Liliana Segre in un’ intervista al Corriere ha detto con forza: «Sento repulsione per il governo di Netanyahu». La senatrice parlando dei due popoli, quello israeliano e quello palestinese ha detto che sono «in trappola, incapaci di liberarsi da una sorta di condanna a odiarsi e a combattersi a vicenda». Questo perché le due parti sono in mano «delle componenti peggiori delle rispettive classi dirigenti». Segre ha definito «mostruoso il fanatismo teocratico e sanguinario di Hamas e delle altre fazioni terroristiche che hanno provocato la nuova guerra» con la strage e il rapimento di israeliani il 7 ottobre 2023. Ma, al contempo, la senatrice ha detto di provare «profonda repulsione verso il governo di Benjamin Netanyahu e verso la destra estremista, iper-nazionalista e con componenti fascistoidi e razziste al potere oggi in Israele».
Gaza sta per essere letteralmente cancellata. Ma c’è un modo per dire no: difendere con forza il diritto, la giustizia internazionale, le regole che proteggono i deboli dai potenti. Smettere di distogliere lo sguardo. E allora in tantissimi si stanno muovendo sul web per costruire una rete. Una rete di “senza-potere”, determinati a prendere la parola: «Perché non c’è più tempo per restare a guardare. Non c’è più spazio per l’ambiguità. Solo la verità può salvarci. Solo la giustizia può fermare l’orrore. Solo l’umanità può ancora scrivere una storia diversa».