Hollywood trema: arriva Tilly Norwood, la prima attrice creata con l’intelligenza artificiale
La star digitale lanciata dallo studio Xicoia promette di rivoluzionare il cinema: può recitare, adattarsi al pubblico, rispondere in tempo reale e non invecchiare mai
Si chiama Tilly Norwood, e potrebbe essere il nome che segna un punto di non ritorno per Hollywood. Non è un’attrice emergente, né una promessa della nuova generazione: è la prima star digitale creata interamente con intelligenza artificiale. E, a differenza dei colleghi in carne e ossa, non ha bisogno di truccatori, pause caffè o cachet milionari. Basta un prompt, un copione e una connessione internet per vederla recitare in qualunque lingua, con qualsiasi emozione, in qualunque epoca.
L’annuncio è arrivato dal portale Deadline: lo studio londinese Xicoia, fondato da Eline Van Der Velden, lancerà ufficialmente Tilly al prossimo Festival di Zurigo. L’obiettivo? Creare una nuova generazione di “talenti sintetici”, capaci di agire in modo autonomo ma supervisionati da un team umano. Non avatar rigidi, ma vere e proprie identità digitali con una voce, una biografia, un carattere e persino un umore programmato.
“Immaginate il potere di una star che non si ammala, non invecchia e non muore”, spiegano i fondatori di Xicoia. “Un’attrice che può interpretare un film, rispondere alle domande del pubblico su Instagram e recitare in tempo reale in una pubblicità, senza mai fermarsi”.
Secondo Deadline, i personaggi sviluppati dallo studio sono in grado di intrattenere conversazioni non sceneggiate, improvvisare dialoghi coerenti, adattare il tono della voce in base alla piattaforma e persino creare connessioni emotive con lo spettatore. In pratica, l’attore perfetto per l’industria dello streaming e dei social media: sempre presente, mai stanco, sempre disponibile a “piacere”.
Il debutto di Tilly Norwood ha già scatenato reazioni contrastanti. C’è chi la considera una rivoluzione, chi un segnale inquietante. Per alcuni produttori è il futuro inevitabile del cinema digitale: “Con un’AI così evoluta, possiamo riscrivere la storia del cinema e abbattere i costi di produzione”, affermano i creatori. Per altri, invece, è l’inizio della fine per gli attori umani, destinati a competere con entità che non chiedono compensi, ferie o diritti d’autore.
L’attrice virtuale, dal volto etereo e lo sguardo nordico, è già rappresentata da un’agenzia reale, con un contratto vero e un’agenda di progetti in corso. Nei prossimi mesi apparirà in una campagna pubblicitaria globale e in un cortometraggio sperimentale interamente girato in realtà aumentata. Eppure, Tilly non è mai esistita: il suo corpo è una combinazione di milioni di dati visivi, la sua voce è generata da un modello neurale addestrato su centinaia di interpreti, e la sua personalità è frutto di un lavoro psicologico di sceneggiatori e programmatori.
L’idea, dicono da Xicoia, è anche quella di “resuscitare” attori leggendari. Lo studio sarebbe già al lavoro su accordi con alcune major hollywoodiane per riportare in vita figure come Spencer Tracy, Marlene Dietrich e James Dean, ma anche per “ringiovanire” star contemporanee desiderose di apparire in versioni più giovani o più glamour di se stesse.
Un confine etico ancora tutto da esplorare, che però affascina l’industria. «Stiamo lavorando con diverse star che vogliono ritrovare sullo schermo il loro volto di trent’anni fa», confermano da Xicoia. «Per i produttori è un’occasione unica: possono riutilizzare proprietà intellettuali, rivisitare saghe, riscrivere storie, creare sequel impossibili».
Intanto, mentre Tilly accumula fan sui social, cresce il malumore tra attori e sindacati. Dopo lo sciopero del 2024 contro l’uso dell’intelligenza artificiale nelle sceneggiature, Hollywood rischia una nuova guerra sindacale. “Queste tecnologie minacciano la nostra esistenza artistica”, ha dichiarato un portavoce del SAG-AFTRA. «Un attore può sbagliare, improvvisare, emozionare. Un algoritmo no. È perfetto, ma senz’anima».
E proprio lì si gioca la partita più profonda: la differenza tra talento e simulazione, tra emozione e calcolo. Se Tilly Norwood rappresenta l’inevitabile fusione tra cinema e tecnologia, allora il futuro dello spettacolo sarà dominato da intelligenze artificiali che imitano la vita, senza viverla davvero.
Un paradosso che riecheggia nel finale amaro di molti film di fantascienza: la creazione che supera il creatore, la finzione che diventa realtà. Ma a Hollywood, dove la realtà è sempre stata un’illusione ben confezionata, forse Tilly Norwood è solo il passo successivo.
Un’attrice senza corpo, senza età e senza memoria, pronta a conquistare un mondo che da sempre vive di sogni. Solo che, stavolta, il sogno lo scrive un algoritmo.