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24/06/2025 ore 06.15
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I cristiani in Medio Oriente sono a rischio: torna l’ombra del terrorismo dopo gli attacchi all’Iran

Dopo l’attentato a Damasco, le Chiese cristiane alzano la voce contro la violenza e l’indifferenza. L’allarme del cardinale di Teheran e le voci dalla Terra Santa: «No alla violenza in nome di Dio»

di Redazione Esteri
(250623) -- DAMASCUS, June 23, 2025 (Xinhua) -- A man is pictured amid debris at the Mar Elias Church in the Dweilaa district on the eastern outskirts of Damascus, Syria, on June 22, 2025. A suicide bomber stormed a crowded church in the Syrian capital Damascus during Sunday mass, opening fire on worshippers before detonating his explosives, killing at least 19 people and injuring dozens more, security sources and a monitoring group said. (Photo by Monsef Memari/Xinhua) - Monsef Memari -//CHINENOUVELLE_XxjpbeE007026_20250623_PEPFN0A001/Credit:CHINE NOUVELLE/SIPA/2506230753

Nel cuore ferito di Damasco, la chiesa di Sant’Elia si è riempita di nuovo. Non di canti di gioia, ma di lacrime e silenzi, di mani giunte e volti segnati dal dolore. A guidare la preghiera il Patriarca Yohanna, che insieme a una folla commossa ha ricordato i fedeli uccisi nell’attentato della domenica precedente. Vittime già definite "martiri" dal Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia, che ha condannato con fermezza il “crimine efferato” e ha chiesto allo Stato di proteggere la sacralità dei luoghi di culto e la sicurezza dei cittadini.

La chiesa di Sant'Elia a DamascoCHINE NOUVELLE/SIPA

Una condanna unanime, ma la paura ritorna

Il dolore ha unito, per un momento, le voci delle chiese cristiane e delle istituzioni civili di tutta la regione. Ma la realtà è che la comunità cristiana in Siria – e in generale in tutto il Medio Oriente – è tornata a vivere sotto minaccia. Le immagini dell'attentato hanno riacceso paure mai sopite, figlie di una storia recente segnata da violenze e persecuzioni. Tensioni regionali, escalation militari e instabilità politica alimentano un clima in cui anche la preghiera può diventare pericolosa.

L’allarme del cardinale di Teheran: “Una pace costruita sulla guerra”

In Iran, il cardinale Dominique Joseph Mathieu parla apertamente di una “quotidianità stravolta” non solo per i cristiani, ma per l’intera popolazione. Denuncia un’escalation surreale di attacchi e rappresaglie, dove tutto ormai sembra “giustificabile”, persino cercare la pace attraverso la guerra. Un ossimoro tragico che rende ogni luogo, anche il più sacro, un potenziale bersaglio. “Temiamo il peggio”, ha dichiarato, dando voce all’angoscia di una regione dove la fede è troppo spesso confusa con l’odio.

La voce dalla Terra Santa: “No alla violenza in nome di Dio”

Anche dalla Terra Santa arriva un messaggio netto: “Condanniamo fermamente questo atto barbaro e respingiamo le ideologie che cercano di giustificare la violenza in nome della religione”, afferma l’assemblea degli Ordinari Cattolici. Una presa di posizione che si oppone non solo al terrorismo, ma anche a ogni tentativo di piegare la spiritualità a interessi politici o fanatismi. In un’area segnata da muri e conflitti, la chiesa prova a ribadire il valore della convivenza e della fratellanza.

Dal Libano un appello alla speranza e alla memoria

Il Patriarca maronita, cardinale Bechara Boutros Rai, ha espresso cordoglio e dolore per l’attentato, ma ha anche rivolto un appello accorato: “Preghiamo e lavoriamo affinché l’amore e il rispetto per l’altro tornino a essere linguaggio comune”. La sua voce si fa portavoce di una visione diversa del Medio Oriente, come terra di pluralismo e di storia condivisa. Un patrimonio che, avverte, rischia oggi di essere spazzato via da guerre, odio e intolleranza.

L’Europa cristiana guarda con preoccupazione

Anche da lontano, in Germania, i vescovi esprimono forte preoccupazione per la condizione dei cristiani in Siria. “Questi omicidi comunicano un messaggio terribile: i cristiani non sono al sicuro”, dichiarano. E chiedono a chi detiene il potere a Damasco di fare di più per tutelare non solo i cristiani, ma tutte le minoranze esposte alla violenza. Perché dove lo Stato abdica, la paura diventa legge.