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27/04/2025 ore 08.25
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Il bagno di realtà di Elon Musk: 120 miliardi bruciati per fare il bullo a Washington

Dal sogno di diventare il primo trilionario al tonfo di Tesla: il capo del Doge paga caro il suo ingresso nella Casa Bianca trumpiana

di Luca Arnaù
Elon Musk, foto Ansa

Elon Musk sognava di diventare il primo trilionario della storia, invece si è svegliato bruscamente in mezzo a un bagno di realtà. Da quando, il 20 gennaio 2025, ha assunto l’incarico di capo del Dipartimento dell’Efficienza governativa statunitense (Doge), con il mandato trumpiano di tagliare la spesa federale e smantellare il Consumer Financial Protection Bureau, Musk ha visto il suo patrimonio ridursi di oltre 120 miliardi di dollari.

Da inizio anno, la sua ricchezza è scivolata dai circa 430 miliardi ai 310 miliardi stimati al 24 aprile. Una slavina finanziaria che, sebbene non gli abbia ancora strappato lo scettro di uomo più ricco del mondo (ancora saldo davanti a Jeff Bezos, fermo a 200 miliardi), ha mandato in frantumi le sue ambizioni più grandiose. Altro che trilione entro il 2027: la realtà dei numeri ha bussato prepotente alla porta del visionario di Tesla.

Il 2025 si è infatti rivelato un disastro per il suo impero industriale. Tesla ha chiuso il primo trimestre con risultati disastrosi: utile netto in caduta libera (-70%), ricavi molto al di sotto delle attese (19,3 miliardi contro i 21,3 previsti) e consegne in calo del 13% rispetto all’anno precedente. Si tratta del peggior risultato dal 2021, una débâcle che ha bruciato miliardi in poche settimane.

A peggiorare il quadro, l’ironia della sorte: Musk ha legato la sua immagine pubblica ancora di più a Donald Trump, sostenendolo platealmente durante la campagna elettorale e assumendo un ruolo formale nella sua amministrazione. Una scelta che, invece di rafforzare la fiducia dei mercati, ha moltiplicato i timori su un possibile conflitto di interessi e sull’instabilità delle sue imprese.
Il contraccolpo è stato immediato. I numeri di Tesla hanno preso una piega discendente e il suo titolo ha perso attrattiva proprio mentre la concorrenza cinese, con BYD in testa, accelerava senza pietà nella corsa alle auto elettriche low-cost.

Di fronte alla tempesta perfetta, Elon Musk ha dovuto incassare una sonora sconfitta personale e annunciare un passo indietro: lasciare temporaneamente il ruolo governativo per tornare a occuparsi direttamente di Tesla. Una ritirata poco gloriosa, per uno che si considerava intoccabile.

La maggior parte del suo patrimonio netto oggi è legata a SpaceX, la compagnia spaziale privata che ancora gode di ottima salute. Ma all’orizzonte si profilano altre nubi: i dazi annunciati da Trump il 2 aprile rischiano di far esplodere i costi e compromettere i piani di espansione globale.

Non a caso, Musk ha già cominciato a smarcarsi, invocando tariffe zero e una zona di libero scambio tra Stati Uniti ed Europa. Un modo elegante per dire che il vento è cambiato e che, quando il conto arriva, anche i plurimiliardari ketaminici sono costretti a pagare.