Il bonus caldo di Glovo finisce nel mirino: pochi centesimi per chi consegna sotto il sole rovente
L’azienda offre un extra legato alle temperature elevate, ma i sindacati parlano di “incentivo al rischio”. Il sospetto è che dietro la facciata della “cura” si nasconda una strategia più cinica
Ventisette gradi? Niente. Trentaquattro? Qualcosa. Oltre i quaranta? Venti centesimi in più a consegna. È questa la logica con cui Glovo ha deciso di introdurre un bonus legato al caldo per i suoi rider, i fattorini che – in bicicletta o in scooter – continuano a consegnare cibo e pacchi anche quando l’asfalto brucia.
Una misura che, nei piani dell’azienda, avrebbe dovuto apparire come un gesto di attenzione. Ma che invece ha provocato un’ondata di critiche. La comunicazione ai lavoratori è arrivata con toni apparentemente rassicuranti: “L’aumento delle temperature ci impone di prestare particolare attenzione a chi lavora all’aperto. La tua sicurezza è la nostra priorità”. Glovo promette un “contributo economico” per acquistare acqua, sali minerali e crema solare. Peccato che questo contributo non sia né immediato né significativo.
Il bonus si attiva solo se si consegna tra luglio e agosto e cresce proporzionalmente alla temperatura esterna: +2% sul compenso base tra i 32 °C e i 36 °C, +4% tra i 36 °C e i 40 °C, +8% oltre i 40 °C. Tradotto: se un rider guadagna 2,50 euro per una consegna, con 40 gradi e più riceverà la bellezza di 20 centesimi in più. E non subito: l’extra verrà pagato il 21 settembre, a estate finita, rendendo inutile l’acquisto “preventivo” di sali minerali o creme solari.
Le reazioni non si sono fatte attendere. La Cgil ha definito l’iniziativa “inaccettabile”, sostenendo che “nessun bonus può giustificare il lavoro in condizioni estreme” e parlando di una “monetizzazione del rischio”. In sostanza, invece di fermare le consegne durante le ore più calde – come già fanno molte regioni per i cantieri o il lavoro agricolo – Glovo paga qualche spicciolo per incentivare i rider a uscire lo stesso. Anche a costo di rischiare un colpo di calore.
Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, è intervenuto a gamba tesa: “Abbiamo incluso i rider nella nostra ordinanza di sospensione del lavoro all’aperto nelle ore centrali. È evidente che si tratta di una categoria esposta, e per di più attiva proprio quando il caldo è più intenso: durante l’orario dei pasti”.
Anche altre regioni, tra cui Emilia-Romagna, Toscana e Lazio, stanno valutando provvedimenti simili. Intanto, Glovo difende la sua posizione. “Il nostro modello garantisce libertà assoluta: i rider possono decidere se e quando connettersi all’app. Il bonus non è un incentivo ma una misura compensativa”, spiega la società in una nota, assicurando la volontà di “mantenere aperto il dialogo con i sindacati”. Ma il sospetto – sempre più diffuso – è che dietro la facciata della “cura” si nasconda una strategia più cinica, che sfrutta l’emergenza climatica per premiare chi accetta di rischiare la salute.
Mentre il termometro sale, la battaglia sui diritti dei rider si riaccende, con un’estate che si annuncia rovente anche sul fronte sindacale. E dove 20 centesimi possono diventare, simbolicamente, il prezzo di una contraddizione troppo grande per essere ignorata.