Il “Rapture” che non c’è stato: la delusione di migliaia di utenti TikTok che attendevano l’ascensione in cielo il 23 settembre
Video commossi, addii registrati, case svuotate e oggetti lasciati in strada: la profezia del “rapimento dei credenti” ha infiammato il social. Tra chi ci ha creduto davvero e chi ha cavalcato l’onda con ironia o opportunismo, il 23 e 24 settembre sono passati senza alcun segno divino
«È il mio ultimo video. Ci vediamo tra le nuvole, fratelli e sorelle. Gesù sta arrivando». La voce rotta di una donna in lacrime, seduta in macchina e con lo smartphone acceso, è uno dei simboli della febbre da “Rapture” che ha attraversato TikTok nelle scorse settimane. Hashtag #rapture, oltre 300mila post e milioni di visualizzazioni. La convinzione, condivisa da migliaia di utenti, era che il 23 e il 24 settembre 2025 sarebbero stati i giorni dell’ascensione: il momento in cui i veri credenti sarebbero stati sollevati verso il cielo da Cristo, lasciando sulla Terra infedeli e peccatori destinati all’Apocalisse.
Il grande annuncio era arrivato a giugno da Joshua Mhlakela, pastore sudafricano che sostiene di aver ricevuto direttamente da Gesù la data del “grande sollevamento”. La coincidenza con il Rosh ha-shana, il capodanno ebraico, ha dato ulteriore forza a una narrazione che in poche settimane ha conquistato gli Stati Uniti, amplificata dal clima politico e dall’assassinio dell’attivista ultra-trumpiano Charlie Kirk, che alcuni hanno addirittura interpretato come un segno.
Su TikTok, intanto, la profezia si era trasformata in fenomeno di massa. La maggior parte dei video erano veri e propri addii, saluti premortem (o pre-ascensionem) registrati da credenti convinti di avere poche ore prima di “lasciare” la Terra. Alcuni parlavano ai figli, altri pregavano con intensità, altri ancora piangevano. Una ragazza spiegava: «Saprai subito se sei stato coinvolto nel Rapture. Se ti svegli nel tuo letto, vuol dire che sei stato lasciato indietro. Non sei stato un bravo cristiano».
Accanto a chi credeva davvero, c’è stato chi ha cavalcato il trend con leggerezza. Un video con oltre un milione di like mostrava una giovane che infilava un casco di alluminio al proprio gatto “per prepararlo al viaggio”. Altri si limitavano a battute e meme, ma non tutti scherzavano. Diversi fedeli hanno cominciato a lasciare i propri beni davanti alla porta di casa, convinti di non averne più bisogno. In alcuni casi mobili, vestiti e persino lampade di pregio sono finite in strada. Un’occasione che qualcuno non ha mancato di sfruttare: utenti hanno filmato sé stessi mentre raccoglievano oggetti “abbandonati dai salvati”, trasformando la fede apocalittica in un improvvisato mercatino a cielo aperto.
Dietro le lacrime e le ironie, il tema resta complesso. Il concetto di “Rapture” non è condiviso da tutte le comunità cristiane. Alcuni lo collocano prima della “grande tribolazione”, altri dopo, altri ancora ne negano del tutto la validità. La versione esplosa su TikTok è recente, radicata nelle visioni mistiche di Margaret MacDonald nell’Ottocento e sistematizzata dal predicatore John Nelson Darby, che con i Fratelli di Plymouth ha contribuito a diffondere questa lettura millenaristica. Una dottrina che, nell’ultimo secolo, ha trovato eco nei romanzi della saga Left Behind, nei pulpiti evangelici e nel cinema religioso americano.
La storia dimostra che le profezie apocalittiche riemergono ciclicamente nei momenti di crisi. Dalla “Grande delusione” del 1844, con i seguaci del predicatore William Miller, alla cometa di Halley nel 1910, fino alla profezia dei Maya nel 2012: ogni volta, attese e paure collettive si mescolano a fede e suggestione. «Quando ci sono guerre, pandemie, disastri naturali, la gente torna a cercare segni della fine», spiegano gli studiosi delle religioni.
Il “Rapture” del 2025 si inserisce in questa tradizione, con una differenza: la velocità virale dei social. In poche settimane, un messaggio di un pastore sudafricano è diventato trend globale, raccogliendo adesioni sincere, ironie e speculazioni. Migliaia di utenti hanno raccontato i propri addii, altri hanno ridicolizzato i credenti, altri ancora hanno approfittato della situazione per raccogliere oggetti lasciati per strada. Il risultato è stata un’onda emotiva che ha mischiato fede e spettacolo, rivelando quanto la religione possa ancora intrecciarsi con la cultura pop.
Alla fine, il 23 e il 24 settembre sono trascorsi come giornate qualsiasi. Nessun corpo sollevato in cielo, nessun segno nei cieli, nessuna Apocalisse. Eppure, per molti, il Rapture “mancato” resterà come un’esperienza reale: ore di attesa, preghiera, ansia e speranza. Per altri, semplicemente, un trend da cavalcare. E per chi ha raccolto un divano o una lampada lasciata fuori casa, un’occasione inaspettata.
Il fenomeno, tuttavia, non si chiude qui. I gruppi che lo hanno promosso restano attivi e già c’è chi parla di nuove date e di errori di calcolo. È la dinamica tipica delle profezie non avverate: la spiegazione diventa un rinvio, l’attesa si sposta in avanti e la comunità resta unita dall’illusione. TikTok continuerà a raccontarlo, con nuovi hashtag e nuovi video. E per gli osservatori esterni, sarà l’ennesima conferma che l’Apocalisse, oggi, corre al ritmo dei like.