Italia paradiso degli evasori fiscali: cinque anni di tasse cancellate pagando il 10% con il Condono 2025
Il decreto di agosto regala l’ennesimo salvacondotto a chi non ha pagato tra il 2019 e il 2023. A dipendenti e pensionati le trattenute in busta paga, agli evasori la certezza di una rottamazione sempre dietro l’angolo. I controlli? Appena l’1,42% della platea dei contribuenti
L’Italia non è un paradiso fiscale. È peggio: è il paradiso degli evasori. Qui non serve trasferirsi alle Cayman o inventarsi trust alle Bermuda. Basta aspettare il prossimo condono, la prossima rottamazione, il prossimo “salvagente” fiscale con cui lo Stato premia chi non ha versato un euro.
L’ultima sanatoria è arrivata in piena estate, quando la politica dovrebbe riposare e i cittadini distrarsi tra ombrelloni e spritz. Il decreto legge n. 84 del 17 giugno 2025, convertito il 1° agosto, ha introdotto il cosiddetto “concordato preventivo biennale”. Dentro, nascosto tra formule tecniche, c’è il cuore del problema: un condono tombale che permette di sanare le imposte sui redditi e l’Irap evase dal 2019 al 2023 pagando appena il 10% del dovuto, a patto di avere la “pagella fiscale” migliore. Cinque anni di tasse cancellati come fossero uno scontrino accartocciato.
La notizia sarebbe bastata, da sola, a scatenare un dibattito nazionale. Invece quasi nulla. Un trafiletto, qualche commento tecnico, nessun vero scandalo. Perché? Perché in Italia l’evasione non indigna più. È normalità. È costume nazionale. Chi evade è “furbo”, chi paga fino all’ultimo centesimo è “fesso”.
I numeri lo confermano. La Corte dei conti ha appena certificato che solo il 17,7% delle somme evase e scoperte viene effettivamente recuperato. Il resto svanisce: nei tribunali, nei meandri dei decreti, nei compromessi politici. E i controlli? Appena l’1,42% dei contribuenti viene verificato. Una percentuale ridicola che equivale a un invito a nozze per chi ha deciso di nascondere redditi, gonfiare spese, cancellare fatture.
Chi invece non può evadere, chi non ha margini di “fantasia fiscale”, sono i lavoratori dipendenti e i pensionati. Le tasse le pagano direttamente in busta paga, senza scampo. Sono loro a reggere il bilancio pubblico, mentre milioni di altri cittadini aspettano pazienti il prossimo colpo di spugna.
Non è la prima volta, né sarà l’ultima. Dalla rottamazione delle cartelle all’ennesimo condono edilizio, l’Italia ha costruito una storia fatta di premi all’illegalità fiscale. Ogni governo, di qualsiasi colore, ha preferito blandire i contribuenti infedeli piuttosto che affrontare lo scandalo. Una scelta che ha una logica: chi evade vota, chi paga non ha più voce.
Il risultato è un Paese che si racconta moderno e competitivo, ma che in realtà si regge su una gigantesca ingiustizia. A parole si parla di lotta all’evasione, di equità, di giustizia sociale. Nei fatti si fa passare l’idea che rispettare la legge sia un optional. Con un effetto devastante: la disillusione dei cittadini onesti e la convinzione, sempre più radicata, che convenga non pagare.
L’Italia è dunque il paradiso degli evasori non per l’assenza di tasse, ma per l’assenza di conseguenze. Chi non paga, aspetta e sorride. Sa che prima o poi arriverà il colpo di spugna. Sa che i controlli riguarderanno qualcun altro, raramente lui. Sa che, se pure verrà scoperto, potrà cavarsela con un’aliquota ridicola.
Intanto i dipendenti, i pensionati, i lavoratori a partita Iva che provano a fare le cose per bene, continuano a pagare per tutti. Sono loro, sempre loro, a garantire che i conti pubblici non crollino. Con la beffa di sentirsi dire che “così fan tutti”.
L’Italia non è il Paese della certezza del diritto. È il Paese della certezza del condono. E finché resterà tale, nessuna riforma fiscale potrà mai davvero funzionare.
Ecco perché il nuovo condono non è solo una misura tecnica: è un messaggio politico e culturale. Lo Stato dice ai cittadini che rispettare le regole è da fessi, che conviene aspettare la prossima sanatoria. Una logica che alimenta la sfiducia e rafforza la sensazione di vivere in un Paese dove l’onestà è un lusso per ingenui.
In fondo, lo sappiamo tutti. Da decenni i governi alternano bastoni sempre più fragili a carote sempre più sostanziose. Con il risultato che l’Italia non è un paradiso fiscale: è un paradiso per gli evasori fiscali. E l’inferno resta sempre lo stesso: quello di chi non ha scelta e le tasse le paga fino all’ultimo centesimo.