Sezioni
Edizioni locali
19/06/2025 ore 07.33
Italia Mondo

La mensa d’oro di Montecitorio: piatti scontati, incassi record

La Camera si fa società e macina utili con i suoi servizi interni, tra risotti alla romana e appalti internalizzati

di Luca Arnaù

Tra risotti fumanti e filetti di orata serviti con il contorno di "prezzi politici", la Camera dei deputati ha trovato un business inatteso: la ristorazione. A rivelarlo è il primo bilancio della “Cd Servizi Spa”, la società in house voluta dalla presidenza della Camera per internalizzare e gestire direttamente una lunga serie di servizi, fino a poco fa esternalizzati. Risultato? 5,34 milioni di euro di ricavi e un utile netto di 448.022 euro in appena quattro mesi di attività.

Perché va detto: la macchina si è accesa ufficialmente il 1° settembre 2024, dunque quei numeri si riferiscono solo all’ultimo terzo dell’anno. Eppure bastano per farsi un’idea del potenziale del nuovo modello. La società, diretta dall’amministratore unico Antonio Menè, ha preso in mano mensa, ristorante, pulizie, giardinaggio, gestione del parcheggio, facchinaggio, guardaroba, supporto dati e altre funzioni essenziali all’ordinaria (e straordinaria) vita parlamentare.

Ma il vero bancomat, con buona pace del bar dei deputati, è proprio la ristorazione interna, che da sola ha generato 2,485 milioni di euro di incassi. A fronte di 723.015 euro di spesa in materie prime alimentari, significa un margine attorno a 1,76 milioni, tutto con piatti che – per chi può accedervi – costano la metà di un ristorante medio romano. I numeri parlano chiaro: a Montecitorio mangiare bene conviene, soprattutto a chi serve i pasti.

E non si tratta solo di bruscolini. Dietro a questi numeri c’è un’impresa con una struttura importante: un organico medio di 257 dipendenti, di cui un dirigente, due quadri, 38 impiegati e oltre 215 operai. Il personale proviene quasi interamente dalle ditte precedentemente incaricate dai singoli appalti, ora internalizzate. Un processo non privo di polemiche – soprattutto da parte dei sindacati degli esterni – ma che, conti alla mano, ha garantito autonomia e margini inaspettati.

Il costo del personale si è attestato a 3,43 milioni di euro, voce principale del bilancio. Ma non l’unica curiosità tra le pieghe del documento: spiccano ad esempio 53.500 euro spesi per l’acquisto di un’auto di servizio – il mezzo è intestato alla società – e 28.925 euro per la consulenza di un “medico competente”, figura tecnica prevista dalla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Oltre al cibo, la seconda fonte di ricavo è rappresentata dai servizi di pulizia (1,63 milioni), seguiti da supporto informatico e dati (669mila euro) e facchinaggio (485mila). In tutto, la macchina di servizio che orbita intorno a Montecitorio si è dimostrata non solo efficiente, ma pure redditizia. E in tempi in cui ogni voce di spesa pubblica viene passata al setaccio, scoprire che la ristorazione agevolata dei deputati produce profitti può far sorridere – o storcere il naso, a seconda dei punti di vista.

La società è giovane, ma parte forte. Con i numeri messi nero su bianco nel primo bilancio, il 2025 sarà il vero banco di prova: dodici mesi pieni per capire se il modello di gestione interna sia davvero sostenibile, o se questa stagione di utili sia stata solo un antipasto particolarmente ben riuscito. Intanto, una cosa è certa: nel palazzo della politica, anche mangiare può diventare una questione di bilancio. E per una volta, torna pure in attivo.