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26/07/2025 ore 06.46
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La strana storia della cessione gratuita di Visibilia ad Armaroli: cosa si muove dietro le quinte del “regalo” di Santanchè

Un passaggio di mano senza soldi, che avviene dopo mesi di trattative fallite, soci misteriosi, fondi svizzeri evaporati e troppe figure sempre in scena. Molte ombre e una domanda: perché un editore di libri d’arte prende in mano un gruppo sull’orlo del tracollo?

di Luca Santi

Il 21 luglio, una nota ufficiale al mercato comunica che Daniela Santanchè e la sua Immobiliare Dani hanno ceduto gratuitamente il 75% di Athena Pubblicità a Giorgio Armaroli. Di fatto, la cessione del controllo su Visibilia Editore Spa, società che pubblica Novella 2000, Visto, Ciak, Pc Professionale e altre testate oggi in profonda crisi. Nessun pagamento, nessuna clausola d’uscita dorata, nessuna opa: tutto gratis, come consente l’art. 106 TUF.

Con Armaroli, cambia la governance: esce Lorenzo Mazzaro, entra lo stesso Armaroli con i ruoli di presidente e amministratore delegato. A restare come socio di minoranza è Paola Ferrari (tramite Atena Srl), moglie di Marco De Benedetti, con il 25%. Il gruppo perde oltre 4,5 milioni nel 2024, ha un giudizio negativo dai revisori, e un piano industriale ancora avvolto nel mistero.

Quella che appare oggi come una svolta in realtà è il capitolo finale – o forse solo un nuovo atto – di un lungo processo. Già nel 2023 Santanchè aveva cercato di vendere Visibilia. Il primo acquirente individuato era stato Wip Finance SA, fiduciaria svizzera con sede a Paradiso (Canton Ticino). Il fondo, legato al misterioso Virgo Fund, avrebbe dovuto versare 2,7 milioni. Sembrava tutto pronto, già si stavano tenendo i cast per i nuovi direttori delle testate, ma qualcosa si è rotto prima ancora di partire.

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L’inchiesta “Il santo patron” di Report, andata in onda a ridosso di Natale, ha sollevato i primi interrogativi. Wip Finance sarebbe solo l’ultima sigla in una rete estesa di società fantasma, che – secondo quanto ricostruito dalla trasmissione – avrebbero movimentato ingenti capitali tra Svizzera e Italia senza apparente attività concreta. Nell’intreccio emergerebbero anche figure con precedenti per frode, riciclaggio e autoriciclaggio, e il sospetto di una frode da 40 milioni di euro.

Dietro Wip ci sarebbe una rete di società opache, capitali sospetti, dirigenti con precedenti per frode e riciclaggio. Intanto risultano già versate tre tranche per 600mila euro. A marzo 2025 la FINMA blocca tutto, congela i fondi, nomina un avvocato e avvia un’indagine interna. In parallelo, Giuseppe Zeno – azionista di minoranza Visibilia – presenta un esposto al Ministero pubblico ticinese e successivamente, tramite l’avvocato Antonio Piantadosi, denuncia l’operazione anche alla Procura di Milano, evidenziando gravi incongruenze e possibili profili di rischio.

In questo scenario confuso e ancora tutto da chiarire, entra Giorgio Armaroli. Un nome noto nel mondo dell’editoria artistica. La sua Scripta Maneant pubblica libri d’arte di lusso, volumi rilegati, a tiratura limitata, con testi di studiosi internazionali. Non certo un esperto di rotocalchi.

La sua storia non contiene zone d’ombra evidenti, a parte un episodio controverso – e apparentemente infondato – risalente proprio al 2022, quando il sito americano The Daily Wire accusò Scripta Maneant di aver ceduto indebitamente a terzi i diritti fotografici della Cappella Sistina. L’inchiesta parlava di una presunta truffa ai danni dei Musei Vaticani. Ma la pubblicazione contestata – La Cappella Sistina, edita nel 2017 – era in realtà frutto di una collaborazione ufficiale con i Musei stessi.

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Armaroli smentì ogni addebito e annunciò azioni legali. La società americana coinvolta, Museum Masters International, prese le distanze dalla sua legale l’avvocata Sarah Rose Speno – che aveva denunciato la tentata truffa - sollevandola dall’incarico. La mostra “Immersive Vatican”, che avrebbe dovuto generare lo scandalo, si svolse regolarmente a Boston con tanto di copyright vaticano.

Un polverone mediatico che comunque resta l’unico episodio in cui il nome di Armaroli è finito sotto i riflettori. Per il resto, silenzio assoluto. Nessuna intervista, nessuna dichiarazione pubblica. Una riservatezza che oggi appare ancora più anomala, visto il ruolo delicato assunto in Visibilia, società al centro di cause, polemiche e interrogativi.

A facilitare il contatto tra Armaroli e Santanchè potrebbe essere stato Vittorio Sgarbi. L’ex sottosegretario alla Cultura, da sempre vicino alla ministra, ha collaborato in più occasioni con Scripta Maneant, firmando introduzioni, partecipando a progetti editoriali, comparendo in eventi legati al marchio. Il suo rapporto con Armaroli sarebbe di vecchia data. Amicizia intellettuale, comunanza di visione sul ruolo dell’arte e della cultura, forse anche una certa stima reciproca.

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È plausibile che, in un contesto delicato come quello attuale, Sgarbi abbia avuto un ruolo – informale, ma influente – nel favorire il passaggio di mano. Nessuna conferma ufficiale, ovviamente. Ma nei palazzi della cultura come nei corridoi della politica, lui c’è sempre stato. Dove serve una mediazione silenziosa, un suggerimento sussurrato, una porta aperta senza lasciare impronte, Sgarbi potrebbe esserci passato.

Poi c’è Paolo Chiparo e il suo nome è una costante. Manager e agente dello spettacolo, fondatore della Star’s Management, è da anni legato al marchio Novella 2000 come organizzatore di eventi, premi, galà e operazioni di visibilità. È lui – sempre lui – a gestire il dietro le quinte dei Premi Novella 2000 durante Sanremo, così come dei Gran Galà in cui si mescolano vip, vippetti e imprenditori in cerca di una foto su Instagram.

Il legame tra Chiparo e Novella 2000 è stretto, strutturale. È lui a occuparsi degli eventi brandizzati, delle serate in discoteca con il logo della rivista sullo sfondo, delle cene di gala con premiazioni orchestrate a favore di telecamere. È lui a gestire la “distribuzione” mediatica del direttore Roberto Alessi, prezzemolino dichiarato delle cronache rosa e volto omnipresente tra salotti tv e red carpet di provincia. Ma è certa anche la sua collaborazione professionale con Virgo per cui organizzava eventi e gestiva i Virgo Village del Festival di Sanremo. Sempre lui, secondo più fonti del settore, avrebbe curato il marketing e le pubbliche relazioni durante il tentato passaggio di Visibilia a Virgo Fund, la società svizzera che avrebbe dovuto salvare tutto – e che invece ha lasciato solo macerie.

Oggi, secondo voci sempre più insistenti nei salotti milanesi del gossip, ci sarebbe di nuovo lui dietro la parte operativa del passaggio ad Armaroli a cui assicurerebbe la continuità della parte redazionale.

Ufficialmente è solo un manager di celebrità e organizzatore di eventi. Ma di fatto, potrebbe essere il vero mediatore di continuità tra la Santanchè e ciò che resta di Visibilia. Facilitatore? Garante della ministra? Uomo-ombra? Nulla è scritto, ma tutto sembrerebbe suggerirlo. È presente ovunque qualcosa si muova intorno a Visibilia, e mai ufficialmente. È il classico “presente in assenza”, figura perfetta per manovrare senza lasciare impronte.

Che legame ci sia tra il mondo dell’editoria d’arte e quello del gossip non è chiaro. Perché Armaroli abbia deciso di entrare proprio ora in Visibilia, e a titolo gratuito, resta un punto aperto. La sola dichiarazione disponibile è quella, formale, contenuta nel comunicato stampa: “Metterò a disposizione la mia esperienza per valorizzare le storiche testate del gruppo”. Ma valorizzare come? E con quali risorse? E soprattutto: lo fa per sé, o per conto di qualcun altro? I dubbi, in questa storia, sono più delle certezze.

Le ragioni per cui Daniela Santanchè ha deciso di liberarsi – o dire di volerlo fare – del fardello Visibilia, sono molte. Potrebbe semplicemente essere un’operazione di maquillage d’immagine: togliersi di torno ciò che oggi è tossico, per poter un domani dire “non è più roba mia”. O ancora, in un’esigenza più banale ma altrettanto concreta: disfarsi di un peso diventato insostenibile, un gruppo editoriale in caduta libera, con debiti, dipendenti in causa e inchieste aperte. Oppure la consapevolezza di altri pericolosi scheletri nell’armadio che potrebbero saltare fuori.

Ma davvero sta cedendo il controllo? O sta solo arretrando di qualche passo, lasciando il fronte ai suoi uomini fidati, per continuare a osservare – e forse decidere – da dietro le quinte? Perché Giorgio Armaroli, editore di libri d’arte, dovrebbe prendere in mano le redini di un’azienda così disastrata, per di più sotto i riflettori? Perché nessun editore di settore, tra quelli che a parole si erano detti interessati a Novella e alle altre testate, è stato coinvolto nell’operazione?

Troppe domande restano senza risposta. Troppe dinamiche sfuggono alla logica industriale. E troppe figure si muovono, silenziose, negli spazi dove la cronaca fatica a entrare. Di certo c’è solo che quella che doveva essere una cessione limpida e risolutiva, oggi appare come una partita ancora tutta aperta, dove i giocatori cambiano volto ma il tavolo resta sempre lo stesso. E dove la sensazione, più che di chiarezza, è quella di uno spettacolo accuratamente pilotato dietro le quinte.