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18/08/2025 ore 12.57
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La truffa del finto Lino Banfi creato con l’AI: «Uno choc, ho denunciato subito»

Un video fake con volto e voce dell’attore promuove una crema miracolosa. Banfi reagisce: «Proprio io, che difendo gli anziani». La denuncia alla polizia postale e la rabbia per l’uso della sua immagine

di Luca Arnaù

Il volto sorridente e la voce inconfondibile di Lino Banfi che, davanti alla telecamera, racconta di essere stato salvato da una misteriosa crema miracolosa. Una messinscena perfetta, se non fosse che l’attore pugliese non ne sapeva nulla. La truffa corre sui social ed è stata generata con l’intelligenza artificiale. Nel video fake, diventato virale, il “finto Banfi” sostiene che il rimedio lo avrebbe guarito in tre giorni da artrite e compressione delle vertebre, evitandogli la sedia a rotelle. Lino Banfi, in realtà, ha scoperto tutto mentre era in vacanza al Circeo. E ha reagito con l’arma che più gli appartiene: l’ironia. «Cari raghezzi, mettiamoci d’accordo, facciamo una crema alle cime di rapa e magari così salviamo un po’ di gente dai mali», ha scherzato, prima di passare subito all’azione: denuncia alla polizia postale e avvocato in campo.

«Sta girando un video con la faccia mia che non è la faccia mia, con la voce mia che non è la voce mia. Pubblicizza una crema che non esiste contro i dolori. Sono cose pure pericolose a dirsi. Se lo trovate, segnalatelo subito», ha scritto sui suoi canali social.

A segnalargli per prima l’inganno è stata un’amica, l’attrice Lucia Zotti. «Mi ha mandato un messaggio — racconta Banfi — chiedendomi: “Ma Lino, cos’è successo? Perché parli così male dei farmacisti?”. E poi mi ha girato il video. Era esattamente come temevo: un imbroglio». Nel filmato, infatti, l’ideatrice della crema miracolosa è una virologa ben nota al pubblico, Ilaria Capua, anche lei ignara e suo malgrado vittima della truffa. Nel copione scritto dall’AI, la scienziata sarebbe stata osteggiata dalle case farmaceutiche e il finto Banfi si scagliava contro i farmacisti, definiti «banditi in camice bianco».

«Mi sono sentito amareggiato, sotto choc — ha commentato Banfi —. Ho dato mandato al mio avvocato Giorgio Assumma, perché con la polizia postale si arrivi alla fonte. È meschino usare la mia immagine per un inganno. Chissà quanti, vedendo il video, potrebbero pensare: “Se lo usa Banfi, funziona”».

La beffa ha un sapore ancora più amaro se si considera che, solo l’anno scorso, Banfi era stato testimonial di una campagna dell’Arma dei Carabinieri contro le truffe agli anziani. «Il capo di stato maggiore dell’Arma — ha ricordato — mi ha detto che con quella campagna abbiamo fatto prevenzione salvando 650 mila persone. E ora mi ritrovo io stesso a dovermi difendere».

Il Nonno d’Italia, come viene chiamato affettuosamente dal pubblico, non ha alcuna intenzione di farsi travolgere dallo sconforto. Gode di ottima salute, continua a recitare e ad affrontare nuovi progetti. «Sono entrato nel mio novantesimo anno con una forza incredibile — racconta —. Ho appena girato a Vieste un film di Pio e Amedeo: interpreto un ex professore affetto da demenza che sogna di riunire giovani e vecchi».

Parallelamente sta lavorando al documentario “Lino d’Italia – Storia di un itALIENO”, diretto da Marco Spagnoli e scritto insieme a lui. «Al Petruzzelli ho interpretato Banfi e Zagaria, cioè la mia coscienza. Ho lavorato dodici ore al giorno. Una fatica bella, che mi ha riportato indietro a mio padre: se ne andò a 75 anni. Tre giorni prima che morisse gli dissi: “Cerca di stare bene, ci faremo una vacanza”. E lui mi rispose: “Pasquale, il comico fallo in tv”. Quelle parole non le dimenticherò mai».

Banfi ha anche ricordato due amici che non ci sono più. Pippo Baudo, scomparso sabato. «Nel ’75 facevamo “Alle 9 sottocasa”. Io e lui, vestiti da clown. Una sera cadde in scena perché aveva chiuso gli occhi su mio suggerimento. Mi disse: “Vedi che è peggio”». E poi papa Francesco, morto il 21 aprile. «Riteneva che avessi inventato un genere e che la gente si sarebbe ricordata di me. Gli risposi: “Sarà molto lontanamente, santità”».

Dietro le battute e i ricordi, resta l’amarezza per una tecnologia che può trasformarsi in arma. «Ho sempre usato il sorriso per difendere e proteggere gli altri, soprattutto gli anziani. Per questo vedere il mio volto manipolato così è stato doloroso. Ma non mi arrendo: le truffe si combattono anche con la verità».