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06/03/2025 ore 08.25
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L’effetto Trump frena l’avanzata delle destre: conservatori in crisi dopo le prese di posizione del presidente

Dopo una serie di vittorie per i conservatori, ora l'ascesa del tycoon sta creando divisioni a livello globale. Un esempio concreto arriva dalle elezioni in Canada, con Pierre Poilievre costretto a correre ai ripari

di Salvatore Stanizzi

Donald Trump

Fino a poco tempo fa, i conservatori di tutto il mondo stavano festeggiando la vittoria di Donald Trump contro Kamala Harris in ogni angolo della terra: dal referendum sulla Brexit del 23 giugno 2016, infatti, sono state molteplici le vittorie dei conservatori in ogni angolo del globo: Trump nel 2016, Bolsonaro nel 2018, Meloni nel 2022, Orban nel 2022, Milei nel 2023, la riconferma di Erdogan in Turchia nel 2023, la vittoria di Wilders nelle legislative olandesi del 2023, la vittoria di FPO in Austria nel 2024, il Front National della Le Pen che sfonda il muro dei 10 milioni di voti in Francia nel 2024 e obbliga, al secondo turno, macroniani e sinistra ad unirsi, AFD che supera il 20% in Germania poche settimane addietro.

Anche le elezioni Europee della scorsa estate avevano fatto intravedere uno spostamento deciso verso destra nel Vecchio Continente. Poche eccezioni - Stramer in Regno Unito e il ritorno di Lula in Brasile su tutte, non cito Sánchez in Spagna solo perché, considerando i numeri, furono i popolari ad avere la maggioranza relativa - e, soprattutto, piuttosto contenute.

È apparso piuttosto evidente e lampante che il mondo si sta spostando, per non dire virato totalmente, a destra, per almeno i prossimi cinque, dieci anni.
Eppure, da quando Donald Trump ha ricevuto il suo mandato elettorale pieno lo scorso novembre e giurato il 20 gennaio, qualcosa sta cambiando.

Con le sue recenti dichiarazioni e prese di posizione, Donald Trump sta mettendo in difficoltà i conservatori in tutto il mondo. Poniamo un esempio concreto: in Canada, dove il prossimo 25 ottobre si terranno le elezioni federali, Pierre Poilievre, leader dei conservatori, aveva la vittoria in tasca secondo i sondaggi con almeno 10, 12 punti percentuali di vantaggio sull’attuale Primo Ministro Justin Trudeau. Da pochi giorni, l’effetto sta diventando opposto: Poilievre ora rischia la clamorosa rimonta da parte di Trudeau.

Se non fosse che a “dirlo” sono due sondaggi, si potrebbe pensare ad un errore. Invece sono due gli istituti che affermano, per la prima volta dopo anni, che il gradimento della popolazione verso i due principali partiti canadesi sta cambiando e anche piuttosto velocemente.

Viene da chiedersi il motivo, la risposta è semplice: l’effetto Trump. Le continue prese di posizione del presidente americano - che è conservatore come Poilievre - su guerra in Ucraina, dazi, annessione del Canada come 51º Stato, non sono piaciute al popolo canadese e questo ha sicuramente penalizzato, suo malgrado, il leader dei Conservatori canadesi. Non a caso, il leader dei conservatori, è intervenuto davanti alla stampa sull’entrata in vigore dei dazi criticando Trump apertamente: “Alle 00:01, il presidente Trump ha pugnalato il migliore amico americano alle spalle. Il mio messaggio al Presidente è questo: il Canada reagirà. Difenderemo il nostro popolo e la nostra economia e metteremo il Canada al primo posto”. Parole chiare e inequivocabili, necessarie inoltre, visto che Trudeau aveva da poco, sostanzialmente, detto le stesse cose.

Il problema non è da analizzare solo nel rapporto Canada-Usa ma anche con uno sguardo mondiale: salvo cambi di programma dell’ultimo minuto, Marine Le Pen si accinge a pronunciare dichiarazioni pro Zelensky, Wilders è nella stessa posizione, mentre il solo Milei sembra essere favorevole a Trump, andando addirittura ad eliminare dai social la foto che lo ritraeva col presidente ucraino. Perfino Boris Johnson è dovuto arrivare ad arrampicarsi sugli specchi, perché davanti alla frase “l'Ucraina non avrebbe dovuto mai iniziare la guerra” pronunciata da Trump, tutti i conservatori in ogni angolo del mondo che hanno sostenuto l’Ucraina si sono trovati in piena difficoltà.

La politica è fatta anche di segnali e, questi, lo sono a tutti gli effetti. Mancano sette mesi alle elezioni in Canada ma, di certo, per i conservatori non è il momento migliore per guardare all’appuntamento elettorale con positività (almeno come facevano fino a circa un mese fa) e, l’assenza di positività, speso, porta anche assenza di lucidità.

Forse, però, al netto del tifo fatto nei confronti di Trump a novembre, bisognerebbe ammettere che molti che hanno auspicato una vittoria del Tycoon senza capire chi fosse realmente e cosa avrebbe fatto è un errore, a tratti, grottesco. Un errore di cui si potrebbe pentire, wishful thinking o meno.