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06/05/2025 ore 07.56
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Nel silenzio del mondo Israele si prepara per l’occupazione totale di Gaza: «I palestinesi saranno trasferiti»

Mentre il numero di morti supera quota 52mila, Netanyahu con il sostegno di Trump pensa a un’operazione massiccia. Dall’Italia le critiche di Schlein e la presa di posizione di Liliana Segre: «Provo repulsione per il premier israeliano»

di Bruno Mirante

Gli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza, solo nella giornata di ieri, hanno ucciso almeno 51 persone secondo quanto riferisce la tv Al Jazeera. Poco prima il ministero della Salute di Gaza aveva confermato il conteggio di 52.567 morti e 118.610 feriti palestinesi da quando è iniziata la guerra nell'ottobre 2023. Si stima che il 65% delle vittime siano bambini e donne, afferma il ministero, aggiungendo che migliaia di persone risultano ancora disperse sotto le macerie e sono presumibilmente morte. Il governo di Benjamin Netanyahu ha interrotto il cessate il fuoco con Hamas e nel territorio palestinese da due mesi non entra più un camion di alimenti. Inoltre, dopo il missile lanciato dai guerriglieri houthi delle Yemen sull’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, è arrivata la risposta che era stata "promessa" dal premier israeliano: decine di caccia hanno bombardato lo Yemen distruggendo il porto di Hodeide, dove i ribelli Houthi ricevono le armi dall’Iran.

Il Piano di occupazione di Gaza

E come se non bastasse, nella giornata di ieri, il governo di Israele ha annunciato la volontà di espandere ulteriormente l’offensiva nella Striscia e di portare avanti un’occupazione di massa di Gaza, se Hamas non restituirà gli ostaggi entro la fine della prossima visita del presidente Donald Trump in Medio Oriente dal 13 al 16 maggio. Il governo israeliano ha deciso di lanciare «un'operazione massiccia a Gaza, su raccomandazione del capo di Stato maggiore, Eyal Zamir, per distruggere Hamas. Pensa che ci aiuterà a liberare gli ostaggi e sono d'accordo con lui». Queste le parole pronunciate dal premier israeliano, Netanyahu, in un videomessaggio pubblicato su X in cui risponde a domande poste dal suo ufficio stampa e dove scrive: «Oggi vi aggiorno senza i filtri dei media».

Netanyahu ha affermato che la popolazione di Gaza «sarà trasferita per proteggerla» e che qualsiasi territorio le forze israeliane conquisteranno non verrà ceduto in seguito. Nel video il premier cita anche la decisione di non istituire una commissione statale d'inchiesta sul 7 ottobre, affermando: «Dobbiamo farlo, ma alla fine della guerra. Siamo alla vigilia di un'invasione massiccia di Gaza, secondo le raccomandazioni dello Stato maggiore. Poi la esamineremo e sarà necessario un esame politico, a partire dal primo ministro e dallo staff. Lo esigo», ha concluso.

L'idea di un'occupazione totale di Gaza con l'espulsione di massa dei palestinesi rappresenta «una soluzione» abbracciata anche da Trump con il suo piano immobiliare per la ricostruzione della Striscia e le continue pressioni su Giordania ed Egitto per accogliere gli sfollati palestinesi. Dall'Italia le critiche alle politiche di Netanyahu arrivano dalla segretaria del Pd Elly Schlein. «La comunità internazionale e il governo italiano - ha dichiarato - devono fare tutto ciò che è in loro potere per fermare questo disegno di occupazione totale e di deportazione forzata dei palestinesi da Gaza e bisogna far sì che tutti gli aiuti umanitari arrivino a una popolazione stremata da un massacro che è in corso da troppo tempo».

La segretaria dem ha ricordato la mozione unitaria presentata con M5S e Avs: «Con il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra abbiamo già depositato una mozione unitaria che chiede al Governo impegni precisi in questa direzione. Noi chiediamo il cessate il fuoco immediato, chiediamo la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas. Chiediamo di avere tutti gli aiuti umanitari necessari, chiediamo le sanzioni per il governo israeliano, chiediamo davvero che si faccia un passo avanti verso il riconoscimento dello Stato di Palestina perché anche i palestinesi, come gli israeliani, hanno pieno diritto ad uno Stato in cui vivere in pace e in sicurezza».

Segre: «Profonda repulsione verso il governo Netanyahu»

Ma qualche ora prima che il premier israeliano annunciasse «l'invasione massiccia di Gaza», tra le poche voci che hanno rotto il silenzio criticando apertamente le politiche di Netanyahu, si era levata quella della senatrice a vita Liliana Segre, 94 anni, sopravvissuta al campo di sterminio nazista di Auschwitz. In un'intervista al Corriere, Segre ha esposto il suo punto di vista in occasione dell'uscita del suo nuovo libro: «Non posso e non voglio tacere. Riflessioni di una donna di pace». Segre ha parlato di due popoli, quello israeliano e quello palestinese, «in trappola, incapaci di liberarsi da una sorta di condanna a odiarsi e a combattersi a vicenda». Una condizione che si spiega anche con il fatto che le due parti sono guidate «dalle componenti peggiori delle rispettive classi dirigenti».

Segre trova «mostruoso il fanatismo teocratico e sanguinario di Hamas e delle altre fazioni terroristiche che hanno provocato la nuova guerra» con la strage e il rapimento di israeliani il 7 ottobre 2023. Ma, al contempo, la 94enne sente «profonda repulsione verso il governo di Benjamin Netanyahu e verso la destra estremista, iper-nazionalista e con componenti fascistoidi e razziste al potere oggi in Israele».

La guerra è responsabilità di Hamas: «Stragi di civili, ma non sono genocidio»

«Che la guerra di Gaza sia stata caratterizzata da atrocità e disumanità è sotto gli occhi di tutti», ha aggiunto Segre, ma la «responsabilità primaria, a mio parere, è dell’attacco di Hamas del 7 ottobre». La senatrice però aggiunge che Israele «è andato ben oltre i limiti del diritto di difesa, facendo stragi di civili e distruzioni immani». «Tuttavia», spiega, «questo non ha a che vedere con la nozione di genocidio».

«Il conflitto ha risvegliato l'antisemitismo»

Il conflitto a Gaza ha dato nuova linfa all'antisemitismo: «Non era mai morto, ma dormiva nascosto in qualche anfratto delle menti. Ci si vergognava, non lo si lasciava emergere. Adesso non ci si vergogna più», ribadisce Segre. Per la senatrice «è come se i crimini del governo Netanyahu fossero diventati il pretesto per sdoganarlo. Con questo ovviamente non voglio dire che non si possa criticare, anche duramente, l’esecutivo d’Israele. Ma la condotta del governo non può essere imputata all’intero popolo ebraico».