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05/06/2025 ore 19.05
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«Non è una questione di soldi, ma di rispetto»: Savino accusa il governo sul taglio all’8 per mille

Dopo la delusione espressa da Zuppi, il vescovo calabrese accusa la politica: «Una scorrettezza istituzionale». E sul metodo: «È mancato il confronto, serve legalità»

di Redazione Attualità

Dopo le parole di forte delusione espresse dal cardinale Matteo Maria Zuppi sul tema dell'8 per mille, il governo cerca di rasserenare i rapporti con la Conferenza Episcopale Italiana. È stato il vicepremier Antonio Tajani a tentare una mediazione, assicurando che «non è successo nulla di strano»: parte del gettito Irpef destinato allo Stato, ha spiegato, è stato indirizzato alle comunità di recupero per tossicodipendenti, «che in gran parte sono gestiti da rappresentanti della Chiesa, quindi, nella sostanza, non ci sono danni per la Chiesa». Tajani ha inoltre parlato di «dibattito aperto» e ha auspicato un confronto costruttivo.

Al centro della polemica c’è la nuova voce introdotta nel 2023 tra le destinazioni specifiche dell’8 per mille a favore dello Stato: “Prevenzione e recupero dalle tossicodipendenze e dalle altre dipendenze patologiche”. Una delle sei opzioni a disposizione del contribuente, che può firmare per lo Stato indicando una di queste finalità. La Cei contesta però il fatto che, così facendo, si sottraggono risorse potenzialmente destinate alle confessioni religiose. E i numeri lo confermano: i dati del Dipartimento delle Finanze mostrano un progressivo calo nella percentuale delle firme per la Chiesa cattolica, a vantaggio dello Stato.

Il trend discendente inizia nel 2020, quando il modello per la dichiarazione dei redditi ha previsto per la prima volta cinque voci specifiche per l’8 per mille allo Stato. A quella lista si è aggiunta, nel 2023, l’opzione sulla lotta alle dipendenze, suscitando l’obiezione della Chiesa.

A interpretare il malumore della Cei è monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio e vicepresidente della Conferenza episcopale: «Non è una questione di soldi, ma di rispetto», chiarisce in un’intervista a Repubblica, definendo le modifiche «una scorrettezza istituzionale».
«Il nostro presidente è l’uomo del dialogo e del confronto. Se è intervenuto su questo tema, lo ha fatto perché c’è un accordo bilaterale e, nel momento in cui si interviene sui contenuti, il cambiamento va condiviso tra tutte le parti. Però attenzione: il cardinale ha sottolineato che noi non vogliamo i soldi a prescindere, noi mettiamo al centro i progetti che facciamo per i poveri e con i poveri».

Alla base del dissenso, dunque, non ci sarebbe tanto la destinazione in sé, quanto il metodo utilizzato per introdurre la modifica.
«È una questione di tutela della legalità, la Chiesa italiana non vuole favori. Se il governo allarga le finalità della richiesta dell’8xmille allo Stato, di fatto ci sarà meno margine per le religioni. Ed è giusto sottolineare che la questione riguarda anche le altre confessioni coinvolte nel patto», ribadisce Savino.

Palazzo Chigi ha ricordato che il primo intervento risale al governo Conte II nel 2019, e che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha solo aggiunto una nuova opzione. Ma per il vescovo di Cassano allo Jonio il problema non è politico, bensì istituzionale: «Che al governo ci siano Meloni o Conte, noi vogliamo poter interagire: il nostro presidente è stato molto chiaro e non vanno decontestualizzate le frasi».

Il punto, per Savino, è la mancanza di confronto: «Su questo tema specifico è mancato», denuncia. E aggiunge: «Sono contrario alle interpretazioni dei doppi pensieri quindi non voglio fare un processo alle intenzioni. Abbiamo constatato però una metodologia che non è onesta nel rapporto istituzionale».

Il vescovo ricorda anche che la Corte dei Conti, nel 2015, aveva criticato il disinteresse dello Stato per la propria quota dell’8 per mille. Ma il recente intervento governativo, secondo lui, non è coerente con quelle osservazioni: «La Corte dei Conti contestava disinteresse, invece si sono allargate le finalità della spesa e questo andava concordato».

Infine, monsignor Savino affronta il calo del consenso verso la Chiesa cattolica, che nel 2024 ha ottenuto il 70% delle firme rispetto all’86% del 2005: «Sappiamo che c’è in atto una scristianizzazione, un allontanamento su cui ci stiamo interrogando. Ne parleremo con papa Leone XIV nell’incontro che avremo tra pochi giorni. È chiaro che la nostra priorità è la trasmissione della fede, ma questa missione non può prescindere da una Chiesa credibile».
E conclude con un appello alla trasparenza: «Quello che è successo in passato ha contribuito, ma rivendico il nostro impegno per la trasparenza. Io sono vescovo in una zona periferica della Calabria, con i 5 pani e 2 pesci che abbiamo facciamo condivisione, solidarietà, vicinanza. L’8xmille è finalizzato alle persone fragili di cui parlava Zuppi: su questo va concentrato il confronto».