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16/09/2025 ore 12.25
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Omicidio Willy, i fratelli Bianchi tentano l’ultimo colpo in Cassazione: dopo 5 anni e 4 processi, ancora nessuna verità definitiva

Confessioni, ricorsi e strategie difensive: la Suprema Corte dovrà stabilire la sorte dei due campioni di arti marziali che massacrarono il 21enne a Colleferro

di Luca Arnaù
Willy Monteiro Duarte (usage worldwide / ipa-agency.net)

Un altro processo, l’ennesimo. A cinque anni dall’omicidio di Willy Monteiro Duarte, ventunenne ucciso a calci e pugni la notte tra il 5 e il 6 settembre 2020, il caso non ha ancora una parola definitiva. Tocca ora alla Cassazione, chiamata a sciogliere l’ultimo nodo di una vicenda che ha tenuto l’Italia incollata alle cronache di nera. Perché a distanza di tempo, con quattro processi già celebrati, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi continuano a cercare un varco nelle maglie della giustizia.

La scena del delitto è rimasta impressa nella memoria collettiva. Colleferro, provincia di Roma, una notte come tante di movida. Willy, originario di Paliano e con il sogno di diventare chef, stava rientrando a casa dopo una birra con gli amici. Si ferma un attimo: un compagno è in difficoltà con Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. Una domanda semplice, “serve una mano?”, e in quel momento arriva il suv dei fratelli Bianchi, richiamati in piazza dagli amici che li volevano nella rissa.

Marco e Gabriele, due volti noti ad Artena per la passione per le arti marziali e le denunce accumulate per risse e violenze, scendono come furie. Colpiscono Willy senza motivo, a calci e pugni, con una brutalità che non lascia scampo. Il ragazzo crolla a terra, agonizzante. I due risalgono sul suv e ripartono verso Artena. I carabinieri li fermano poco dopo.

Da allora, il percorso giudiziario è stato un’altalena. In primo grado, la Corte d’assise di Frosinone ha inflitto l’ergastolo a entrambi. Poi, in appello, le pene sono scese a 24 anni grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche. Ma la Cassazione ha annullato quel verdetto, cancellando gli sconti e ordinando un nuovo processo.

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Il 14 marzo 2024 la Corte d’assise d’appello ha riscritto la storia: ergastolo per Marco, detto “Maldito” sul ring, e 28 anni per Gabriele. Una decisione influenzata dalla confessione di Marco, che si è assunto parte della responsabilità cercando di alleggerire la posizione del fratello. Una strategia diversa rispetto all’inizio, quando entrambi avevano negato tutto. Solo a Gabriele, però, sono state riconosciute attenuanti.

È proprio su questo che le difese hanno costruito i nuovi ricorsi. Le avvocate Ippolita Naso e Vanina Zaru hanno depositato in luglio due atti distinti. Naso, legale di Gabriele, sostiene che il calcolo della pena sia errato: «La pena massima prevista senza attenuanti è 24 anni». Zaru, che difende Marco, contesta l’ergastolo, affermando che i trasferimenti continui del suo assistito tra Rebibbia, Viterbo, Pescara e Teramo abbiano compromesso il percorso rieducativo. Secondo la linea difensiva, questo avrebbe dovuto incidere sul riconoscimento delle attenuanti generiche.

Mentre i legali dei Bianchi cercano spiragli, la vicenda ha già avuto un epilogo per i coimputati. Francesco Belleggia è stato condannato a 23 anni: inizialmente agli arresti domiciliari, ha sempre sostenuto di non aver colpito Willy. Mario Pincarelli, invece, è stato condannato a 21 anni. Le loro pene sono definitive.

Per Marco e Gabriele, invece, resta l’incertezza. La Cassazione dovrà stabilire se confermare l’ultimo verdetto o rimettere in discussione il castello di condanne costruito in questi anni. La data dell’udienza non è ancora fissata, ma potrebbe arrivare entro la fine del 2025 o all’inizio del 2026.

Intanto la memoria di Willy Monteiro Duarte resta intatta. Per i familiari, per gli amici, per chi ha visto in lui un esempio positivo. Un ragazzo che, in una piazza affollata di violenza, ha scelto di fermarsi per aiutare un amico. E che per quel gesto di generosità ha pagato con la vita.

La giustizia, invece, continua a rincorrere la verità tra ricorsi, annullamenti e nuove udienze. I fratelli Bianchi cercano ancora uno sconto, un dettaglio tecnico a cui aggrapparsi. Ma la loro sorte definitiva resta sospesa, in attesa dell’ultima parola della Suprema Corte.

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