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02/07/2025 ore 11.01
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Ora Trump duetta con Putin: partecipa all’Eurovision russa e fa infuriare Kiev (e l’Occidente intero)

Mentre l’Ucraina affonda e l’Europa tace, gli Usa annunciano una delegazione al festival lanciato da Mosca come risposta all’Eurovision. Ma più che musica, sembra propaganda

di Luca Arnaù
Vladimir Putin e Donald Trump

«A differenza dell’Eurovision, la cui reputazione è affondata, Intervision punta a consolidare le relazioni internazionali nel rispetto della sovranità culturale». Se non fosse tutto terribilmente vero, sembrerebbe una gag di un vecchio film satirico. E invece no: Intervision è tornato. Il festival musicale ideato in piena Guerra Fredda come contraltare socialista all’Eurovision europeo rinasce in Russia, nella nuova versione voluta da Vladimir Putin. E con una novità grottesca: tra le delegazioni internazionali ci sarà anche quella degli Stati Uniti. Proprio così. A settant’anni dal primo braccio di ferro culturale, l’ex nemico numero uno varca i confini di Mosca come un ospite d’onore.

Una scelta che fa rumore, per non dire scandalo. Perché stavolta non si tratta di una battaglia ideologica tra due blocchi, ma dell’adesione a una parata orchestrata da un regime che ha invaso un Paese sovrano, massacra civili e usa la cultura come arma geopolitica. L’America, nel suo periodo di maggiore crisi morale, sembra non solo cedere, ma applaudire. Con Trump in prima fila, pronto a intonare il suo personale inno all’autoritarismo.

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La data è segnata: 20 settembre. Il festival sarà la vetrina musicale dell’asse putiniano. Tra i Paesi partecipanti, spiccano Russia, Bielorussia, Iran, Cina, Venezuela, Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan, Cuba, Qatar, Serbia, Egitto. Praticamente, il catalogo dei regimi autocratici più amati da Mosca. Manca solo la Corea del Nord per completare il coro. E in mezzo a loro, come una stonatura grottesca, la delegazione statunitense. Zelensky? Ignorato. L’Europa? Spiazzata. Biden? In silenzio. E mentre Trump gioca a fare il crooner globale, i suoi rapporti con Putin diventano sempre meno ambigui e sempre più dichiarati.

Che dietro questa partecipazione ci sia il suo zampino è chiaro. Non è un mistero che Trump nutra un’ammirazione viscerale per l’uomo forte del Cremlino. I suoi rapporti con la Russia sono noti, documentati, e ben analizzati in due libri da Bob Woodward, il giornalista che fece tremare Nixon. Ma ciò che colpisce non è tanto l’inclinazione autoritaria dell’ex presidente Usa, quanto la sfacciataggine con cui oggi sfida l’Occidente e la sua stessa democrazia. Partecipare all’Intervision è come alzare il volume della propaganda russa da dentro la Casa Bianca.

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Certo, qualcuno aveva sperato che Trump stesse solo cercando una manovra alla Nixon: avvicinarsi a Mosca per spaccare l’asse con Pechino. Ma a vedere la lista degli invitati al festival, più che una strategia geopolitica pare una festa di compleanno di autocrati. Non ci sono tattiche sofisticate. Solo alleanze per affinità ideologica. Con la musica come colonna sonora del potere.

E intanto l’Ucraina? Sotto le bombe. I suoi leader umiliati. I suoi cittadini abbandonati. Ma che importa? A Trump interessa esibirsi sul palcoscenico globale, dimostrando a tutti che i suoi amici veri non parlano inglese, ma russo, cinese o persiano. I suoi “simili”, quelli che non pongono domande, che non fanno fact-checking, che non mettono in discussione il suo narcisismo geopolitico.

La verità è che la partecipazione americana all’Intervision ha un valore politico enorme. Per Putin, è un colpo da maestro: il nemico di ieri che oggi canta in casa tua. Per Trump, è l’ennesima conferma di una strategia che punta a delegittimare l’Europa, zittire le critiche interne e ballare sul palco dell’autoritarismo globale. Un presidente stonato in una democrazia che, ogni giorno di più, sembra non riconoscerlo più come tale.

Alla fine, resta solo l’eco delle parole di Marx, che citando Hegel osservava come la storia si ripeta due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. Se la Guerra Fredda fu una tragedia, l’Intervision del 2025 è una farsa perfettamente riuscita. Ma ridere, stavolta, è un lusso che nessuno può permettersi.