Tutti lo vogliono, ma dove andrà? Papa Leone XIV tra Kiev, Nicea e il Perù
Il nuovo Pontefice ha ricevuto inviti da mezzo mondo: Ucraina e Turchia, ma solo sull’America Latina lascia intendere: «Presto, ci saranno novità». Mentre l’ipotesi Usa si raffredda
Tutti lo vogliono, tutti lo cercano, tutti vorrebbero incasellare nel proprio calendario una visita di Leone XIV. Ma il nuovo Papa, fresco di insediamento, non sembra intenzionato a correre da nessuna parte. O meglio, riflette, ascolta, riceve telefonate importanti, ma di biglietti aerei — almeno per ora — neanche l’ombra.
Eppure, il mondo ha già iniziato a invitarlo. Il primo a provarci è stato Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino, nella telefonata «molto calorosa e significativa» con il nuovo Pontefice, ha chiesto apertamente una visita apostolica a Kiev: «Porterebbe speranza vera a tutti i credenti», ha scritto su X, allegando parole di gratitudine per il sostegno del Vaticano alla causa ucraina e il lavoro del cardinale Zuppi sulla questione dei bambini deportati.
Ma Leone XIV, pur non chiudendo la porta, non ha ancora dato segnali concreti. Dopotutto, già papa Francesco aveva valutato il viaggio a Kiev, ponendo però come condizione un passaggio anche da Mosca. Prevost dovrà decidere se sciogliere quel nodo o lasciarlo annodato in una scrivania della Segreteria di Stato, alla quale — in questa prima fase — si sta affidando con prudenza quasi diplomatica.
Sinner incontra Papa Leone XIV: «Vuole giocare?», poi dona la sua racchetta al PonteficeNel frattempo, i segnali geopolitici si moltiplicano. E la vera cartina di tornasole sarà l’udienza di venerdì con gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede. Voci di corridoio raccontano di una Santa Sede in fibrillazione, tra nunzi scatenati e inviti formali che fioccano su carta intestata. Ma Leone XIV ascolta, annuisce, e prende nota.
Il viaggio più plausibile, per ora, sembra essere quello a Nicea. Una visita che papa Francesco aveva lungamente accarezzato, e che ricorre nell’anniversario del Concilio del 325. Evento carico di simbolismo, prima degli scismi e delle fratture che separarono cattolici, ortodossi e riformati. Leone XIV ha confermato: «Sono a conoscenza del progetto, stiamo lavorando all’organizzazione». Potrebbe essere l’occasione perfetta per mostrarsi ecumenico e strategico, a pochi mesi dalla sua elezione.
Tanto più che il calendario gioca a favore: quest’anno, per una coincidenza rara, la Pasqua è caduta nello stesso giorno sia per i cristiani d’Occidente che per quelli d’Oriente. E proprio domenica, in Vaticano, ci sarà il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli per la messa d’inizio pontificato. Non è difficile immaginare un invito ufficiale recapitato a voce e magari accompagnato da un abbraccio fraterno. Il viaggio, inizialmente previsto per il 24 maggio, potrebbe slittare a luglio o autunno. Ma sembra scritto.
Restano da sciogliere i nodi diplomatici con la Turchia. Francesco ci era già stato, Leone no. E quindi la visita richiederebbe anche una tappa ad Ankara. Non proprio una formalità.
Più vaga l’ipotesi Fatima. A chi glielo ha chiesto, Leone XIV ha risposto con eleganza e una spruzzata d’ironia: «Il cardinale Prevost aveva previsto di venire, ma i piani sono cambiati». Come dire: il Papa non è un cardinale con l’agenda facile. E ogni tappa, ora, pesa il triplo.
E gli Stati Uniti? Qui la nebbia è fitta. Alla domanda di un cronista americano se «tornerà presto a casa», Leone ha risposto secco: «Non presto». Insomma, l’idea di un viaggio in patria non lo entusiasma. E non è detto che l’America — tutta proiettata verso elezioni infuocate — sia davvero pronta ad accoglierlo.
Diverso, invece, il discorso sul Perù. Il Papa ha trascorso lì vent’anni della sua vita, prima come missionario, poi come vescovo. Quando una giornalista peruviana lo ha stuzzicato con la classica domanda da «ci verrà?», Leone XIV ha sorriso e lasciato cadere una frase che suona come una mezza conferma: «Aspettatevi presto notizie su di me in Perù». Difficile interpretarlo diversamente.
Per ora, dunque, nessun piano ufficiale. Ma nel puzzle dei viaggi papali, alcune tessere iniziano a combaciare: Nicea è una tappa quasi obbligata, Kiev resta sul tavolo, il Perù è in agenda col cuore. E intanto il mondo osserva e attende. Il Papa del dialogo, della diplomazia e del sorriso ha appena iniziato il suo cammino. Ma è già chiaro che non sarà un pellegrinaggio qualsiasi.