Pippo Baudo, l’ultimo applauso: folla commossa a Militello per i funerali del maestro della Tv italiana
Diciassette celebranti, centinaia di persone, volti noti dello spettacolo e autorità: l’addio al celebre conduttore è stato un rito popolare. L’omelia del suo padre spirituale: «Prima di morire mi ha confidato che il successo non basta a riempire il cuore»
In un santuario della Madonna della Stella gremito all’inverosimile si è appena concluso il rito funebre per Pippo Baudo. Una celebrazione solenne, intensa e commossa, che ha raccolto personalità della televisione, volti della politica e centinaia di cittadini comuni arrivati a Militello in Val di Catania per l’ultimo saluto al Maestro. Quando la bara ha lasciato la chiesa, gli applausi si sono levati come un’onda, accompagnando il feretro verso la tumulazione nella tomba di famiglia, al cimitero del paese natale.
Diciassette i celebranti: a presiedere la liturgia monsignor Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, affiancato dal parroco, padre Giuseppe Luparello, e da don Giulio Albanese, padre spirituale di Baudo, giunto apposta da Roma. Con loro altri quattordici sacerdoti dei paesi vicini, a testimoniare quanto il conduttore fosse radicato nella sua terra. Ma l’omelia, cuore del rito, è stata affidata a don Albanese, voce amica negli ultimi anni di vita di Pippo.
«Il senso della giustizia è stato forte e sempre impresso nell’animo di Pippo», ha detto con voce commossa. «Soprattutto nel coraggio manifestato in più circostanze contro la mafia, un male da estirpare secondo lui, ricercando sempre e comunque la legalità. Poco prima di morire mi ha confidato che il successo – e lui, come sapete, ne ha avuto tanto – non basta a riempire il cuore. Il successo non basta a rendere felici». Poi ha aggiunto: «Ciò che resta è la sua capacità di comunicare vicinanza, di dare spazio a tanti artisti, di custodire rapporti sinceri. Molti lo ricordano come uomo generoso, discreto, pronto ad aiutare senza clamore».
Un’omelia che ha trovato eco nelle parole del vescovo Peri, che aprendo la celebrazione ha voluto consegnare un’immagine potente: «Carissimo Pippo, noi ti auguriamo di splendere come stella non soltanto nel firmamento degli uomini, come già avvenne, ma tanto luminoso anche e soprattutto in quello di Dio. Perché nel firmamento di Dio si splende solo per l’amore operoso e concreto che abbiamo vissuto. Tutto il resto si dissolve come pula al vento, perché solo l’amore resta ed è per sempre».
«A Viale Mazzini al posto del cavallo ci vorrebbe la statua di Pippo Baudo»: Fiorello si inchina al maestro della tv italianaIl santuario, traboccante, non è bastato a contenere tutti. In piazza Santa Maria della Stella, stracolma, centinaia di persone hanno seguito la cerimonia dal maxi schermo allestito dalla Protezione civile, che ha distribuito bottigliette d’acqua sotto il sole di agosto. Un carabiniere in alta uniforme, colpito da un malore, è stato soccorso e trasferito in ospedale tra gli applausi rispettosi della folla.
Commozione profonda anche nei canti: il coro polifonico Maris Stella ha intonato i brani scelti, a cui Baudo era legatissimo. L’ensemble ha usato il pianoforte che lui stesso regalò nel 1998, lo stesso sul quale aveva imparato a suonare da ragazzo. «Eccomi» all’ingresso, «Se tu mi accogli» all’offertorio, poi «Panis Angelicus», «Ave Verum» e l’«Ave Maris Stella» di Nino Rota alla comunione. Infine, come sigillo, «Maria Mamma Nostra», l’inno tradizionale della Madonna della Stella, patrona di Militello. «Sicuramente Pippo l’avrà cantata tante volte», ha ricordato Salvatore, uno dei coristi, con gli occhi lucidi.
Le letture sono state scelte con cura: dal Libro della Sapienza il passo che recita «Agli occhi degli stolti parve che morisse… ma essi sono nella pace»; dal Vangelo di Matteo il discorso delle Beatitudini: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli». Parole che hanno risuonato con forza tra le navate, come un ultimo messaggio al pubblico che Baudo non ha mai smesso di considerare la sua famiglia più grande.
Italia in lutto per Pippo Baudo, l’uomo che ha cambiato la televisione italianaIn prima fila i figli Tiziana e Alessandro, l’inseparabile assistente Dina Minna e tanti volti dello spettacolo: Lorella Cuccarini, inseguita dai cronisti al suo arrivo, Gigi D’Alessio, Michele Guardì, Al Bano. «Finalmente si sono accorti tutti della sua grandezza. Pippo era alto in tutto quello che faceva», ha detto il cantante di Cellino San Marco. «Un ricordo? Tutta la vita. Ho una vita con Pippo, non un ricordo». E Gigi D’Alessio ha aggiunto: «La Rai ha perso la sua R, una persona magnifica. Pippo era della gente, era uno di noi. Mi chiese un regalo, un concerto per la sua Militello. Ora sono qui per una cosa più triste, ma so che anche da lassù saprà dirigere alla grande. Questo non è un funerale, è la festa di Pippo».
Il saluto del mondo istituzionale è arrivato con il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, il ministro Adolfo Urso, il presidente della Regione siciliana Renato Schifani e il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. «Siamo qui per dare attestato di stima e gratitudine, ma anche per salutare un amico», ha detto monsignor Peri in chiusura, rivolgendosi non solo alla comunità locale ma a tutta l’Italia televisiva.
Quando la bara è stata portata fuori, la piazza è esplosa in un lungo applauso. Centinaia di mani tese, lacrime, abbracci. Un addio che ha avuto il calore di una diretta senza telecamere, il pathos di uno show corale in cui il protagonista, per l’ultima volta, era Pippo Baudo. Poi il feretro, accolto dal silenzio e dagli applausi, è partito per il cimitero di Militello, dove riposerà nella tomba di famiglia. «Splenderà come stella nel firmamento di Dio», ha detto il vescovo. E l’intera comunità, insieme all’Italia intera, ha risposto con un applauso che non finiva mai.