Ricatti hot e messe nere alla Bozzola di Garlasco: arrestato Flavius Savu
Condannato per estorsione all’allora rettore del Santuario della Bozzola, Savu sostiene che Chiara Poggi sapesse di presunti festini e giri di pedofilia legati all’istituto religioso. Un legame che, secondo lui, spiegherebbe il delitto del 2007. Sarà estradato in Italia e ascoltato dal pm Civardi
Un arresto che riapre vecchie ferite e porta nuove ombre su uno dei delitti più discussi d’Italia. Flavius Savu, 39 anni, romeno, condannato nel 2018 per estorsione e truffa, è stato fermato ieri in Svizzera dopo anni di latitanza. Un nome già noto alle cronache per il cosiddetto “scandalo della Bozzola”: ricatti hot, festini, presunti esorcismi e un’estorsione all’allora rettore del Santuario Madonna della Bozzola di Garlasco.
Secondo la condanna definitiva, insieme al complice Florin Tanasie, Savu aveva minacciato don Gregorio Vitali e alcuni collaboratori chiedendo 250mila euro per non diffondere audio e video di presunti incontri a sfondo sessuale all’interno del Santuario. I due furono arrestati mentre intascavano denaro, con un carabiniere travestito da sacerdote a smascherarli. Poi la fuga, la latitanza e infine l’arresto.
Oggi Savu torna a far parlare di sé perché, dalla clandestinità, ha sostenuto che lo scandalo della Bozzola sarebbe legato direttamente all’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. Una tesi pesante, che chiama in causa il cuore di uno dei casi più controversi della cronaca nera italiana.
Chiara Poggi, uccisa a 26 anni nella sua villetta di via Pascoli, è una vicenda che ha segnato un’intera generazione: il fidanzato Alberto Stasi fu condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione. Ma il caso, a distanza di 18 anni, continua ad avere sviluppi. Oggi è aperto un nuovo fascicolo con indagato Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara. Ed è in questo contesto che le parole di Savu diventano un possibile elemento di interesse investigativo.
Il romeno sostiene che la giovane avesse scoperto un giro di pedofilia e messe nere legato al Santuario e che sarebbe stata eliminata proprio per questo. Un’ipotesi che, va detto, non trova al momento riscontri. «La correlazione tra quanto sarebbe accaduto alla Bozzola e la morte di Chiara è tutta da dimostrare e i carabinieri che indagano appaiono scettici», osservano fonti vicine all’inchiesta. Ma dal computer della ragazza risulta effettivamente una ricerca sull’immagine del Santuario, e questo dettaglio ha portato gli inquirenti ad acquisire gli atti dello scandalo Bozzola nel nuovo fascicolo sul delitto.
«Sappiamo che lui vuole parlare, che intende togliersi un fardello», ha spiegato il suo legale, l’avvocato Roberto Grittini. «Non è imputato né indagato in quel procedimento, quindi non potrà avvalersi della facoltà di non rispondere. Dovrà parlare, vediamo cosa ne viene fuori». Un passaggio cruciale, perché il pm titolare della nuova indagine sull’omicidio Poggi, il dottor Civardi, con ogni probabilità vorrà ascoltarlo.
L’arresto di Savu in Svizzera chiude una latitanza iniziata poco prima della sentenza definitiva. L’uomo non si opporrà all’estradizione e sarà presto in Italia. Qui potrà raccontare la sua versione, magari fornendo elementi utili o forse solo inseguendo un’illusione. Ma ogni sua parola finirà inevitabilmente sul tavolo dell’inchiesta di Pavia, che da anni prova a diradare le ombre sul delitto di Garlasco.
Resta da capire quanto sia attendibile. In passato, la vicenda della Bozzola ha intrecciato sessualità, ricatti e suggestioni sulfuree, ma mai un collegamento diretto con la morte di Chiara. Eppure, la tempistica delle sue dichiarazioni e il ritrovamento della ricerca sul computer della vittima mantengono aperto uno spiraglio.
Diciotto anni dopo, la verità sull’omicidio Poggi continua a sfuggire. Ora, l’uomo dei ricatti hot del Santuario promette di raccontare una verità diversa. Sarà la giustizia a stabilire se le sue parole sono un tassello mancante o solo l’ennesima pista che porta a un vicolo cieco.