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23/09/2025 ore 14.40
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Santanchè, blitz della destra per fermare i giudici: il Senato invocato come scudo prima dell’udienza del 17 ottobre

La ministra del Turismo punta a sollevare un conflitto di attribuzioni davanti alla Consulta per bloccare le prove a suo carico. La maggioranza si muove per salvarla, ma il processo Visibilia va avanti

di Luca Arnaù
La ministra del Turismo, Daniela Santanche', in visita alla 51esima edizione del Nauticsud nella Mostra d'Oltremare a Napoli, accolta da Gennaro Amato 12 febbraio 2025. ANSA / CIRO FUSCO

Un blitz. L’ennesimo tentativo di trasformare la giustizia in un campo di battaglia politica. Daniela Santanchè non molla e non si presenta al processo come un’imputata qualsiasi: chiede protezione, scudi, rinvii, cavilli. La ministra del Turismo di Fratelli d’Italia, indagata a Milano per truffa ai danni dello Stato nell’uso della cassa Covid e imputata per falso in bilancio nel caso Visibilia, ha bussato alla porta del Senato. E la maggioranza, obbediente, si è messa in moto.

La Giunta per le immunità, riunita ieri a pranzo, ha discusso la richiesta della “Santa” di sollevare un conflitto di attribuzioni davanti alla Corte costituzionale contro la Procura di Milano. Il nodo sono le email, le chat e le registrazioni entrate nel fascicolo senza l’autorizzazione parlamentare. La relatrice del caso, la leghista Erika Stefani, ha illustrato la tesi: «La Procura ha utilizzato la trascrizione di conversazioni registrate da un privato, nascostamente. Un malloppo enorme. E ha acquisito tutte le mail scambiate con la senatrice». Tradotto: prove da cestinare, secondo la difesa.

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Il voto in Giunta è atteso martedì prossimo. Poi la parola passerà all’Aula di Palazzo Madama. Una corsa contro il tempo, perché il 17 ottobre si apre a Milano una nuova udienza. L’obiettivo è chiaro: congelare il procedimento prima che i giudici possano valutare il merito delle accuse. Una mossa che sa di ostruzionismo, di tentativo di ribaltare in Consulta ciò che non si riesce a smentire in tribunale.

La difesa brandisce sentenze della Corte costituzionale su casi simili – in particolare la vicenda Open legata a Matteo Renzi – per sostenere che anche tabulati e corrispondenze digitali vanno trattati con le guarentigie parlamentari. Ma qui la questione appare più politica che giuridica: la maggioranza usa il Senato come scudo per la ministra, cercando di bloccare i giudici ordinari con un conflitto istituzionale.

Intanto, a Milano, la Procura ha già fatto sapere che nel processo per falso in bilancio di Visibilia – che vede Santanchè sul banco con altre quindici persone, tra cui il compagno Dimitri Kunz e l’ex socio Giovanni Canio Mazzaro – tutte le chat, gli sms e le email della ministra sono state escluse. Lo ha spiegato il pm Luigi Luzi in aula, citando la stessa Consulta. Ma le accuse restano pesanti: bilanci truccati, piccoli azionisti raggirati, un impero editoriale costruito su conti gonfiati e oggi sotto processo. Il Tribunale ha già ammesso le parti civili, guidate da Giuseppe Zeno, dando forza ai risparmiatori che chiedono giustizia.

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Il calendario è stato fissato: 16 udienze fino al maggio 2026. Una maratona giudiziaria che potrebbe scoperchiare anni di gestione opaca. Nel frattempo, l’udienza preliminare per Visibilia srl è ripartita dopo l’annullamento del capo di imputazione, segno di un processo che non si ferma nonostante i tentativi di sviare l’attenzione.

Eppure, mentre a Milano si lavora sulle carte e sulle prove, a Roma si consuma il gioco delle protezioni. L’argomento agitato dalla maggioranza è sempre lo stesso: la Procura avrebbe violato le guarentigie parlamentari. Ma la sensazione è che dietro la difesa dei principi costituzionali ci sia soltanto la volontà di guadagnare tempo, di tenere in piedi il governo evitando lo spettacolo imbarazzante di una ministra a processo.

La scena è ormai rituale: la destra fa quadrato, le opposizioni denunciano il conflitto d’interessi e i cittadini assistono, increduli, al tentativo di trasformare un’aula parlamentare in un tribunale parallelo. Mentre i giudici di Milano fissano udienze, a Roma si cerca di riscrivere le regole per salvare una ministra in difficoltà.

L’ombra dell’ostruzionismo si allunga sul governo. Perché la questione Santanchè non riguarda solo lei: riguarda la credibilità delle istituzioni, la distanza tra cittadini e politica, la tenuta di un esecutivo che sembra disposto a tutto pur di proteggere i suoi. «Bloccare tutto» prima dell’udienza, questo il mantra ripetuto nei corridoi di Palazzo Madama.

Il risultato è un cortocircuito: la ministra è al centro di due processi, la magistratura procede, le prove vengono filtrate secondo le regole. Ma la politica alza i muri, tentando di spostare la battaglia sulla Consulta. Come se la Costituzione fosse un paravento da usare all’occorrenza.

Il 17 ottobre i giudici di Milano torneranno in aula. Sarà il momento della verità, o forse solo l’ennesimo capitolo di una partita che rischia di trascinarsi per anni. Nel frattempo, la domanda resta: quanta fiducia possono avere i cittadini in una politica che invece di rispondere alle accuse si trincera dietro cavilli e voti di maggioranza?