Sgarbi, la figlia chiede un amministratore di sostegno: «Non è più lucido». Lui replica: «Cerca visibilità. Io sto bene»
L’istanza è stata presentata dalla figlia Evelina e notificata ai familiari più stretti, dalla sorella Elisabetta alla compagna Sabrina Colle. La prima udienza è fissata per il 28 ottobre
Un nuovo capitolo familiare, amaro e inatteso, si apre nella vita di Vittorio Sgarbi. A portarlo in tribunale, stavolta, non sono le sue proverbiali polemiche pubbliche, ma la figlia Evelina, che ha chiesto la nomina di un amministratore di sostegno per il padre, sostenendo che “non sarebbe più in grado di seguire i propri interessi”. Una richiesta che ha sorpreso lo stesso critico d’arte, ancora convalescente dopo i problemi di salute degli ultimi mesi, ma deciso a respingere ogni insinuazione sulla sua lucidità.
«È mal consigliata, vuole visibilità e ha una volontà di rivalsa», ha dichiarato Sgarbi in un’intervista a la Repubblica. «Non so cosa pensi di ottenere facendo così. Io sto meglio, sono qui e non sono preoccupato. Sono solo addolorato». Il tono è quello di un uomo ferito più nell’animo che nell’orgoglio, ma pronto a difendere la propria autonomia.
Secondo quanto riportato, l’istanza è stata presentata attraverso l’avvocato Lorenzo Iacobbi e notificata a tutti i familiari prossimi: la sorella Elisabetta Sgarbi, la compagna Sabrina Colle, e i figli Carlo e Alma, oltre naturalmente alla stessa Evelina. La prima udienza è fissata per il 28 ottobre, quando il tribunale dovrà stabilire se esistono i presupposti per accogliere la richiesta.
La notizia arriva dopo un periodo complicato per il 72enne ex sottosegretario, che negli ultimi mesi è stato ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma per problemi di salute. Da allora Sgarbi si è tenuto lontano dalla scena pubblica e anche da Arpino, il comune ciociaro che lo ha eletto sindaco nel 2023. Da mesi, a gestire l’attività amministrativa è il suo vicesindaco Massimo Sera, che però respinge l’idea di un sindaco “assente”. «L’ho sentito pochi giorni fa – racconta – mi ha detto che stava meglio e che entro fine mese sarebbe tornato in paese. È sempre determinato, vuole riprendere in mano il lavoro. E, da quello che ho capito, si opporrà in ogni modo a questa richiesta».
Chi lo conosce bene non si stupisce. Sgarbi è un uomo che ha sempre fatto della libertà la propria bandiera, nel bene e nel male. Direttore di musei, parlamentare, provocatore, critico e collezionista, ha vissuto ogni ruolo con eccesso e passione, senza mai accettare vincoli o imposizioni. L’idea che qualcuno possa decidere al suo posto lo irrita più della malattia stessa. «Sono abituato a governare, non a farmi governare», avrebbe confidato ad alcuni amici.
Dietro l’istanza della figlia, però, si nasconde un terreno scivoloso. L’amministratore di sostegno, figura introdotta per assistere persone fragili o parzialmente incapaci, può diventare anche un’arma di scontro nelle famiglie in cui i rapporti sono tesi. E quelli tra Sgarbi ed Evelina non sono mai stati semplici. Lontana dai riflettori, la figlia ha sempre mantenuto un profilo discreto, ma negli ultimi anni il legame con il padre si sarebbe raffreddato. «Lo fa per protezione», sussurra qualcuno. «Lo fa per rancore», ribatte chi lo frequenta da vicino.
Al di là delle ipotesi, resta la certezza di un uomo provato ma ancora pienamente presente a sé stesso. Chi lo ha incontrato di recente lo descrive concentrato, reattivo, con la voglia di tornare a scrivere e di curare nuove mostre. «Sta recuperando le forze», conferma un collaboratore, «anche se deve ancora fare attenzione. Ma la mente, quella, non si è mai spenta».
L’udienza del 28 ottobre sarà un passaggio delicato. Se il tribunale dovesse accogliere la richiesta della figlia, verrebbe nominato un tutore con potere di decisione su parte degli affari personali e patrimoniali del critico. Ma chi conosce Sgarbi sa già come andrà: non resterà in silenzio.
Per il momento, il professore si limita a dire di essere “addolorato”. Una parola che, nel suo lessico, pesa più di qualunque insulto. Dopo una vita passata tra battaglie politiche, accuse, processi e provocazioni, questa ferita – privata, intima – è forse la più difficile da accettare. Eppure, anche stavolta, Sgarbi sembra intenzionato a trasformarla in un’altra sfida da vincere.