Sezioni
Edizioni locali
05/07/2025 ore 06.15
Italia Mondo

Stangata d’agosto: aumentano i pedaggi in autostrada. Il governo litiga, gli italiani pagano

Dal primo agosto scatterà un rincaro delle tariffe su tutta la rete autostradale: un millesimo di euro al chilometro. Salvini prova a frenare, le opposizioni insorgono, le associazioni dei consumatori parlano di “scippo estivo”. Ma l’emendamento è ancora lì, nero su bianco

di Luca Arnaù

Un euro ogni mille chilometri. Detto così sembra poco. Ma in politica – e soprattutto in estate – anche le cifre simboliche hanno un peso. Dal primo agosto 2025, in pieno esodo vacanziero, viaggiare in autostrada costerà un po’ di più. È scritto nero su bianco in un emendamento infilato nel decreto Infrastrutture da esponenti di tutte le forze di maggioranza, Lega e Fratelli d’Italia compresi. Il testo prevede un aumento generalizzato delle tariffe: un millesimo di euro a chilometro, per ogni classe di pedaggio, su tutto il territorio nazionale. A beneficiarne sarà Anas, che incasserà così circa 90 milioni di euro all’anno. A pagare, come sempre, saranno gli automobilisti.

La misura

La misura, passata inizialmente sotto traccia, è esplosa come una mina politica il 4 luglio. Il linguaggio del comma è quello di sempre: tecnico, burocratico, asettico. Ma il significato è fin troppo chiaro. Dal primo agosto, ogni chilometro percorso sulle autostrade italiane costerà qualcosa in più. Il rincaro è piccolo, quasi impercettibile per il singolo viaggio. Ma il principio che lo sottende – quello di aumentare i costi di un servizio pubblico essenziale nel periodo di massimo utilizzo – ha fatto scattare l’allarme. E la protesta.

Le reazioni

Ad alzare la voce, in modo sorprendente, è stato anche il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che ha chiesto pubblicamente il ritiro della misura. «Non è il momento giusto, né il modo corretto», ha spiegato, cercando di prendere le distanze da un provvedimento che porta anche la firma di parlamentari leghisti. Ma il danno d’immagine è fatto. E mentre i partiti di maggioranza cercano di ricompattarsi, le opposizioni affondano il colpo.

Per la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, l’aumento «è una scelta inaccettabile, soprattutto se inserita in sordina e in piena estate». Il capogruppo al Senato, Francesco Boccia, parla di “tassa occulta” e accusa il governo di colpire le famiglie «nel momento in cui dovrebbero poter pensare solo a riposarsi». Anche i 5 Stelle sono sul piede di guerra: per Riccardo Ricciardi è «una manovra da sceriffo medievale», mentre Agostino Santillo denuncia il tentativo «di fare cassa a spese dei cittadini».

Dal fronte delle associazioni dei consumatori arrivano reazioni durissime. Il Codacons parla di “un nuovo salasso”, e accusa l’esecutivo di utilizzare gli automobilisti come “bancomat estivo”. Assoutenti, dal canto suo, definisce la misura “ingiustificata, antisociale e pericolosa”: non solo perché arriva in piena estate, ma anche perché rischia di aprire la strada a rincari futuri, svincolati dalla qualità reale dei servizi offerti. «È l’ennesima beffa per chi ogni giorno affronta code, cantieri e disservizi su una rete che spesso non è all’altezza», denuncia il presidente Gabriele Melluso.

Il vero punto critico è proprio questo: l’emendamento non prevede alcun vincolo di reinvestimento diretto sulla sicurezza o sulla manutenzione delle infrastrutture. I soldi finiranno nelle casse dell’Anas, per coprire spese generali, energia, gestione. Nulla che il viaggiatore potrà vedere concretamente, se non nel conto al casello. Una differenza che pesa, e che fa la differenza tra un sacrificio accettabile e una misura percepita come ingiusta.

In Parlamento la tensione cresce. Nonostante il dietrofront a parole di Salvini, l’emendamento resta in piedi. Perché eliminarlo, ora, significherebbe riconoscere un errore politico e aprire una crepa nella narrazione dell’efficienza governativa. Ma andare avanti, d’altro canto, rischia di costare carissimo in termini di consenso, proprio nel periodo in cui milioni di italiani sono in viaggio, spesso con bilanci familiari già messi alla prova dall’inflazione.

I costi dell’Anas

Dietro la misura c’è, comunque, un’urgenza reale. L’Anas – spiegano fonti ministeriali – deve far fronte a costi crescenti legati all’energia, alla digitalizzazione, alla complessità della rete. I 90 milioni serviranno a “garantire la sostenibilità dei servizi”, secondo la relazione tecnica. Ma è lecito chiedersi se non ci fossero strade alternative: un piano graduale, una copertura diversa, un periodo dell’anno meno delicato.

Intanto, fuori dai palazzi, cresce la rabbia. Perché è vero che si parla di un millesimo di euro al chilometro, ma è altrettanto vero che quel centesimo in più, simbolicamente, pesa come un macigno. È il segno di una politica che, ancora una volta, sembra scollegata dalla realtà quotidiana dei cittadini. Una politica che, mentre discute di equilibri parlamentari, presenta il conto a chi lavora, guida, parte.

E ora? La misura potrebbe essere ritirata in commissione, modificata o congelata. Ma finché non ci sarà un atto formale, resta valida. E con essa, il rischio di trasformare l’estate italiana in un’altra corsa a ostacoli. Non per traffico o meteo, ma per la sensazione, sempre più diffusa, che chi viaggia non venga mai davvero ascoltato.