Superman cerca lavoro: Dean Cain si arruola nell’Ice per il programma anti-immigrazione di Trump
Dopo anni di comparsate e reality di terza fascia, l’attore trova un nuovo ruolo: unirsi all’Immigration and Customs Enforcement voluto dal presidente. Una mossa che sa più di ultima spiaggia che di vocazione patriottica
C’era una volta Superman. Poi arrivò Dean Cain, versione televisiva anni ’90, più che uomo d’acciaio uomo da prime time domenicale, e il mito perse un po’ di smalto.
Ora, a 59 anni e con la carriera in modalità “dimenticatoio automatico”, Cain ha deciso di reinventarsi: non sul set, ma in divisa, annunciando il suo ingresso nell’Immigration and Customs Enforcement, l’agenzia federale simbolo della politica anti-immigrazione del presidente.
Lo ha rivelato a Fox News, con il piglio di chi ha appena firmato per il ruolo della vita: «Presterò giuramento come agente dell’Ice, il prima possibile». E come se fosse la tagline di un vecchio episodio di Lois & Clark, ha aggiunto: «Questo Paese è stato costruito sui patrioti che si sono fatti avanti, che fossero popolari o meno, e che hanno fatto la cosa giusta. Credo davvero che questa sia la cosa giusta».
Il “patriottismo” in questione è quello incarnato dall’amministrazione Trump, che negli ultimi mesi ha moltiplicato controlli e retate, ricevendo dal Congresso un assegno da 75 miliardi di dollari per rafforzare l’agenzia. Il piano prevede 10.000 nuovi agenti Ice entro il 2029, in quello che il presidente ha definito “il grande e bellissimo disegno di legge”. Una cornice perfetta per un ex attore in cerca di un nuovo copione.
Cain ha raccontato che l’idea gli è venuta dopo aver condiviso su Instagram un video di reclutamento dell’agenzia. In un attimo, dalla nostalgia dei fan di Superman si è passati al plauso dei commentatori conservatori: un salto di genere che neppure Hollywood saprebbe girare senza un paio di effetti speciali.
L’operazione, in fondo, sembra costruita con la stessa logica di un cameo ben piazzato: visibilità mediatica, messaggio politico allineato e, perché no, un ritorno d’immagine in ambienti che contano. Da tempo Cain coltiva un profilo pubblico spiccatamente di destra, tra ospitate televisive e dichiarazioni in difesa dell’ex presidente. Questo nuovo ruolo nell’Ice lo posiziona definitivamente come volto amico della linea dura sull’immigrazione.
Certo, per i nostalgici dell’uomo col mantello rosso, l’idea che il loro eroe televisivo passi da salvare Metropolis a controllare documenti alla frontiera potrebbe risultare straniante. Ma Cain non sembra curarsene: il vero palco, per lui, oggi è quello politico-mediatico, dove l’applauso conta quanto un tempo contavano gli ascolti Nielsen.
La sua parabola è l’ennesima dimostrazione di come, nella Hollywood minore, la militanza politica possa diventare un ascensore sociale quando i ruoli scarseggiano. Meno casting, più conferenze stampa; meno copioni, più slogan. E se nel frattempo si incassa qualche applauso da parte di chi vede nell’Ice il baluardo contro “l’invasione”, tanto meglio.
Nella narrativa trumpiana, Cain è la guest star perfetta: un volto riconoscibile, un passato eroico (seppur televisivo) e la voglia di farsi arruolare nella “battaglia per salvare l’America”. Un’America che, a sentire il presidente, deve blindare i confini e moltiplicare gli agenti federali come se fossero supereroi. Peccato che qui non ci siano kryptoniani o raggi laser, ma turni di pattugliamento, burocrazia e un mare di polemiche.
E così, mentre i riflettori di Hollywood restano puntati altrove, Dean Cain trova un modo per tornare a far parlare di sé. Forse non sarà la parte più glamour della sua carriera, ma di sicuro è quella che oggi gli garantisce più titoli sui giornali. Non esattamente il lieto fine da cinefumetto, ma in fondo anche Superman, ogni tanto, aveva bisogno di un nuovo travestimento.