Superman Trump, il tycoon ora si traveste da supereroe. Ma lo sa di essere il presidente degli Stati Uniti?
Dopo il papa e il guerriero Jedi, ora la Casa Bianca pubblica una nuova immagine AI di The Donald con tanto di mantello, muscoli finti, tutina e sguardo da salvatore del mondo: “Simbolo di speranza”, assicurano. Ma tra stupore, ironia e imbarazzo, la domanda è una sola
C’era una volta un presidente degli Stati Uniti. Oggi c’è Donald Trump in calzamaglia, petto gonfio da supereroe e mantello svolazzante. La Casa Bianca – non un fan club, ma la sede ufficiale del governo americano – ha pubblicato sui suoi profili social una nuova immagine del presidente: questa volta in versione Superman. Con tanto di scritta a effetto: Verità. Giustizia. La via americana. E sotto, a caratteri cubitali, “Il simbolo della speranza”.
Siamo ancora nel campo della satira? No, peggio: è tutto vero. Nessuna ironia. Nessuna parodia. Solo l’ennesima illustrazione realizzata con l’intelligenza artificiale e approvata – si presume – dagli uffici stampa dell’uomo più potente del mondo occidentale. L’immagine è apparsa ieri sull’account Instagram ufficiale della Casa Bianca e ha raccolto in poche ore migliaia di commenti. Alcuni adoranti, altri allibiti, molti visibilmente in imbarazzo.
D’altronde, non è la prima volta che Trump gioca a essere altro da sé. A maggio, durante l’attesa per il conclave che avrebbe poi eletto papa Leone XIV, aveva già pubblicato su Truth Social – il suo social personale – una sua versione pontificia: tonaca bianca, mitra dorata, croce al collo e benedizione in stile Urbi et Orbi. “Vorrei diventare papa. Sarebbe la mia prima scelta. Nessuno lo farebbe meglio di me”, aveva dichiarato in quell’occasione, con quella consueta sicurezza tra l’assurdo e il surreale.
E ancora, pochi giorni dopo, era stata la volta del “Trump Jedi”: nuova immagine AI, spada laser blu, muscoli da bodybuilder e posa da cavaliere galattico. Il tutto accompagnato da una didascalia presa in prestito da Star Wars: “Che la forza sia con te”. Ora tocca a Superman. Con lo stesso stile: mascella squadrata, petto scolpito (a differenza di quello reale), mantello da fumetto e l’aria di chi si appresta a salvare il mondo. Da cosa, però, non è chiaro.
Forse dai suoi stessi processi? Dalle inchieste? Dall’ombra costante delle bufere giudiziarie che lo circondano? Dalla realtà?
Il paradosso – e qui la perplessità diventa obbligatoria – è che tutto ciò viene rilanciato da canali istituzionali. Non un meme, non un fotomontaggio di qualche fan troppo entusiasta, ma post pubblicati dagli uffici della Presidenza degli Stati Uniti. È lecito domandarsi: davvero qualcuno crede che l’uso dell’intelligenza artificiale per creare queste immagini rinforzi il ruolo e l'autorevolezza della Casa Bianca?
Certo, Trump non ha mai fatto mistero di considerarsi un’icona pop, anzi, uno showman prestato alla politica. E forse non ha mai davvero voluto smettere i panni del personaggio. Ma una cosa è cavalcare l’onda della comunicazione virale, un’altra è trasformare l’apparato di comunicazione della Presidenza in una macchina per meme autoreferenziali. A suon di AI.
E se per i suoi sostenitori più fedeli tutto questo ha il sapore dell’epica – un presidente che si erge a salvatore, che sfida le élite, che combatte le “fake news” con mantello e superpoteri digitali – per chi osserva da fuori il rischio è quello della farsa. Una farsa ad altissimo tasso di delirio iconografico.
Si può sorridere, certo. Ma sotto l’ironia resta un dubbio inquietante: Trump sa di essere davvero presidente degli Stati Uniti o pensa di essere ancora in un reality show?
Perché un conto è parlare al cuore degli elettori, un altro è perdersi in una continua autocaricatura, dove la politica diventa un travestimento, e l’immagine (più o meno generata) prende il posto della realtà. Superman, Jedi, Papa. E domani? Gladiatore? Gesù Cristo Superstar? L'impressione è che ogni nuova crisi reale venga compensata da una nuova maschera digitale.
In fondo, anche Lex Luthor aveva un piano. Trump, invece, sembra averne solo uno: apparire. Sempre, ovunque. Purché ci sia qualcuno che clicchi “mi piace”. Anche se si tratta della Casa Bianca.