Torino, aggressione a un maestro davanti alla scuola: il ruolo sempre più fragile degli insegnanti in Italia
La violenza nei confronti del personale scolastico è cresciuta negli ultimi anni. Il filo comune è la banalizzazione del rispetto, la percezione che i docenti siano semplici erogatori di servizi, non più un artigiani del sapere
Un episodio di violenza, avvenuto nei pressi di una scuola primaria di Torino, ha scosso la comunità locale e riacceso un dibattito nazionale sul ruolo – sempre più indebolito – degli insegnanti nella società italiana.
L’episodio sarebbe avvenuto in pieno giorno, pochi istanti dopo il termine delle lezioni. L’aggressore, in compagnia di altri due ragazzi, avrebbe atteso il maestro fuori dall’edificio scolastico, accusandolo di aver maltrattato un suo presunto parente. Accuse che il docente respinge fermamente.
La situazione sarebbe degenerata rapidamente: prima le offese, poi l’aggressione vera e propria, documentata in un video successivamente diffuso online dall’autore stesso. Il maestro, trovandosi con la bambina, ha raccontato di aver cercato soprattutto di proteggere con tutte le sue forze sua figlia.
A testimoniarlo è il padre della piccola, che ai media ha dichiarato: «Mia figlia era terrorizzata. Si è aggrappata alla mia gamba e non la mollava. Ho cercato di coprirle gli occhi con la mano per non farle vedere ciò che stava accadendo, mentre quel ragazzo continuava a minacciare e insultare il professore»
Al di là dell’episodio in sé, grave e inquietante, ciò che colpisce è la facilità con cui un docente può ritrovarsi esposto ai pericoli, privo di strumenti per difendere il proprio ruolo professionale e civile.
È questo il punto su cui molti insegnanti stanno da tempo richiamando l’attenzione: la progressiva perdita di autorevolezza e di rispetto all’interno della scuola.
Un tempo, la figura del professore rappresentava un presidio educativo, un canale riconosciuto attraverso cui i giovani potevano non solo apprendere, ma crescere, emanciparsi, compiere una scalata sociale. L’insegnante incarnava un’autorità non autoritaria, ma civica: un riferimento etico, una guida.
Oggi, invece, la scuola sembra sempre più svuotata di tale funzione. La violenza - fisica e verbale - nei confronti del personale scolastico è cresciuta negli ultimi anni. Non sempre si tratta di episodi estremi come quello torinese, ma il filo comune è la banalizzazione del rispetto, la delegittimazione del ruolo educativo, la percezione - sempre più diffusa - che l’insegnante sia un semplice erogatore di servizi, non più un artigiano del sapere, capace di formare, forgiare e orientare le nuove generazioni.
L’aggressione di Torino mostra quanto possa essere fragile, oggi, la posizione di un docente: esposto non solo alla contestazione, ma addirittura alla violenza.
E quando un insegnante non si sente più tutelato, non è solo la sua libertà di insegnamento a essere compromessa: è il suo ruolo sociale a sgretolarsi.
La domanda che questo episodio pone, in tutta la sua durezza, è semplice ma fondamentale: che scuola può essere una scuola in cui i professori hanno paura?
E, di conseguenza: che società può costruire un Paese che non protegge e non valorizza chi educa le nuove generazioni?