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19/06/2025 ore 14.10
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Trump, Putin, Netanyahu, gli arabi e le ragioni della storia che contempla l’uso della forza

E la premier Giorgia Meloni naviga in un contesto geopolitico complesso cercando di rafforzare l'Europa tra le pressioni di del presidente Usa e l'espansione cinese. Un equilibrio delicato tra alleanze e rivalità storiche

di Massimo Tigani Sava

Donald Trump e gli Usa stanno ridisegnando il pianeta e, a breve, si demoliranno in via definitiva gli assetti raggiunti dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Chiunque voglia comprendere meglio, senza distorsioni ideologiche, l’attuale politica statunitense, dovrebbe far riferimento all’Impero Romano. Gli interessi americani stanno sopra di tutto e, quando sono in pericolo o in discussione, non si va per il sottile. Anche Roma ragionava così, con le sue guerre “preventive” e con il distinguere, senza mezze misure, gli amici dai nemici. Generosissima con i primi, feroce con i secondi.

Catone il Censore predicò la distruzione di Cartagine e così fu, contando sull’interessato sostegno di Massinissa, re della Numidia (attuale costa nordafricana tra Algeria e Libia). Tito rase al suolo Gerusalemme e abbatté il Tempio. Traiano portò i confini alla massima espansione, conquistando anche la Dacia (odierna Romania). Le alleanze si stringevano e si disfacevano, ma soprattutto si anticipavano i potenziali problemi, né erano estranee momentanee drammatiche sconfitte, come quelle contro i Germani. Gli alleati primari degli Usa nel XXI secolo sono Israele, gli Arabi (sunniti, con in testa l’Arabia Saudita), e senz’altro si vuole un rapporto di collaborazione fattiva con la Russia, perché l’alleanza indissolubile di Mosca con la Cina è un rischio mortale. Pechino, appunto, civiltà antica che ebbe ambizioni universali con i Mongoli, costruttori di un impero esteso dalla Cina meridionale alle porte dell’Europa occidentale. L’eredità di Mao ha fatto della Cina una potenza globale, ricca di risorse finanziarie e tecnologie, nonché di organizzazione commerciale, con capacità di espansione silente in Africa, in Asia, in America Latina e finanche nel Vecchio Continente.

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La Cina ha saputo sfruttare i “vizi” di un Occidente sibarita, pronto a svendere le proprie attività produttive per lucrare guadagni facili, ma disattento rispetto agli scenari più ampi e di lungo periodo. A Washington è scattato l’allarme e i democratici di Biden, così come le principali forze progressiste d’Europa, si sono dimostrati meno attenti nel comprendere che lo scenario stava mutando celermente. Un riverbero del ritardo di analisi politica da parte di leadership con in testa modelli globalisti basati sulla rivoluzione dei costumi, lo si legge oggi negli atteggiamenti poco attenti di Francia e Germania che non riescono ad accettare il crollo di una condizione di preminenza: la prima sul piano internazionale, la seconda sul fronte economico e dell’export.

Troppo piccole Francia e Germania rispetto ai colossi Usa e Cina, all’estensione e alla forza atomica della Russia, ai capitali infiniti degli Arabi derivanti dall’era del petrolio. L’opzione Ue federata, che sarebbe stata la più coraggiosa e vincente, è stata ritardata e sacrificata per troppi decenni, penalizzata dal perseguimento di visioni nazionalistiche di stampo ottocentesco. Donald Trump e i suoi alleati hanno ragionato più degli altri, ed hanno costruito le basi per impossessarsi del potere reale, assumendosi la responsabilità (e quindi la guida) dei rivoluzionari cambiamenti in atto. C’è poco da scherzare, e chi non capisce corre rischi seri di sopravvivenza. Israele e Benjamin Netanyahu, la cui azione dirompente è scioccamente criticata come si fa con Vladimir Putin, quasi si stesse parlando di associazioni no profit ispirate dallo stimabilissimo pacifismo gandhiano, stanno agendo con la copertura degli Usa e il tacito assenso di quella parte del Mondo Arabo che ha subito per tanto tempo l’ostilità dell’Iran (e in parte della Siria), nonché le minacce di Hamas, Hezbollah, Houthi.

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Questi fronti si combattono dai tempi successivi alla morte del Profeta, ed ora siamo alla plurisecolare resa dei conti. La Russia incasserà la rapida fine, a proprio vantaggio, del conflitto ucraino, e Israele rivedrà tutti gli assetti mediorientali ispirati dagli Accordi di Abramo firmati nel 2020. Come reagirà la Cina? C’è da capire se accordi nascosti ci sono già stati, e ne vedremo da qui a breve gli esiti (si pensi a Taiwan), oppure se la più antica civiltà del mondo sa che non è igienico agitarsi troppo, prendendo tempo utile per studiare meglio il da farsi. Certo è che, deterrenza nucleare a parte, oggi Usa e Israele hanno il primato delle tecnologie militari, comprese quelle satellitari e navali, nonché la superiorità dell’intelligence.

«Abbiamo il controllo dei cieli», ha spiegato Donald Trump che consiglia agli ayatollah di rifugiarsi in Russia o altrove. La causa dei Palestinesi? Sono vittime di Hamas prima che di Israele, e dell’indebolimento “autoctono” dei palestinesi moderati e democratici.

Chiudiamo con un ragionamento sull’Europa. La premier Giorgia Meloni deve navigare in queste acque turbolente: ha capito bene che cosa sta accadendo, ma deve comunque rinsaldare un asse di volenterosi europei non sensibili alle sirene rumorose, ma poco razionali, di Macron e Merz (quest’ultimo forse ha già invertito marcia). La partita non è semplice, e si sta commettendo un errore gravissimo: non ascoltare Donald Trump sulla necessità di recuperare al più presto un rapporto di piena collaborazione con Mosca (ritornare al G8!), soprattutto al fine di non schiacciarla del tutto su un’opzione filo-cinese. Fanno un po’ pena i compilatori di liste di buoni e di cattivi che fanno a gara nel colpevolizzare Putin, Trump e Netanyahu che, invece, passeranno alla storia come tra i più grandi difensori dei loro rispettivi popoli. Con questo metro “finto-progressista” bisognerebbe incenerire i libri che esaltano le figure di Giulio Cesare, di Napoleone, di Pietro il Grande, di Lenin e di tutti i leader politico-militari che hanno fatto uso della forza per farsi spazio tra potenze altrettanto agguerrite. È la storia, ragazzi! Perché la strada dell’amore Gesù Cristo ce l’ha indicata, fino a farsi crocifiggere, ma chi è senza peccato scagli la prima pietra!