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23/09/2025 ore 19.57
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Trump show all’Onu, il presidente Usa ne ha per tutti: «Io ho fermato 7 guerre, da Nazioni Unite solo parole. Ue? Imbarazzante»

Dall’elogio a sé stesso all’invettiva contro l’Europa «schiava del petrolio russo»: il tycoon trasforma l’Assemblea Generale in un comizio da stadio. Spazio anche ai migranti e al cambiamento climatico: «È la più grande truffa mai perpetrata al mondo»

di Luca Arnaù
United States President Donald J Trump addresses the United Nations General Assembly at United Nations Headquarters in New York, New York, USA on 23 September, 2025. Credit: Kyle Mazza / CNP/Sipa USA

Donald Trump è tornato sul palco dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e, fedele al personaggio, ha trasformato un’occasione diplomatica in un’ora abbondante di spettacolo politico. Senza gobbo – «non funziona, ma non mi dispiace parlare a braccio» ha detto all’inizio del discorso – e con il consueto piglio da comizio, il presidente ha alternato applausi, smorfie e battute, convinto che l’America stia vivendo una nuova «età dell’oro».

«Ho lasciato calma e stabilità, poi sono arrivate le grandi crisi. Ora, in otto mesi, siamo nell’età dell’oro dell’America», ha dichiarato, accolto dagli applausi di parte dell’aula. Una versione della storia che però stride con la realtà di un Paese attraversato da violenze armate, scontri politici e divisioni insanabili.

L’ex tycoon non si è limitato a tessere le lodi del suo governo. Ha attaccato frontalmente l’Onu, accusata di essere «un organismo che scrive lettere ma non risolve i conflitti». «Ho posto fine a sette guerre che tutti definivano interminabili. Non ho mai ricevuto una telefonata di ringraziamento dalle Nazioni Unite», ha rimarcato. E per rendere il tutto più pittoresco, ha raccontato i suoi guai logistici: scale mobili bloccate e teleprompter in tilt. «Le parole vuote non risolvono le guerre», ha concluso, tra l’incredulità di alcuni delegati.

Poi l’attacco all’Europa, definita «imbarazzante» perché continua ad acquistare petrolio russo. «Devono smettere immediatamente. Se la Russia non vuole fare un accordo, siamo pronti a imporre tariffe. E oggi ne parlerò con l’Ue», ha detto. Nel mirino anche Cina e India, indicate come «principali finanziatori» della guerra russa in Ucraina.

La parte più dura è arrivata sul Medio Oriente. «Il riconoscimento della Palestina è una ricompensa per Hamas e i suoi terribili attacchi», ha tuonato, chiedendo la liberazione immediata di tutti gli ostaggi e scatenando un applauso fragoroso da parte di alcune delegazioni.

Ma Trump non si è fermato. Ha affrontato il tema dei migranti con toni incendiari: «L’Europa è invasa. L’Onu incoraggia l’immigrazione illegale. Dovrebbe fermare le invasioni, non crearle e finanziarle». Ha definito «terribile» il sindaco di Londra Sadiq Khan e accusato i confini aperti di condannare i Paesi «all’inferno». «Negli Stati Uniti abbiamo fermato l’immigrazione incontrollata, ed è bastato a far smettere i clandestini di arrivare», ha rivendicato, dipingendo un’America blindata e protetta.

Il passaggio più contestato, però, è stato sul clima. «Il cambiamento climatico è la più grande truffa mai perpetrata al mondo», ha dichiarato senza esitazioni, liquidando decenni di studi scientifici e attaccando le politiche ambientali come costose e inutili. Nel suo mirino la Cina, accusata di inquinare senza freni mentre gli altri Paesi «pagano il prezzo di un’illusione green».

Dietro lo show resta la sensazione di un’America rappresentata più come un fortino assediato che come una superpotenza dialogante. Il presidente ha usato l’occasione per marcare le differenze con l’amministrazione precedente, per accreditarsi come leader capace di «dire la verità in faccia a tutti» e per ribadire che gli Stati Uniti, sotto la sua guida, «sono di nuovo rispettati».

La platea dell’Onu, abituata a discorsi misurati e pieni di diplomazia, si è trovata davanti a un presidente che parla come in campagna elettorale permanente. Applausi convinti da alcuni, smorfie e silenzi imbarazzati da altri. Di certo, Trump non ha lasciato indifferente nessuno.