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29/04/2025 ore 12.21
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Tutti i numeri del Conclave: nell’elezione del nuovo Papa peseranno le tensioni globali e la sfida tra tradizione e innovazione

Sono 133 i cardinali provenienti da tutto il mondo che si riuniranno il 7 maggio nella Cappella Sistina per scegliere il successore di Bergoglio, a cui spetterà il compito di riunire una Chiesa frammentata 

di Andrea Papaccio Napoletano

Il Conclave che si riunirà il prossimo 7 maggio nella Cappella Sistina per eleggere il 267° successore di Pietro sarà un evento cruciale per la Chiesa cattolica. Con quasi certamente 133 cardinali elettori provenienti dai quattro angoli del mondo, il processo si preannuncia complesso, segnato da divisioni teologiche, geopolitiche e amministrative.

Il meccanismo del Conclave

[Missing Credit]I Cardinali Luis Josè Rueda Aparicio, Jorge Enrique Jimenez Carvajal, Rubén Salazar Gómez

Il Conclave è regolato dalla costituzione apostolica Universi Dominici Gregis di Giovanni Paolo II (1996), modificata da Benedetto XVI con il Motu Proprio De Aliquibus Mutationibus dell’11 giugno 2007. L’elezione del Papa richiede una maggioranza qualificata di due terzi dei cardinali elettori. Con 133 elettori, sono necessari 90 voti per eleggere il Papa in tutti gli scrutini. A partire dal 34º scrutinio (o dal 35º, se si è votato anche il primo giorno del Conclave), si procede a un ballottaggio tra i due cardinali che nell’ultimo scrutinio hanno ottenuto il maggior numero di voti.

In questa fase, i due cardinali in ballottaggio diventano elettorato passivo, ossia non possono più votare, ma l’elezione richiede comunque la maggioranza dei due terzi dei cardinali con diritto di voto (90 voti su 133). Questa modifica di Benedetto XVI ha eliminato la possibilità, introdotta da Giovanni Paolo II, di ridurre il quorum alla maggioranza assoluta dopo il 34º o 35º scrutinio, garantendo che il Papa sia eletto con un consenso ampio. Tale eventualità non si è mai verificata, poiché nel Conclave del 2005 il Papa fu eletto al quarto scrutinio.

Breviario di un Conclave: gli “spettri” che agitano le decisioni dei porporati

Le congregazioni generali: il preludio al Conclave

Prima dell’ingresso in Conclave, i cardinali si riuniscono nelle congregazioni generali, incontri cruciali per discutere le priorità della Chiesa e sondare i possibili candidati. Queste riunioni, che vedono la partecipazione sia dei cardinali elettori sia di quelli over 80, sono il momento in cui emergono alleanze e si delineano i blocchi di voto. In questa occasione, le congregazioni saranno particolarmente rilevanti per affrontare temi come la sinodalità, la secolarizzazione, il ruolo della Chiesa nei continenti in crescita come Africa e Asia e la partecipazione delle donne nei processi decisionali ecclesiastici. I cardinali statunitensi, in particolare, potrebbero giocare un ruolo chiave in queste discussioni, grazie alla loro influenza economica e mediatica.

Il contesto geopolitico

Il Conclave si svolge in un mondo segnato da tensioni globali che influenzano la Chiesa. La crescente influenza della Cina, con le sue restrizioni sulla libertà religiosa, pone sfide per cardinali come Stephen Chow Sau-yan, che devono navigare il delicato accordo tra Vaticano e Pechino, che vede tra i principali artefici proprio il segretario di Stato Pietro Parolin. In Medio Oriente, i conflitti in corso, specialmente in Terra Santa, amplificano il ruolo di figure come Pierbattista Pizzaballa, il cui lavoro per la pace potrebbe elevarlo a candidato simbolico. In Africa e Centro America, l’instabilità politica e la povertà, unite alla rapida crescita del cattolicesimo, danno peso a cardinali come Fridolin Ambongo Besungu e Chibly Langlois, che rappresentano le periferie del mondo.

In Occidente, la polarizzazione politica, soprattutto negli Stati Uniti, si riflette nelle posizioni opposte di cardinali come Blase Joseph Cupich (anti-Trump) e Timothy Dolan (vicino a Trump). Questi fattori geopolitici, discussi nelle congregazioni generali, modelleranno il profilo del prossimo Papa, chiamato a essere un leader globale in un’epoca di crisi.

Conservatori: tradizione e rigore

I cardinali conservatori, circa 40, sono molto più uniti rispetto ai progressisti e rappresentano una forza coesa che spinge per un ritorno alla tradizione. Tra i nomi di spicco troviamo Robert Sarah, noto per il suo approccio rigoroso alla liturgia, Gerhard Ludwig Müller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e molto vicino a Benedetto XVI, e Fridolin Ambongo Besungu, che unisce una visione conservatrice a una forte attenzione alle questioni africane. Altri papabili includono Timothy Dolan, arcivescovo di New York e noto per la sua amicizia con Donald Trump, e Peter Erdo, tra i maggiori esperti viventi di Diritto Canonico. I conservatori promuovono nuove aperture al rito tridentino, osteggiato da Papa Francesco e buona parte della Curia, e un maggiore rigore dottrinale, opponendosi fermamente alle benedizioni per le coppie omosessuali e alla comunione per i divorziati risposati.

Centristi: continuità con Francesco

[Missing Credit]Il cardinale PizzaballaIl cardinale Pizzaballa

Con 41 cardinali, i centristi sono un gruppo influente, guidato informalmente da Pietro Parolin, segretario di Stato e candidato di peso per la sua esperienza diplomatica. Tra gli italiani spiccano Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, che però potrebbe essere considerato troppo giovane per il papato, Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, e Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali.

Gugerotti, in particolare, è un outsider con un profilo che piace a molti e privo di nemici, rendendolo la classica figura di compromesso. I centristi puntano a un Papa che mantenga le riforme di Francesco con un approccio maggiormente conciliatore e moderato.

Progressisti: apertura e riforma

[Missing Credit]Il presidente dei vescovi italiani card. Matteo Zuppi

I progressisti, con 53 cardinali, costituiscono il gruppo più numeroso, ma sono tutt'altro che un blocco monolitico. Alcuni, come Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, e Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, approvano pienamente il pontificato di Francesco, promuovendo sinodalità e inclusione senza stravolgimenti dottrinali. Altri, come JeanClaude Hollerich e Reinhard Marx, spingono per riforme più radicali, come l’abolizione del celibato sacerdotale e l’apertura al sacerdozio femminile, suscitando resistenze tra i moderati. Blase Joseph Cupich, arcivescovo di Chicago, è invece uno dei cardinali più potenti e influenti tra i progressisti, molto vicino a Papa Francesco e noto per la sua ostilità a Donald Trump, cosa che lo rende una figura polarizzante ma senza dubbio di grande peso. Aveline, che può vantare una sbalorditiva somiglianza fisica con Giovanni XXIII, rappresenta al contrario un profilo spendibile per un compromesso con i centristi, grazie alla sua sensibilità per l’inclusione e il dialogo interreligioso.

Provenienza geografica

La distribuzione geografica dei cardinali riflette l’universalità della Chiesa. L’Europa, con 58 elettori, rimane dominante, ma l’Asia e l’America hanno guadagnato un peso non indifferente. Tra gli asiatici spicca Tarcisius Isao Kikuchi, arcivescovo metropolita di Tokyo, noto per il suo impegno nell’evangelizzazione in un contesto secolarizzato e per il suo ottimo lavoro con Caritas Internationalis, che gli conferisce una rete globale e un profilo internazionale rispettato. Tra gli africani emergono il 79enne Sarah, tra i più agguerriti critici di Papa Francesco, e la new entry Fridolin Ambongo Besungu, homo novus della Chiesa africana.

L’America Latina, con 17 cardinali, vede tra i maggiori esponenti Orani João Tempesta, arcivescovo di Rio de Janeiro, benché sia molto difficile che venga eletto un nuovo pontefice sudamericano, mentre il Nord America, con 16 cardinali, conta su Lacroix, Dolan, e Wilton Gregory.

Gli Stati Uniti in questo Conclave avranno un ruolo decisamente significativo: i loro cardinali rappresentano una forza economica, culturale e mediatica che potrebbe orientare il dibattito, soprattutto durante le influenti congregazioni generali. In America Centrale spicca Chibly Langlois, vescovo di Les Cayes, una diocesi alla periferia del mondo martoriata dalla povertà assoluta e delle catastrofi naturali. Molto amato da Papa Francesco per il suo impegno tra i più poveri in un Paese segnato da crisi umanitarie, Langlois incarna l’opzione preferenziale per gli ultimi e potrebbe attrarre voti come simbolo delle periferie, nonostante la sua diocesi piccola lo renda un candidato di nicchia.

La diversità geografica aumenta in ogni la possibilità di un Papa non europeo, il secondo consecutivo.

Curiali vs pastorali

Dei 133 elettori, 33 sono curiali, attivi o con un passato nella Curia Romana, mentre 101 sono pastorali, a capo o emeriti di diocesi o arcidiocesi. Questa divisione è probabilmente la più significativa nel Conclave, poiché riflette approcci diversi alla guida della Chiesa. I curiali, come Parolin, Gugerotti, e Prevost, hanno esperienza amministrativa, conoscenza approfondita delle dinamiche vaticane e reti internazionali. La loro visione è spesso centralizzata, focalizzata sulla gestione della Curia e sulle relazioni diplomatiche. Ciò nonostante, il loro distacco dalle realtà locali può essere percepito come un limite. I pastorali, come Zuppi, Kikuchi, e Aveline, sono radicati nelle loro comunità, con un approccio più diretto alle sfide pastorali, come la secolarizzazione, la povertà e l’evangelizzazione. La loro forza sta nella vicinanza ai fedeli, ma potrebbero mancare di esperienza nella complessa macchina curiale. La tensione tra queste due anime – centralità vaticana contro sensibilità locale – sarà determinante: un Papa curiale potrebbe garantire continuità amministrativa, mentre un pastorale potrebbe portare un rinnovato slancio missionario.

[Missing Credit]I cardinali Juan José omella, Andrew Yeom Soo-Jung e Lazzaro You Heung-Sik

Chi ha creato i cardinali?

La maggior parte dei cardinali elettori (108) è stata nominata da Papa Francesco, dando al Conclave un’impronta progressista e sinodale. Solo 21 sono stati creati da Benedetto XVI e 5 da San Giovanni Paolo II. In ogni caso, una tendenza storica potrebbe influire: gli ultimi tre Papi – Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco – non sono stati creati cardinali dal loro immediato predecessore. Le statistiche suggeriscono quindi una possibile preferenza per un cardinale nominato da Benedetto XVI, come Dolan, Tagle, o Scherer, anche se l’influenza di Francesco resta dominante.

Il caso Becciu

Dopo una riunione in Vaticano, il cardinale Giovanni Angelo Becciu ha deciso di non partecipare all'elezione del nuovo Pontefice, portando il numero degli elettori a quasi certamente 133. Condannato in primo grado per peculato e abuso d’ufficio in uno scandalo finanziario legato ai fondi vaticani, Becciu aveva inizialmente rivendicato il perdono di Papa Francesco per giustificare la sua eleggibilità. La pressione dell’opinione pubblica e il desiderio di evitare controversie però hanno prevalso, portando il porporato a tirarsi fuori evitando nuove, aspre, tensioni nel Collegio Cardinalizio. È inoltre certo che Antonio Cañizares Llovera non parteciperà per motivi di salute, riducendo ulteriormente il numero di elettori conservatori.

Il passo indietro del cardinale Becciu: «Obbedisco a papa Francesco, non entrerò in Conclave»

Chi guiderà il Conclave?

[Missing Credit]Il cardinale Pietro Parolin

Con i cardinali vescovi Giovanni Battista Re e Leonardo Sandri esclusi per limiti di età, il ruolo di cardinale vescovo elettore anziano sarà assunto da Pietro Parolin, segretario di Stato, in vece del decano e del vice-decano. Parolin, figura di spicco tra i centristi, avrà il compito di presiedere l’apertura del Conclave, un ruolo simbolico ma influente, che potrebbe rafforzare la sua posizione come papabile.

Prospettive per il futuro Papa

Il prossimo Conclave si svolgerà in un contesto di sfide globali: la secolarizzazione in Europa, la crescita della Chiesa in Africa e Asia, le tensioni dottrinali e le questioni sociali come la povertà e il cambiamento climatico. Il peso delle congregazioni generali sarà cruciale per definire le priorità e consolidare i candidati. Il prossimo Papa dovrà unire una Chiesa frammentata, bilanciando tradizione e innovazione. Tra i favoriti, Parolin, Zuppi ed Erdo spiccano per esperienza e carisma, mentre figure come Grech e Aveline potrebbero emergere come profili di compromesso. Il ruolo dei cardinali statunitensi, la divisione tra curiali e pastorali, il contesto geopolitico e la tendenza storica a favore di un cardinale nominato da Benedetto XVI potrebbero portare a sorprese, soprattutto se il Conclave si protrarrà per più giorni.

Il Conclave per eleggere il nuovo pontefice inizierà il 7 maggio. Già 70mila fedeli sulla tomba di papa Francesco