Vannacci: «Una resa culturale». Le reazioni italiane alla vittoria di Mamdani a New York
Schlein esulta: «La sinistra vince con parole chiare». Fratoianni parla di «squarcio di luce nel buio di Trump». Ma il generale attacca: «È la resa dell’Occidente». Ciriani minimizza: «New York non rappresenta l’America profonda»
Per qualcuno è un risveglio di speranza, per altri il segno di un cedimento culturale dell’Occidente. La vittoria di Zohran Mamdani, primo sindaco musulmano e socialista nella storia di New York, attraversa l’Atlantico e scuote il dibattito politico italiano. Tra entusiasmi dichiarati nel centrosinistra e letture critiche a destra, l’elezione del quarantenne nato in Uganda e cresciuto nel Queens diventa subito terreno di confronto simbolico, politico e persino identitario.
Il più tagliente, tra i commenti italiani, arriva da Roberto Vannacci. L’ex generale, oggi europarlamentare, sceglie toni duri: «Ventiquattro anni dopo l’11 settembre New York ha un sindaco musulmano. Così l’Occidente celebra la propria resa culturale chiamandola progresso». Per Vannacci la vittoria di Mamdani non è un segnale di pluralismo, ma il sintomo di una debolezza che si traveste da apertura. Un messaggio che intercetta l’ala più identitaria della destra sovranista e che si inserisce nella sua battaglia contro quella che definisce «l’omologazione multiculturale».
Sul fronte opposto, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein rivendica il risultato come un segnale netto. «Splendida vittoria, la sinistra torna a vincere con parole e programmi chiari su stipendi dignitosi, sanità universale, diritto alla casa, trasporti e nidi gratis per chi non ce la fa», afferma. E aggiunge: «La politica della speranza vince su quella della paura». Per Schlein, il successo di Mamdani, insieme a quello di Mikie Sherrill in New Jersey e di Abigail Spanberger in Virginia, rappresenta la prova che un’agenda progressista può ancora convincere un elettorato attraversato da insicurezze economiche e tensioni sociali.
Entusiasta anche Nicola Fratoianni, leader di Alleanza Verdi Sinistra, che parla di «squarcio di luce nel buio americano dopo l’inizio del nuovo mandato di Donald Trump». Mamdani, sostiene, «ha messo davanti gli interessi e i diritti della maggioranza delle persone. È il nostro programma». Per Fratoianni la vittoria del nuovo sindaco di New York è la conferma che una proposta radicale, fondata su diritti sociali ed equità, può trovare terreno fertile anche nell’America dell’ipercompetizione economica e del capitalismo finanziario.
Elezioni a New York, Mamdami è il nuovo sindaco. Ai democratici anche Virginia e New JerseyNello stesso solco si inserisce Sandro Gozi, eurodeputato di Renew, che legge il risultato come la prova dell’emergere di una «nuova generazione democratica che non urla, convince». Per Gozi, «gli americani, preoccupati dagli eccessi della presidenza Trump, hanno risposto nel modo migliore: con fiducia e partecipazione». L’immagine è quella di un’«onda blu» che attraversa l’oceano e rimette in moto l’immaginario progressista europeo.
Dalla memoria partigiana arriva la voce dell’Anpi. Il presidente Gianfranco Pagliarulo esulta parlando di vittoria contro «il tecnofascismo iperliberista e con tratti criminali rappresentato da Trump», avvertendo però che «contro il ritorno autoritario non basta una politica moderata». Un giudizio che colloca Mamdani e la sua agenda antidisuguaglianze in un quadro più ampio di resistenza democratica globale.
Speculare la reazione di una parte del mondo conservatore italiano. Oltre a Vannacci, anche il giovane intellettuale di destra Francesco Giubilei definisce l’elezione un «incubo» e parla di «declino dell’Occidente che odia se stesso». Per questo fronte, la vittoria del sindaco socialista a New York è un segnale di smarrimento culturale e politico, più che un esperimento progressista da osservare.
Più istituzionale la linea del governo. Luca Ciriani, ministro e figura di riferimento di Fratelli d’Italia, minimizza: «New York ha fatto una scelta di sinistra-sinistra. Ma New York non è gli Stati Uniti, non rappresenta l’America profonda. Non credo sia un campanello d’allarme per Trump». Ciriani invita alla cautela e rimanda ogni valutazione al Midterm del 2026, sottolineando che il presidente repubblicano «resta molto forte nell’elettorato».
Dietro la lettura politica, resta la dimensione simbolica. Mamdani è musulmano, figlio di migranti, di dichiarata appartenenza socialista. La sua ascesa in una città simbolo del capitalismo globale e delle ferite dell’11 settembre condensa tensioni e speranze che superano i confini americani. Per qualcuno è la prova che l’Occidente può reinventarsi includendo, per altri è il segno di una perdita di sé. L’Italia, osservando New York, si specchia ancora una volta nelle sue ansie, nelle sue divisioni, nei suoi orizzonti possibili.