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04/12/2025 ore 08.31
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Vigilanza Rai, dodicesima fumata nera sul voto per il presidente: tutto bloccato mentre crescono i costi di gestione

La maggioranza non si presenta di nuovo e il voto salta ancora: la bicamerale resta senza presidente e senza funzioni operative. Barbara Floridia parla di «resa», anche se confida ancora in un «miracolo». Nel frattempo continuano i gettoni e le spese

di Luca Arnaù
ROMA - Roma 04/04/2023 Palazzo San Macuto. Elezione della nuova presidenza della Commissione di Vigilanza Rai

Dodicesima fumata nera e un meccanismo ormai inceppato da oltre un anno. La Commissione di Vigilanza Rai ha tentato ancora una volta di riunirsi per votare la ratifica della presidente designata Simona Agnes, ma come accade puntualmente da mesi il numero legale non è stato raggiunto. La maggioranza ha scelto di non presentarsi, ripetendo una strategia che da tempo consente di evitare il rischio di una bocciatura esplicita ma che, allo stesso tempo, priva la bicamerale della possibilità di svolgere anche la minima parte del suo lavoro istituzionale. La sensazione, ormai, è che il Parlamento abbia congelato uno dei suoi organismi più delicati proprio nel momento in cui la Rai attraversa un passaggio complesso e avrebbe bisogno di un controllo pienamente operativo.

La presidente della commissione, la senatrice M5S Barbara Floridia, ospite di Un Giorno da Pecora, non ha nascosto il suo scoramento: «Penso che sia andata, ci ho provato in tutti i modi. Se mi sono arresa? Sì, ma spero sempre nel miracolo». Non è la prima volta che Floridia commenta lo stallo, ma questa volta il tono sembrava quello di chi ha finito le soluzioni politiche e si affida a un cambiamento che, realisticamente, non appare imminente. La situazione resta infatti prigioniera di un equilibrio fragile: la ratifica di Agnes necessita dei due terzi della commissione, una soglia che la maggioranza non possiede e che non vuole mettere alla prova in un voto formale. Da qui la scelta di far mancare sistematicamente le presenze.

Nel frattempo il resto dell’attività parlamentare della Vigilanza è praticamente evaporato. Dal settembre 2024 non si è tenuta una vera seduta di merito. Le uniche decisioni assunte sono state di natura tecnica, inclusa la trasmissione al Copasir degli atti secretati dell’audizione di Sigfrido Ranucci del 5 novembre, approvata all’unanimità dall’ufficio di presidenza. È uno dei pochissimi atti che la commissione sia riuscita a compiere, e non riguarda il cuore della sua funzione: verificare che la Rai rispetti obblighi, missione di servizio pubblico, trasparenza e pluralismo. Da oltre un anno, nessuno di questi elementi ha potuto essere oggetto di confronto parlamentare.

La paralisi si riflette su questioni rimaste sospese in attesa di una sede istituzionale che non si riesce a convocare. L’amministratore delegato Giampaolo Rossi, nominato mesi fa, non è stato ancora ascoltato. I dossier su Raisport e sulla posizione del direttore Paolo Petrecca, che negli ultimi mesi hanno alimentato tensioni interne, non sono mai arrivati in commissione. La riforma della governance Rai di cui l’opposizione rivendica la paternità unitaria non ha trovato il minimo spazio. Tutto resta in un limbo che non dipende dall’assenza di temi, ma dall’impossibilità di affrontarli.

Lo stallo si è fatto sentire anche su una delle vicende mediaticamente più rilevanti degli ultimi mesi: il futuro del Festival di Sanremo. La Vigilanza, per definizione, avrebbe dovuto essere coinvolta almeno sul piano informativo nella trattativa tra il Comune e la Rai, ma l’accordo è stato raggiunto fuori dalla sua cornice istituzionale. La chiusura è arrivata negli ultimissimi giorni disponibili, poco prima della dead line fissata da Rai Pubblicità, oltre la quale il rischio era quello di non riuscire più a organizzare l’evento. È un dettaglio che pesa: un dossier di tale rilevanza è stato gestito senza che il Parlamento potesse pronunciarsi, ascoltare, porre domande o verificare le condizioni dell’intesa.

Intanto, mentre la commissione resta ferma, i costi continuano a maturare. La lunga inattività – ormai superiore all’anno – ha già prodotto una spesa che sfiora i centomila euro. Una cifra che deriva dalla somma delle indennità previste per l’ufficio di presidenza, dai circa 3.000 euro destinati al collaboratore del presidente, e dal lavoro dei tre funzionari dedicati, che continuano a produrre documentazione e rispondere alle interrogazioni scritte pur senza che la commissione possa riunirsi. Si tratta di fondi regolarmente stanziati e del tutto legittimi, ma che assumono un significato diverso quando l’istituzione cui sono destinati non riesce a esercitare alcuna delle sue funzioni.

La presidente Floridia percepisce un’indennità aggiuntiva di 1.500 euro mensili, che il suo staff sostiene vengano restituiti al Movimento 5 Stelle per progetti benefici; le vicepresidenti Augusta Montaruli e Maria Elena Boschi, così come i segretari Ouidad Bakkali e Stefano Candiani, ricevono compensi aggiuntivi di entità inferiore, mentre i costi di funzionamento restano a carico dei bilanci parlamentari. Siamo di fronte a un organismo che, pur finanziato e strutturato, non riesce da mesi a riunirsi per cause politiche e non tecniche, mentre le questioni che dovrebbe affrontare si accumulano senza prospettive di soluzione.

In assenza di una ratifica, il ruolo di presidente Rai è ancora esercitato da Antonio Marano, chiamato a gestire una fase transitoria che si allunga oltre ogni previsione iniziale. Simona Agnes resta sospesa in una posizione che richiede un voto che non arriva mai. E ogni nuova convocazione della Vigilanza sembra condannata a replicare la stessa scena già vista undici volte: seduta aperta, maggioranza assente, numero legale mancante, attività rinviata. Per ora non ci sono segnali che possano far pensare a una svolta. Lo stallo sembra destinato a proseguire ancora, con un effetto paradossale: la commissione incaricata di vigilare sulla Rai è l’unica istituzione che da mesi non riesce a vigilare su nulla.