La montagna greca sospesa tra passato e presente: «Così abbiamo riscoperto il fascino senza tempo di questi luoghi»
Alfonso Picone Chiodo punto di riferimento per escursionisti e ricercatori: «Questo patrimonio di conoscenze si stava perdendo, abbiamo raccolto oltre 1200 toponimi»
Chi si occupa di linguistica, glottologia e filologia, sa bene che dentro il linguaggio e le parole non sono solo contenuti mondi che vengono da lontano, ma che quelle parole, custodi di una memoria e di una semantica, ci restituiscono ontologia, senso ed essenza di qualcosa che resta impresso nella storia fino ad arrivare a noi.
È questo l’obiettivo di Alfonso Picone Chiodo, camminatore, esploratore e autore del blog L’Altro Aspromonte, ormai punto di riferimento per escursionisti, ricercatori, appassionati di storia, antropologia, territorio e percorsi naturalistici. Picone narra e divulga questo spazio, la Montagna Greca, attraverso un febbrile lavoro di ricerca sul campo che spazia dall’indagine dei luoghi e dei suoi protagonisti, alle cronache realizzate intervistando gli abitanti di ieri e di oggi di quello spazio fisco e mentale che è l’Aspromonte.

Una montagna da sempre sospesa tra passato e presente, tra riti ancestrali e fughe verso la modernità, tra insediamenti e abbandoni, tra cultura pastorale, accatastamenti culturali e una geologia unica riconosciuta dall’Unesco. Uno spazio fisico e mentale colmo di conflitti che Picone ha contribuito a liberare dagli stereotipi collegati il marchio di infamia che per decenni si è portato dietro assieme alla stagione dei sequestri. Contribuendo a dare vita ad uno dei Parchi Nazionali più belli e suggestivi d’Italia.
«Iniziai a camminare in quegli anni (Settanta e Ottanta), guidato da studiosi come il prof Minuto e Mosino che ci fecero capire come questa montagna, al di là delle sue caratteristiche naturalistiche, custodisse molto di più dalla peculiarità delle minoranze linguistiche a quella della cultura greca. A questo patrimonio mi appassionai camminando e interrogandomi sul senso dei luoghi, sui nomi che hanno o avevano, cercando di porre un argine alla deriva dell’oblio. Perché questo patrimonio di conoscenze si stava perdendo in un processo che ancora oggi è in corso e che ha un forte impatto sulla memoria collettiva», continua l’autore.
Un’idea che parte dalla voglia di divulgare un patrimonio poco conosciuto attraverso un taglio linguistico e filologico collegato ai toponimi greci: «Abbiamo raccolto oltre 1200 toponimi utilizzando sia fonti orali – indagini con pastori, boscaioli, contadini e più in generale con i pochi che ancora presidiano questi luoghi -, sia strumenti cartografici che vanno dalle mappe dell’Istituto Geografico Militare ad altre fonti cartografiche più antiche. Una volta raccolto il materiale abbiamo cercato di decifrarlo e interpretarne l’etimologia utilizzando dizionari e risorse di cercare, a partire da Gehrard Rohlfs. Questo ci ha consentito di individuare con un relativo margine di certezza il significato dei toponimi recuperati. Se alcuni sono evidenti come Montalto – montagna alta - altri danno indicazioni sulla vegetazione presente nei luoghi. Ecco il caso dei fitotoponimi come carra o carruso che indica un luogo ricco di querce; grappidà, luogo in cui si trova il pero selvatico, con la a prima del nome che indica il loro essere selvatico.
Una lingua che rende vitale questi luoghi che senza questi toponimi sembra scomparire come non avesse più diritto di identità

«Nel sito abbiamo geolocalizzato i toponimi in rapporto coi luoghi cui pertengono, indicandoli sulla mappa. Per ognuno abbiamo realizzato una scheda che una volta aperta indica etimologia e fonte cui ci siamo riferiti per l’interpretazione», conclude Picone.
Una risorsa on line libera e messa a disposizione di tutti come strumento di divulgazione e presidio di memoria che consente di scoprire luoghi, legami, identità di una terra ancestrale.