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03/05/2025 ore 18.00
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La montagna greca sospesa tra passato e presente: «Così abbiamo riscoperto il fascino senza tempo di questi luoghi»

Alfonso Picone Chiodo punto di riferimento per escursionisti e ricercatori: «Questo patrimonio di conoscenze si stava perdendo, abbiamo raccolto oltre 1200 toponimi»

di Silvio Nocera

Chi si occupa di linguistica, glottologia e filologia, sa bene che dentro il linguaggio e le parole non sono solo contenuti mondi che vengono da lontano, ma che quelle parole, custodi di una memoria e di una semantica, ci restituiscono ontologia, senso ed essenza di qualcosa che resta impresso nella storia fino ad arrivare a noi.

È questo l’obiettivo di Alfonso Picone Chiodo, camminatore, esploratore e autore del blog L’Altro Aspromonte, ormai punto di riferimento per escursionisti, ricercatori, appassionati di storia, antropologia, territorio e percorsi naturalistici. Picone narra e divulga questo spazio, la Montagna Greca, attraverso un febbrile lavoro di ricerca sul campo che spazia dall’indagine dei luoghi e dei suoi protagonisti, alle cronache realizzate intervistando gli abitanti di ieri e di oggi di quello spazio fisco e mentale che è l’Aspromonte.

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Una montagna da sempre sospesa tra passato e presente, tra riti ancestrali e fughe verso la modernità, tra insediamenti e abbandoni, tra cultura pastorale, accatastamenti culturali e una geologia unica riconosciuta dall’Unesco. Uno spazio fisico e mentale colmo di conflitti che Picone ha contribuito a liberare dagli stereotipi collegati il marchio di infamia che per decenni si è portato dietro assieme alla stagione dei sequestri. Contribuendo a dare vita ad uno dei Parchi Nazionali più belli e suggestivi d’Italia.

«Iniziai a camminare in quegli anni (Settanta e Ottanta), guidato da studiosi come il prof Minuto e Mosino che ci fecero capire come questa montagna, al di là delle sue caratteristiche naturalistiche, custodisse molto di più dalla peculiarità delle minoranze linguistiche a quella della cultura greca. A questo patrimonio mi appassionai camminando e interrogandomi sul senso dei luoghi, sui nomi che hanno o avevano, cercando di porre un argine alla deriva dell’oblio. Perché questo patrimonio di conoscenze si stava perdendo in un processo che ancora oggi è in corso e che ha un forte impatto sulla memoria collettiva», continua l’autore.

Un’idea che parte dalla voglia di divulgare un patrimonio poco conosciuto attraverso un taglio linguistico e filologico collegato ai toponimi greci: «Abbiamo raccolto oltre 1200 toponimi utilizzando sia fonti orali – indagini con pastori, boscaioli, contadini e più in generale con i pochi che ancora presidiano questi luoghi -, sia strumenti cartografici che vanno dalle mappe dell’Istituto Geografico Militare ad altre fonti cartografiche più antiche. Una volta raccolto il materiale abbiamo cercato di decifrarlo e interpretarne l’etimologia utilizzando dizionari e risorse di cercare, a partire da Gehrard Rohlfs. Questo ci ha consentito di individuare con un relativo margine di certezza il significato dei toponimi recuperati. Se alcuni sono evidenti come Montalto – montagna alta - altri danno indicazioni sulla vegetazione presente nei luoghi. Ecco il caso dei fitotoponimi come carra o carruso che indica un luogo ricco di querce; grappidà, luogo in cui si trova il pero selvatico, con la a prima del nome che indica il loro essere selvatico.

Una lingua che rende vitale questi luoghi che senza questi toponimi sembra scomparire come non avesse più diritto di identità

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«Nel sito abbiamo geolocalizzato i toponimi in rapporto coi luoghi cui pertengono, indicandoli sulla mappa. Per ognuno abbiamo realizzato una scheda che una volta aperta indica etimologia e fonte cui ci siamo riferiti per l’interpretazione», conclude Picone.

Una risorsa on line libera e messa a disposizione di tutti come strumento di divulgazione e presidio di memoria che consente di scoprire luoghi, legami, identità di una terra ancestrale.