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11/05/2025 ore 19.02
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Nel cuore di Reggio, sulla rocca di Palizzi e a picco sul mare a Scilla: i castelli raccontano storie millenarie

In punta alla Calabria, bagnato dallo Stretto crocevia di popoli, culture e relazioni commerciali, il territorio si è difeso dalle incursioni piratesche con le sue fortificazioni, oggi beni di grande valore

di Anna Foti

Se la Storia necessitasse di presidi che la salvassero dall’oblio della dimenticanza, allora i castelli, con le loro alte mura di cinta ma anche con i ruderi che ne restano, anche trasformati nei secoli in dimore nobiliari, sarebbero ancora lì a svolgere la loro funzione di protezione. I castelli ancora hanno qualcosa di prezioso da difendere e preservare: la nostra Storia e la nostra memoria.

Reggio per la sua collocazione geografica in punta alla Calabria e allo Stivale, bagnata dallo Stretto, crocevia fin dall’antichità di popoli, culture e relazioni commerciali, lambita lungo le sue coste dal mar Ionio e dal mar Tirreno, ha vissuto il mare anche come una minaccia dalla quale difendersi nelle epoche delle invasioni e delle incursioni piratesche.

Reggio e il “suo” castello

Simbolo della città di Reggio Calabria è il castello Aragonese, sopravvissuto nei secoli a terremoti, maremoti e a invasioni. Un primo documento certificherebbe l’esistenza di una rocca già nel 536. Le sue origini infatti sono risalenti al periodo compreso tra il 536 e il 549. Conquistato dagli Ostrogoti e poi dai Longobardi, nel 1059 passò dai Bizantini ai Normanni. Furono questi ultimi ad ampliarlo, prima del dominio di Carlo D'Angiò nel 1266.

Giovanna I, regina del Regno di Napoli, lo restaurò dopo le guerre tra Angioini ed Aragonesi. Le modifiche più radicali furono eseguite, sotto la direzione dell'architetto militare Baccio Pontelli, da re Ferdinando e Giovanna d'Aragona nel 1458. Questa è l’epoca di massima estensione del castello (da qui la denominazione nonostante le origini più antiche) con l’aggiunta delle due torri merlate cilindriche, del rivellino esterno, del fossato e dell'acquedotto. Ulteriori fortificazioni furono aggiunte tra dopo il 1540 da Carlo V.

Castello Aragonese Reggio Calabria[Missing Credit]

Con la conquista ad opera dell’ammiraglio della flotta turca Ariadeno Barbarossa iniziò poi una sfilza di dominazioni: spagnola, austriaca e borbonica. Con l'occupazione napoleonica, agli inizi dell'Ottocento, ne iniziò la decadenza. Il suo ultimo giorno da struttura bellica fu il 21 agosto 1860, con la battaglia tra i Garibaldini e i soldati borbonici.

Nel 1869 divenne una caserma ma nel 1897 le Torri merlate, per il loro valore storico-artistico, furono insignite nel del titolo “Monumento Nazionale”. Il terremoto del 1908 e la necessità di ricostruzione della città fecero il resto. Per congiungere via Aschenez e via Cimino, furono demolite parte delle murature. Restarono intatte soltanto le torri aragonesi, utilizzate, dal 1950 per ospitare l'Osservatorio Geofisico. Nel maggio 1986, nel corso dell'esecuzione di lavori di restauro, crollò il fronte occidentale della cortina. Seguirono progetti di restauro statico, finanziato dal Decreto Reggio, e di valorizzazione che soltanto dal 2015 lo hanno restituito alla città con destinazione a spazio per le attività culturali della città.

Il castello sulla rocca di Palizzi


Alle pendici di una rupe di arenaria, incastonato è il borgo di Palizzi dove si erge, a 272 metri sul livello del mare Ionio, un antico castello di origini medievali. Edificato dai Ruffo nel XIV secolo, nel tempo numerosi sono stati gli interventi ai quali è stato sottoposto e che lo hanno condotto all’aspetto con cui si mostra adesso.

Per secoli la fortificazione e il suo borgo per la loro posizione geografica sono stati considerati un rifugio per sfuggire alle continue incursioni della pirateria turchesca.

L’impianto difensivo venne rimaneggiato dai Romano, dai Colonna e dagli Erbo nel XVI secolo, dagli Arduino di Alcontres nel XVIII secolo e poi ristrutturato e ampliato dal barone Tiberio De Blasio nella seconda metà dell’Ottocento. Fu allora che divenne un palazzo residenziale. Durante i bombardamenti degli Alleati su Reggio, vi si rifugiò Carlo De Blasio. Che il castello, dichiarato Monumento culturale nazionale dal Ministero, fosse cinto da mura con due torrioni emerge da un certificato del Mastro d’atti di Palizzi, Saverio Grimaldi, di fine Settecento. Non solo mura di cinta ma anche una grande scala con una sola finestra, la cucina, un’anticamera, poi altre stanze, magazzini e cantine e fuori anche poderosi bastioni, bocche da fuoco lungo il ciglio del costone roccioso con feritoie. E ancora due torri, una cilindrica merlata sul versante est e una angolare sul versante opposto.

Castello di Palizzi prima e dopo i lavori di recupero[Missing Credit]

Oggi, dell'antico impianto militare rimangono le alte mura di cinta, le bocche da fuoco e alcune tracce di merli e feritoie. Interessante fu la scoperta di celle carcerarie ricavate nella roccia viva.

Dopo un decennio anni di stallo, l’attuale amministrazione Comunale ha riattivato l’iter di recupero. Un corposo intervento progettato dalla Sovrintendenza presto restituirà al territorio l’antico castello che si staglia su un gigantesco costone di roccia per dominare la costa grecanica del mar Ionio.

A picco sul mare il castello Ruffo di Scilla

La prima fortificazione di Scilla (promontorio scilleo) risale agli inizi del V secolo a.C.. Sorta per difendersi dalle ripetute scorribande di pirati, contrastate dal tiranno reggino Anassila, essa era la postazione ideale per avvistare e proteggere le terre di Calabria da chi arrivava dal mare. Il castello Ruffo di Scilla ha infatti origini antiche che dagli Etruschi, attraversando il periodo magnogreco e romano, arrivano all'epoca bizantina testimoniata dai resti di alcune strutture murarie del monastero basiliano di San Pancrazio, risalente all'IX secolo. Nel 1060 il castello divenne rocca militare.

Castello Ruffo di Scilla dal mare[Missing Credit]

Da presidio di difesa dalle incursioni saracene, la rocca divenne nei secoli fortificazione sempre più grande, solida e suggestiva. Dopo la metà del 1500 il Castello fu acquistato da Paolo Ruffo che commissionò il restauro del palazzo Baronale, residenza della sua famiglia fino ai primi del Settecento. Ne è testimonianza una grossa lapide con lo stemma della famiglia Ruffo, proprio nel portale d’ingresso. I terremoti del 1783 e del 1908, purtroppo, lo danneggiarono seriamente.

Dal 1808 è proprietà demaniale dello Stato. Con la sua pianta irregolare ed edifici con stili completamente differenti come le epoche in cui sono stati ristrutturati, il castello si conserva nella tipica configurazione delle fortezze.

Dal 1913 accoglie il Faro militare noto come faro di Scilla. Dopo un recente restauro, il castello ospita mostre ed eventi culturali e costituisce uno straordinario e suggestivo balcone panoramico sullo Stretto.