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18/04/2025 ore 15.35
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Pietra Cappa, le rocce di San Pietro e la rocca del drago: viaggio nelle meraviglie naturalistiche del Parco Aspromonte

Il sito dal 2021 fa parte della rete dei Geoparchi Unesco. Un riconoscimento alla sua straordinaria formazione e alle caratteristiche storico-culturali

di Redazione
Alcuni siti del parco Aspromonte

Il Parco nazionale dell'Aspromonte è un gioiello unico nel panorama mondiale per la sua straordinaria formazione e conformazione geologica e per le sue caratteristiche storiche e culturali. A certificarlo è, ormai dal 2021, l’Unesco, Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, che da ottant’anni identifica, protegge, tutela e trasmette ai posteri i patrimoni culturali e naturali di tutto il mondo.

Aspromonte nella rete dei Geoparchi Unesco

Nell'aprile del 2021, Il World Heritage Committee dell'Unesco ha ufficialmente inserito il Parco dell'Aspromonte nella rete mondiale dei Geoparchi Unesco riconoscendo un particolare pregio alla sua geologia determinata da una evoluzione geodinamica e sismotecnica risalente a oltre 500 milioni di anni fa e ancora in corso. L’Aspromonte, infatti, altro non era che un pezzo della catena alpina staccatosi dalla Spagna, dall’Italia nord-orientale, dalla Sardegna e dalla Corsica attraverso due cicli orogenici e che, spostandosi alla deriva verso sud est, giunge ad unirsi con il territorio preesistente della Calabria citeriore. L’Unesco, dunque, riconosce al Parco lo status di Geoparco attribuendogli un patrimonio geologico di particolare rilevanza scientifica, rarità, valore estetico ed educativo, generato da un peculiare processo geodinamico e sismotettonico.

Le caratteristiche del Parco

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All’interno del suo territorio si trovano siti di interesse archeologico, naturalistico, storico e culturale di pregio. Nel suo ecosistema convivono circa 1500 specie vegetali e animali, che crescono e vivono liberamente in un territorio caratterizzato da un sistema di montagne, altopiani e terrazze marine, attraversato da fiumare. I corsi d’acqua nel tempo hanno plasmato la roccia creando passaggi e cascate spettacolari. Queste caratteristiche geologiche e geomorfologiche hanno portato alla formazione di quella che viene definita la “valle delle le Grandi Pietre” che interessa una porzione di territorio aspromontano che va da S. Luca e Natile vecchio, fino a Canolo e Samo. Il paesaggio piò essere definito "dolomitico" grazie alla presenza di pinnacoli, torri e pareti calcaree scavate dalle cascate, a volte molto alte e abbondanti.


È qui che si può ammirare una serie di Pietre ciclopiche di colore grigio e dalle forme più suggestive, che spuntano nel bel mezzo di una ricca vegetazione come giganti addormentati: la più grande è Pietra Cappa, il monolite più alto d’Europa, il cui nome deriverebbe dall’appellativo medievale di pietra “Gauca”, cioè, pietra vuota, in riferimento al fatto che nella stessa zona si trovano diverse grotte frequentate nell’antichità dai monaci basiliani.

Le leggende

Numerose sono le leggende che gravitano attorno a questo stano monolite. La più diffusa racconta che Gesù, giunto con i suoi discepoli ai piedi dell’Aspromonte, avesse chiesto loro di raccogliere dei massi per fare penitenza e poiché Pietro raccolse solo un piccolo ciottolo, quando Gesù trasformò i massi raccolti in fumanti pagnotte, comprese l’insegnamento. Lasciato lì quel sasso, lo sfiorò con un dito facendolo lievitare così tanto fino a trasformarlo nel gigante monolita. Un’altra leggenda racconta che a Pietra Cappa risiedesse la Decima Legione Fretense, nella quale militava il legionario che trafisse con la lancia il costato di Gesù. Infine, si racconta che il gigante di pietra fosse anche il punto di partenza dei monaci che fondarono l’ordine di Sion, ai quali fu fatta la rivelazione del Sacro Graal.

Dopo Pietra Cappa troviamo le Rocce di San Pietro, grotte scavate nella roccia dai monaci basiliani, giunti in Calabria nell’alto medioevo, alla ricerca di luoghi solitari e lontani dalle tentazioni, chiamati asceteri, dedicandosi alla contemplazione, pregando e lavorando secondo la Regola di San Basilio.

Nella zona di Roghudi si possono ammirare due grandi e singolari formazioni calcaree come la Rocca del Drago, che richiama l’aspetto di una grossa faccia occhiuta, e la conformazione rocciosa detta “Caldaie del Latte” per la sua somiglianza a delle pentole, dove, racconta la leggenda, il drago conservava il suo nutrimento. La Valle delle Grandi Pietre si completa con le formazioni calcaree di Pietra Tonda, Pietra Lunga, Pietra Stranghiolo, Pietra di Febo, Pietra Castello, che completano e identificano ulteriormente la straordinaria identità del paesaggio.