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21/06/2025 ore 09.33
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Una cascata di luce e spiritualità: il mistero del solstizio d’estate nell’Abbazia florense di Gioacchino

Un raggio abbagliante ridisegna l’interno della Chiesa abbaziale di San Giovanni in Fiore. Un fenomeno che, tra simbologie trinitarie e riferimenti biblici, rievoca la Trasfigurazione di Cristo sul Tabor

di Giuseppe Riccardo Succurro*

Durante il solstizio d'estate, dal complesso ordito dei trafori del fondo del coro della Chiesa abbaziale florense di San Giovanni in Fiore, una cascata di luce «più che illuminare la chiesa, investe ed abbaglia», testimoniò meravigliato lo storico dell’arte Cadei.
Una singolare e grandiosa trama di sette trafori caratterizza questa suggestiva quinta absidale che conclude la lunga e imponente navata della Chiesa abbaziale florense, orientata lungo la direzione sacra, con l’entrata rivolta a occidente e la facciata absidale rivolta a oriente verso Gerusalemme.

Un insistito ritmo triadico propone il mistero della Trinità: tre severe monofore ad arco acuto sono sormontate da una grande finestra circolare esalobata che è attorniata, in disposizione triangolare, da altre tre piccole finestre circolari quadrilobate.
La Chiesa abbaziale florense è il luogo della contemplazione e della preghiera. Non è solo austera e solenne; è soprattutto una testimonianza del pensiero di Gioacchino da Fiore ed è l'immagine del suo messaggio spirituale.

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L'articolazione dell'area strettamente monastica sembra esemplata sulla Tavola XV del Liber Figurarum che illustra la visione di Ezechiele del misterioso cocchio che trasporta il trono divino. La lettura della sezione trasversale in corrispondenza del coro lascia supporre la corrispondenza con la Tavola XII, il progetto del nuovo ordine monastico.

Ma è soprattutto la trama dei trafori della quinta absidale che riproduce in architettura la Tav. XIII del Liber Figurarum, il Salterio dalle dieci corde, nel quale si combinano la triangolarità dei vertici raffiguranti la Trinità delle Persone e la rotondità dell'apertura centrale simboleggiante l'Unità della Sostanza Divina.
La facciata absidale, nel solstizio d'estate, diventa un'unica sorgente di luce, una cascata abbagliante che rimanda all'esperienza vissuta da Gioacchino da Fiore sul monte Tabor.

È stata recentemente proposta da Lopetrone la suggestiva ipotesi che il singolare quadro simbolico dei trafori luminosi absidali offrano, «attraverso una combinazione luce-ombra», l’immagine della Trasfigurazione di Cristo sul monte Tabor, così come narrato dagli evangelisti Matteo, Marco e Luca.

*Presidente del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti