Roccella, Bianchi e Marcorè chiudono in musica il Festival dell’argomento a piacere
Pienone per la kermesse che racconta le passioni dei personaggi della cultura. Tra gli ospiti il conduttore di Propaganda Live e l’attore marchigiano
Dalla sua partecipazione a Musicultura da concorrente con gli Original Slummer Band agli idoli di sempre invitati a Propaganda Live, passando per le star “rubate” a Domenica In e il caos sanremese. Non poteva che essere la musica l’argomento a piacere scelto da Diego Bianchi, ospite della rassegna diretta da Tommaso Labate che ieri sera ha chiuso i battenti a Roccella Jonica facendo il pieno di pubblico. Il conduttore e blogger, tra backstage, storie, aneddoti e improvvisazioni, ha racconta il suo personalissimo viaggio nel mondo della musica.
«Era il ‘96 e c'era un settimanale di Repubblica che si chiamava Musica, e c'era una sezione dedicata alle band emergenti – ha raccontato Zoro, pseudonimo di Bianchi – e noi fummo selezionati tra i tre o quattro gruppi meritevoli di emergere e ci trovammo sui alcuni palchi nazionali e tra questi quello di Musicultura. Facevamo musica blob e questo è un altro dei motivi per cui non siamo emersi – ha continuato a scherzare –. Era un non genere, a noi la musica piaceva e piace tutta, penso ci sia della bella musica in tutti i generi, quindi non volevamo un'etichetta e facevamo un po' di tutto. La nostra hit si chiamava Mentalità skizzata. Gli skizzati erano i tifosi del Sora calcio e questa canzone dedicata a loro è diventata l'inno del club».
La musica per Zoro rappresenta un elemento dominante anche per il suo programma Propaganda Live, che pochi giorni fa ha chiuso la sua stagione televisiva su La7. «Chi decide gli ospiti? Praticamente li decido io e questa cosa mi ha sempre dato un grande potere perché finalmente sono riuscito ad invitare tutti i miei idoli: Marcus Miller, Stanley Jordan, Morris. Ma anche gli Spandau Ballet, che da ragazzo disprezzavo». Sulla loro partecipazione a Gazebo, Bianchi ha rivelato un simpatico retroscena. «Andavamo in onda la domenica sera e nel pomeriggio loro erano ospiti di Mara Venier a Domenica In, ma non ci sono sembrati entusiasti di essere in quel contesto, così ci siamo inventati una gag in poche ore. Per essere più generalisti, abbiamo recapitato loro l’invito in trasmissione come avrebbe fatto Maria de Filippi a C’è posta per te. Così riuscimmo a portarli al Teatro delle Vittorie, da dove andavamo in onda».
Quindi un passaggio, non senza un filo di polemica sul Festival di Sanremo: «Parto da Roma con l’intenzione di fare 4-5 interviste – ha spiegato –. Ne porto a casa solo due. Oggi gli uffici stampa di diversi artisti e tutto il giro che sta dietro a loro danno priorità ad influencer vari lasciando in secondo piano i giornalisti. Una roba senza senso».
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In serata a raccontare la sua passione per la musica leggera sul palco è salito Neri Marcorè, il quale ha mosso i primi passi come imitatore tanti anni fa proprio in Calabria. «Il mio primo impresario era di Pellaro – ha raccontato - qui e in Sicilia venivo tutte le estati, è stata la mia gavetta sul campo. Avevo partecipato a un quiz radiofonico di Giancarlo Guardabassi dove cantavo una canzone dei Bee Gees e il conduttore ne fu colpito. Fu la scintilla che mi permise di calcare i palcoscenici delle piazze estive. Poi, la mia attenzione si è spostata sul teatro-canzone».
Tanti i cantanti imitati da Marcorè nel corso della sua carriera, da Amedeo Minghi a Jovanotti, passando per Franco Battiato e Ligabue, «a cui – ha rivelato – quell’imitazione non piacque molto».
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La svolta musicale coincide con la scoperta di Giorgio Gaber. “Era il 1990 e l’ho scoperto relativamente tardi, quel nuovo Gaber stava già nei teatri da vent’anni a fare il teatro-canzone, e lì proprio me lo sono bevuto tutto perché trovavo in lui tante delle cose che avrei voluto dire, tante delle cose nelle quali mi immedesimavo. Mi faceva ridere l’aspetto comico e mi faceva riflettere quello critico delle sue invettive. È stato sicuramente uno di quelli di cui mi sono nutrito di più dal punto di vista dell’ascolto».
Con in braccio una chitarra acustica, Marcorè ha infine proposto al pubblico di Largo Colonne la sua personale top five musicale in ordine sparso, da Ivan Graziani a Fabrizio De Andrè, fino a Edoardo Bennato, De Gregori e Ivano Fossati, prima di improvvisare una versione inedita di “Soldi” di Mahmood, cantata e suonata alla maniera di Angelo Branduardi.