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18/05/2025 ore 22.50
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Il Fico Dottato di Cosenza Dop: un tesoro gastronomico e simbolo di tradizioni che resistono al tempo

Dopo la raccolta, vengono adagiati sui “cannizzi” e lasciati a essiccare lentamente al sole. Oggi questo frutto rappresenta una risorsa economica strategica per oltre 60 comuni della provincia bruzia

di Redazione Economia

Nel cuore della Calabria, tra i pendii assolati della provincia di Cosenza, matura un frutto che racchiude secoli di storia e tradizione: il Fico Dottato di Cosenza Dop. Non è un semplice fico essiccato, ma il simbolo di un’identità agricola e culturale che ha resistito al tempo, trasformandosi in un’eccellenza gastronomica riconosciuta a livello europeo.

Già apprezzato ai tempi della Magna Grecia, il fico era considerato un alimento prezioso, capace di unire gusto e praticità. La varietà “Dottato”, particolarmente adatta all’essiccazione grazie alla sua buccia sottile, alla polpa ambrata e alla quasi totale assenza di semi, si è radicata nel Cosentino, diventando parte integrante della cultura rurale.

Dopo la raccolta, i fichi vengono adagiati a mano sui tradizionali “cannizzi”, graticci di canne intrecciate, e lasciati essiccare lentamente al sole. È una pratica antica, quasi immutata nei secoli, che mantiene intatte le proprietà nutrizionali e il gusto del frutto, arricchendolo di note intense e persistenti.

Oggi il Fico Dottato di Cosenza rappresenta una risorsa economica strategica per oltre 60 comuni della provincia. La sua produzione coinvolge centinaia di piccoli agricoltori, sostenuta da accordi di filiera come quello tra Coldiretti Calabria e Noberasco, che punta alla valorizzazione del prodotto sul mercato nazionale e internazionale.

Tra le realtà di punta, l’azienda Terra dei Fichi dei fratelli Tripicchio coltiva oltre 2.500 alberi nella Valle dell’Esaro, utilizzando solo metodi naturali di essiccazione. Anche Valle del Crati, con il progetto “Valtifru4.0”, lavora per coniugare innovazione e tradizione, sviluppando nuove tecnologie per la trasformazione e conservazione della frutta secca.

Il Fico Dottato è protagonista di ricette tipiche calabresi come le crocette — quattro fichi disposti a croce, farciti con noci o scorze di agrumi e poi cotti al forno — ma anche coroncine, trecce e fichi ricoperti di cioccolato. Vere prelibatezze artigianali, spesso confezionate con proverbi dialettali e simboli della cultura locale.

Oltre al sapore dolce e avvolgente, questo frutto è ricco di fibre, zuccheri naturali, calcio, ferro e potassio. È una fonte di energia rapida, ideale per sportivi e lavoratori, ma anche un alleato della salute digestiva. Nella tradizione contadina, i fichi secchi erano lo “snack” per eccellenza durante le lunghe giornate nei campi.

Il Fico Dottato di Cosenza Dop è molto più di un prodotto agricolo: è un simbolo di resistenza culturale, di rispetto per la terra e di amore per le cose fatte bene. Assaporarlo significa partecipare a un rito antico, in cui ogni morso racconta il calore del sole, la cura delle mani contadine e la dolcezza di una terra generosa.

Scheda prodotto: Fico Dottato di Cosenza Dop

Zona di produzione: Provincia di Cosenza – oltre 60 comuni tra cui Luzzi, Rose, Bisignano, Roggiano Gravina, Tarsia, Santa Sofia d’Epiro.

Metodi di lavorazione: Essiccazione naturale al sole su cannizzi tradizionali, lavorazione manuale, senza conservanti.

Specialità derivate: crocette (fichi farciti e cotti), coroncine, fichi ricoperti di cioccolato, confetture artigianali, “vasiddri” (confezioni con proverbi calabresi).

Economia e filiera: circa 500 aziende agricole coinvolte. Collaborazioni con marchi come Noberasco. Riconoscimento Dop ottenuto nel 2011.

Valori nutrizionali (per 100g di prodotto secco): energia ~250-270 kcal; zuccheri naturali ~58 g; fibre ~9 g; calcio ~160 mg; potassio ~1000 mg, ferro ~2.5 mg.

Benefici per la salute: alta digeribilità, azione emolliente e lassativa naturale, ottima fonte di energia, ricco di antiossidanti (soprattutto nella buccia).

Certificazione: Denominazione di Origine Protetta (Dop) – Regolamento Ue n. 1032/2011.