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20/12/2025 ore 06.42
Storie

La Calabria che innova: con Level U.P. a Cosenza il talento resta e cresce sul territorio

Nata nel 2025, l’impresa integra AI e growth hacking, costruendo valore reale per aziende e giovani talenti senza seguire scorciatoie, in un territorio spesso trascurato

di Francesco Vilotta

La Calabria non fa rumore quando cambiano le cose.

Non accende riflettori, non suona trombe. Succede in silenzio, spesso di notte, magari su un tavolo qualsiasi, con un foglio stropicciato e una penna in mano. Fuori le strade sono vuote, il Sud sembra dormire. E invece no: sta pensando.

È in una notte di marzo che nasce Level U.P. Non come un’azienda, non come un marchio, ma come un’intuizione. Due ragazzi, due amici di sempre, classe ’97, cresciuti insieme tra videogiochi e sfide di squadra. Un’idea scritta quasi per gioco: Level U.P.. Salire di livello. Non scappare, non aspettare che qualcuno conceda spazio. Costruirlo.

In Calabria, fare impresa è spesso un atto politico.

Perché qui l’innovazione viene ancora guardata con sospetto, la parola “digitale” suona moderna ma lontana, e il futuro viene raccontato più come una promessa che come un lavoro quotidiano. William Pancaro e Cristian Urso hanno fatto una scelta semplice e radicale: restare, studiare, applicare, misurare. Fare sul serio.

Cristian racconta spesso che il marketing, per lui, è il punto esatto in cui si incontrano economia, tecnologia ed emozione. Non un trucco per vendere, ma un linguaggio per capire le persone. William lo dice in modo più asciutto: senza metodo, senza dati, senza studio, ogni intuizione è solo un’illusione che dura poco. È in questo equilibrio che nasce la loro visione comune.

Sono diversi, ed è proprio per questo che funzionano. William arriva dalla psicologia sociale ed economica, dal mondo delle decisioni e delle ricerche di mercato, con uno sguardo analitico che scava nei comportamenti. Cristian è cresciuto nella tecnologia come altri crescono nei cortili: software, clienti, codice, relazioni. Da oltre 10 anni, parla alle persone e alle macchine, costruisce ponti e valore. Insieme hanno capito una cosa essenziale: il marketing non è fumo. È metodo. Il marketing digitale, il social media marketing - dicono - non esistono, ma come non esistono vi chiederete, esiste chi fa marketing, dal canale che si utilizza si declina il nome stesso.

All’inizio Level U.P. è una boutique agency, snella, fluida, fatta di professionisti coordinati più che di gerarchie. Funziona perché è vera. Cresce perché lavora. Attira talenti perché non promette illusioni, ma responsabilità. Poi arriva l’incontro decisivo con il Gruppo No.Do., storica eccellenza regionale nel campo dell’ingegneria e della formazione. Non una colonizzazione, ma un’alleanza. Stessa curiosità, stesso rigore, stessa idea di futuro. Nell’ottobre 2025 Level U.P. diventa una società strutturata: Level U.P. Srl. Una casa definitiva per un progetto che non vuole più restare provvisorio.

Qui va detto con chiarezza, senza retorica.

Level U.P. non è solo un’agenzia di comunicazione. È una tech company che lavora su AI Adoption e growth hacking, una delle poche realtà del Sud Italia a integrare davvero l’intelligenza artificiale nei processi aziendali. Non come moda, ma come strumento quotidiano. Dati, test, analisi, ottimizzazione. Decisioni misurabili, sprechi ridotti, risultati concreti. In un territorio dove spesso si comunica “a sensazione”, loro hanno scelto la precisione.

Eppure il dato più interessante non è tecnologico. È umano.

Il team è giovane, ma non ingenuo. Selezionato per attitudine prima ancora che per competenze. Perché una skill si può imparare, spiegano, ma un modo di stare al mondo no. È una scelta che ha un costo, perché rallenta, seleziona, espone al rischio. Ma è anche l’unico modo per costruire un ambiente sano, dove le idee non nascono dalla competizione interna ma dalla fiducia.

C’è un mantra che attraversa tutto il progetto: portare valore agli altri.

Non vendere servizi, ma costruire partnership. Non clienti da fatturare, ma imprese da far crescere. È così che una realtà nata a Cosenza arriva a lavorare anche con aziende multinazionali, senza complessi di inferiorità, con quella determinazione che nasce da chi sa di non avere scorciatoie.

In Calabria siamo abituati ai racconti di fuga.

Questa, invece, è una storia di ritorno al senso. Una storia che dimostra che anche qui si può costruire un polo di competenze avanzate, che l’innovazione non è un privilegio geografico, che il futuro non arriva: si prepara.

Level U.P. non salverà la Calabria. Nessuna azienda può farlo da sola.

Ma racconta una verità che dà fastidio: spesso il problema non è il talento che manca, ma il coraggio di organizzarlo. E quando questo accade, anche da Cosenza, il livello può davvero salire.

Senza chiedere permesso.