Mihail Ion torna in Calabria con il suo prezioso violino Stradivari del 1730: «Colpito dal calore di questa terra»
Intervenuto ai nostri microfoni, il giovane violinista italo-rumeno ci parla delle figure a lui più care, del suo violino e della soddisfazione di tornare qui. Sarà a Scalea l’8 maggio
Giovedì 8 maggio, la Biblioteca Comunale di Scalea ospiterà il concerto del violinista Mihail Ion, che si esibirà con un prezioso violino Stradivari del 1730.
Per la terza volta il violinista Italo-rumeno torna in Calabria e stavolta grazie all'associazione "Metastasio Musica", ai direttori artistici Daniele Palma e Salvatore Carrozzino e il direttore musicale Mattia Salemme. Il tutto in collaborazione con la Pro Loco di Scalea e il presidente Salvatore Licursi per la stagione concertistica del maggio musicale.
«Un programma di tutto punto» - dice il musicista che ha risposto ad alcune nostre domande:
Oltre la figura del musicista, chi è davvero Mihail Ion?
«Potrei definirmi un ragazzo qualsiasi, quello che mi differenzia è il violino. L’immagine che ogni persona ha di me mi vede con il violino sempre in mano: ormai è un’estensione del mio corpo. Se non ce l’ho, sento come se mi mancasse qualcosa di essenziale. Fuori dal palco sono una persona che preferisce la tranquillità, amo viaggiare e passare il tempo con le persone a cui voglio bene.
Passo molto tempo con la mia famiglia, che non smetterò mai di ringraziare per i sacrifici che hanno fatto per me. La figura di mio padre è fondamentale nel mio percorso, dato che è merito suo se ora sto muovendo i miei primi passi nel mondo della musica.
Un’altra figura molto importante è quella del Maestro Geza Hosszu-Legocky: oltre a essere un fantastico insegnante, è anche un meraviglioso esempio: mi ha cambiato in poco tempo. Oltre a studiare con lui, ho l’onore di essere uno dei suoi protégé. Ricordo perfettamente la prima volta che lo disse a un pianista: fui colmo di gioia, perché fino a quel momento non ne avevo saputo nulla. Questo sono io, fuori dal palco — profondamente fiero di essere uno dei musicisti ufficiali della rinomata Thomastik-Infeld. Grazie al loro sostegno, posso esprimere sul palco tutto ciò che ho dentro: le loro corde rendono unico ogni istante della mia musica e mi accompagnano in ogni nota».
Suoni uno strumento molto prestigioso. Parlaci del tuo Stradivari e di come sei venuto a contatto con esso.
«Ero sicuro che arrivasse questa domanda. Tengo a specificare che non voglio farmi etichettare come “il ragazzo che suona uno Stradivari”. Sì, è senza dubbio una splendida opportunità quella che mi è stata offerta quasi un anno fa dall’ACAM, anche se tengo a precisare che tutto è nato per una pura casualità. Ricordo ancora il primo giorno in cui ho avuto quel violino tra le mani: ero emozionatissimo. Presi il treno da Parma e, man mano che il viaggio proseguiva, iniziavo a sentirmi sempre più sereno. Una volta arrivato, feci una breve presentazione di me stesso, raccontando chi ero e quali fossero i miei obiettivi, sia a breve che a lungo termine. Solo dopo mi consegnarono il violino. Fu un momento unico che non potrei mai dimenticare e, a distanza di un anno, ho il piacere di suonare il N. "Amati" del 1663 appartenuto al Re di Francia. Infatti il suo nome è “Ex Roi de France” dato che è stato uno strumento commissionato per la sua orchestra di corte.
Sono sicuro che questa esperienza mi ha aiutato tanto dal punto di vista della motivazione».
Torni in Calabria per la terza volta. Ti piace questa terra?
«Certamente, è sempre un piacere tornare in questa magnifica terra che mi fa sentire come a casa nonostante gli 800 chilometri di distanza. Mi ha colpito molto il calore umano delle persone che ho conosciuto, e soprattutto mi reputo fortunato di portare un po’ della mia identità rom anche qui in Calabria.
La prima volta che arrivai qua era per un concerto dove suonai con il mio carissimo amico e collega di musica Mattia Salemme: eseguimmo il Concerto Nº4 per violino e orchestra di Mozart e la Zingaresca di Sarasate con l'Orchestra Giovanile Polimnia diretta dal Maestro Salemme. Fu un bel momento perché è un brano a me molto caro viste le mie origini rom. In quella sera eseguì ben 3 bis tra Ysaÿe, Paganini ed Ernst e mi colpì molto l'energia del pubblico. Sicuramente in futuro tornerò magari per un po’ di vacanze e non solamente per i concerti dato che vorrei conoscere meglio le vostre magnifiche tradizioni e usanze».