Quattro Chiacchiere, l’associazione che fa dell’artigianato relazione e antidoto allo stress: «Qui conta il tempo che ognuno si dona»
Nata dall’amicizia di quattro donne, l’Aps cosentina promuove laboratori creativi dove si impara a intrecciare, appunto, tra quattro chiacchiere: «L’uncinetto per noi è strumento attraverso cui sottrarsi alla frenesia e alla solitudine odierne. Le arti manuali oggi sono svalutate ma c’è chi ancora le tramanda con passione»
Il filosofo e scrittore ceco Vilem Flusser utilizza la metafora dell’atrofia delle mani per descrivere come l’avvento del digitale, e in particolare degli smartphone, abbia portato a una sempre più crescente diminuzione delle nostre funzioni tattili e pratiche. La manualità sembra così appartenere a un’altra epoca, un cambiamento evidente anche nel crescente disinteresse delle giovani generazioni verso le arti artigianali. A che servono, d’altronde, le mani oggi in un mondo in cui basta muovere le dita?
Per fortuna, però, c’è ancora chi crede nella creatività manuale. A Cosenza, nello specifico, c’è un’associazione che ha scelto di mettere al centro il fare attraverso le mani stando insieme. È l’associazione di promozione sociale Quattro Chiacchiere – Creazioni tra amiche, nata dall’amicizia storica tra Maria Teresa Cento, Maria Vittoria Miraglia, Michela Chiappetta e Francesca Magnone, quattro donne accomunate da una lunga storia di creatività e condivisione.
Il nome dell’associazione viene spesso equivocato e ricondotto all’antica tecnica del chiacchierino – attraverso la quale si creano merletti e pizzi tramite una serie di nodi e anelli – ma in realtà si riferisce a tutt’altro: il piacere di parlare, confrontarsi, intrecciare parole e mani. «Noi siamo quattro amiche a cui piace chiacchierare e da queste chiacchiere nasce qualcosa di concreto, di fruttuoso».
Dall’amicizia alla nascita dell’Aps
Le quattro fondatrici si conoscono da quasi vent’anni, in un contesto comunitario e parrocchiale in cui la relazione è sempre stata un valore fondante. È proprio da questa esperienza condivisa che matura, nell’ottobre 2024, la decisione di costituirsi ufficialmente come Associazione di promozione sociale.
L’obiettivo non è mai stato solo quello di creare oggetti, ma di portare all’esterno un modo diverso di vivere il tempo e le relazioni. Oggi l’associazione è ospitata in uno spazio condiviso con altre realtà del territorio, grazie alla collaborazione con la parrocchia e alla disponibilità del dottor Emilio De Giacomo, che ha reso possibile l’utilizzo dei locali come luogo di incontro, lavoro e laboratori. Un sostegno importante, insieme a quello del parroco don Salvatore Cuscaldo, sempre aperto alle iniziative sociali e culturali.
Quattro storie, un’unica trama
Pur provenendo da percorsi diversi, le quattro componenti condividono una profonda familiarità con i lavori manuali, appresi quasi sempre in ambito familiare.
Francesca Magnone, artigiana da molti anni, realizza gioielli all’uncinetto impreziositi da pietre dure, legno e materiali di recupero. Ha imparato la tecnica da bambina e, dopo un periodo di pausa, l’ha riscoperta grazie all’insistenza delle amiche: «Qui c’è un valore aggiunto: l’amicizia. Anche nelle giornate difficili, lavorare insieme diventa una spinta».
Michela Chiappetta, invece, cresce in una famiglia in cui cucito e tessitura erano parte della quotidianità: la madre sarta, le zie al telaio. Ancora oggi conserva tessuti antichi e, insieme alle altre, porta avanti una ricerca sui filati tradizionali calabresi – come la canapa e la ginestra – consapevole delle difficoltà legate alla loro lavorazione e reperibilità.
Maria Vittoria Miraglia impara l’uncinetto osservando la nonna nel suo chiosco nel centro storico di Cosenza. Dopo una lunga pausa, riscopre una competenza che non si è mai davvero persa: «La memoria creativa resta, come andare in bicicletta». Nei laboratori vede spesso le partecipanti stupirsi di ciò che riescono a creare, portando a casa non solo un oggetto, ma una nuova consapevolezza.
Infine Maria Teresa Cento, l’unica non cosentina in quanto originaria di Gioia Tauro, è cresciuta in una casa sempre aperta, luogo di ritrovo e condivisione. Dopo un percorso professionale diverso, da ragioniera, torna all’uncinetto dopo trent’anni. Oggi si occupa anche della comunicazione social dell’associazione, curando il racconto delle attività e delle creazioni.
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I laboratori come rifugio dallo stress e spazio di ascolto
Il cuore del progetto dell’associazione Quattro Chiacchiere sono i laboratori creativi, aperti a donne (e non solo) di ogni età. Qui l’uncinetto diventa strumento, non fine: ciò che conta è il tempo donato a sé e agli altri.
«Le nostre chiacchierine – così chiamano le affiliate e le “fan”, perlopiù signore anziane ma ci sono anche delle piacevoli eccezioni tra giovani ragazze – arrivano dicendo di non essere capaci», raccontano, «poi restano per ore senza guardare il cellulare». In un’epoca di frenesia continua, questo diventa un piccolo ma significativo atto rivoluzionario.
Accanto ai laboratori manuali, l’associazione ha sperimentato anche incontri esperienziali in collaborazione con la mediatrice familiare Maria Cristina Ciambrone, momenti di ascolto e condivisione che hanno ricevuto grande apprezzamento e che confluiranno in un calendario di appuntamenti mensili.
Alcune delle creazioni dell'associazione Quattro Chiacchiere[Missing Credit]
Mercatini di Natale e apertura alla comunità
Un’importante occasione di incontro con l’esterno è stata la partecipazione ai mercatini di Natale, durante i quali l’associazione ha esposto e venduto le proprie creazioni, oltre a promuovere il progetto.
Per il periodo natalizio, in particolare, sono state realizzate ghirlande, centrotavola e decorazioni, spesso personalizzate su richiesta. Ogni oggetto viene adattato, mai riprodotto in serie. «Cerchiamo sempre un compromesso con chi ci chiede una personalizzazione – spiegano – ma ogni creazione resta unica».
Vendere le proprie creazioni non è l’obiettivo primario dell’associazione ma diventa importante nel momento in cui è necessario alla sopravvivenza della realtà stessa: «Non abbiamo molti fondi a disposizione, dunque una risposta – anche materiale – è fondamentale. E poi è motivo di orgoglio: significa che il nostro lavoro viene apprezzato».
Gli stand di Quattro Chiacchiere durante i mercati natalizi del 13 e 14 dicembre[Missing Credit]
L’artigianato oggi tra valori corrosi e scarso riconoscimento
Le creazioni di Quattro Chiacchiere nascono principalmente all’uncinetto e sono rifinite a mano: borse foderate e cucite internamente, gioielli in cotone, rafia, fettuccia, arricchiti da pietre dure, legno e materiali di recupero.
Una parte dei materiali proviene da donazioni o recuperi, come tessuti di fine negozio riutilizzati per gioielli e accessori. Non si tratta di riciclo inteso come ripiego, ma di una scelta consapevole e sostenibile.
Sostenibilità, in tal senso, è un concetto centrale. L’associazione, infatti, ha una visione molto lucida delle difficoltà dell’artigianato oggi. «L’artigianato, quello vero, fatica a decollare – evidenziano – perché l’artigiano non può produrre in grandi quantità». La produzione è per sua natura limitata, lenta, fatta di pochi pezzi, e questo entra spesso in contrasto con le logiche della grande industria.
Un altro nodo centrale è la percezione del valore: i prodotti artigianali vengono spesso considerati riproducibili, come se fossero oggetti industriali. «Quando ci chiedono di rifare un pezzo identico, per noi è impossibile», sottolineano. «Non siamo macchine. Ogni oggetto ha una storia, un progetto, un’identità».
La produzione seriale ha contribuito a svalutare il lavoro manuale, portando a una perdita di riconoscimento del tempo, della cura e delle competenze. Se l’artigiano non viene apprezzato per quello che è, perde valore. A questo si aggiunge l’aumento dei costi delle materie prime, che rende ancora più complesso sostenere un’attività artigianale.
Eppure, emerge anche un segnale positivo: esistono tanti artigiani e hobbisti animati da grande passione, e stanno nascendo occasioni di incontro e confronto. Mercatini, eventi e collaborazioni permettono di creare rete, anche in un settore che per anni è rimasto ai margini: «È un ambito che sembrava morto e che forse ora sta provando a resuscitare grazie all’impegno di chi ha questa passione».
In questa prospettiva, Quattro Chiacchiere intende continuare a svolgere un ruolo attivo nella rivalutazione dell’artigianato. Tra le priorità future dell’associazione figurano, infatti, il potenziamento dei laboratori strutturati di uncinetto, la trasmissione delle tecniche tradizionali e la costruzione di una rete stabile con altre associazioni e artigiani del territorio: «Vogliamo continuare a donare il nostro tempo e insegnare alle persone a prenderselo. Anche un paio di ore dedicate a noi stessi possono fare la differenza».
C’è poi il desiderio di portare le proprie creazioni oltre i confini regionali: dopo aver visitato Abilmente Milano come spettatrici, il sogno è tornare con un proprio stand, «non più per guardare, ma per esserci in prima persona», come naturale coronamento di un percorso di crescita condivisa.
Tra le aspirazioni più sentite c’è anche quella di trovare, un giorno, una sede propria, uno spazio che diventi casa stabile di creatività, accoglienza e incontro. «Un luogo nostro, dove poter continuare a intrecciare fili e relazioni, perché è da lì che tutto nasce».