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17/05/2025 ore 17.43
Storie

Va in pensione e recupera un vigneto abbandonato in Calabria: «Così racconto la bellezza struggente di una terra nascosta»

Già luogotenente dei Carabinieri, Rosario Rubino ha deciso di dare il proprio contributo alla valorizzazione delle aree interne e ai prodotti della terra: «Bisogna portare rispetto per l'ambiente e curarlo per come merita»

di Francesco Graziano

Una storia che riparte. Un vigneto che ritrova la propria identità. A Pentone, centro della provincia di Catanzaro, grazie all'impegno di Rosario Rubino, luogotenente dei Carabinieri in pensione, un pezzo di terra che sembrava destinato all'abbandono torna a produrre i suoi frutti dando modo alla natura di esprimersi in tutta la sua impareggiabile capacità.

Con passione e determinazione, Rosario ha saputo riservare un futuro ad un'area apparentemente prigioniera del suo passato, è riuscito a recuperare una vigna abbandonata e a produrre un buon vino, il "Luminere", chiamato così per via di un'antica tradizione che prevede l'accensione di una serie di lanterne di stoffa imbevute di liquido infiammabile lungo un filo di ferro e ben distanti tra loro illuminando il contorno delle montagne che sovrastano il Santuario di Termine, nel territorio di Pentone, in provincia di Catanzaro.

Per conoscere meglio la storia di Rosario, abbiamo deciso di rivolgergli alcune domande.

Un vigneto abbandonato, a Pentone, ritrova vita e slancio grazie al suo impegno. Cosa l'ha spinta a far rinascere un pezzo di terra che sembrava ormai condannato alla dimenticanza?

«Tra terrazze e giardini sospesi nel tempo, l'obiettivo è quello di narrare una realtà, Pentone, quasi nascosta ma di una bellezza struggente, cercando di trasmettere il senso profondo della storia e della tradizione. Un lavoro di valorizzazione che coinvolge la viticoltura, l'olio, il castagno, l'apicoltura, l'arte, la musica e il territorio. Il nostro vino nasce in un'area unica, nella zona collinare Gaglianise, illuminata dai raggi del sole che si riflettono sul golfo di Squillace con la brezza marina costante tutto l’anno che mitiga le temperature e le escursioni termiche tra giorno e notte dovute ai venti provenienti dalla Sila Piccola e dal Reventino».

"Luminere", come mai ha scelto questo nome per il suo vino?

«Il nome è stato scelto anzitutto per il territorio. La Corte San Vincenzo, dove sono impiantate le viti e in cui poi viene prodotto il "Luminere", è affacciato sui colli di Cafarda, Monte Ceraso e sulle colline di Termine e Furro, luogo dove si svolgono le famose "Luminere": nel corso di una vera performance pirotecnica migliaia di "pupattoli", creati attraverso l'utilizzo di stoffe recuperate, vengono intrisi di un liquido infiammabile e disposti lungo un filo di ferro illuminando l'oscurità e dando vita ad un evento unico nel suo genere. Una tradizione antica dovuta ai mandriani che percorrevano la montagna per dirigersi verso il mare in occasione del periodo di transumanza e segnavano il percorso. Un modo anche per rendere omaggio alla Madonna nei giorni a lei dedicati. L'evento si svolge infatti in concomitanza dei festeggiamenti in onore alla Madonna di Termine».

Quali sono le caratteristiche del vino da lei prodotto?

«È un vino ottenuto da uve di Cabernet Sauvignon 80% insieme a Gaglioppo, Magliocco, Greco nero e Sangiovese in vigneti coltivati nel territorio di Pentone a 700 metri sul livello del mare. È un vino rosso. La vinificazione prevede una fermentazione tradizionale con macerazione per 10-15 giorni, svinatura, pressatura soffice malolattica in acciaio. La maturazione si caratterizza per un passaggio di 10-12 mesi in barriques di rovere francese».

La tradizione delle "Luminere" è citata anche in alcuni brani popolari calabresi a cui lei risulta essere particolarmente legato. La musica può essere dunque un veicolo per trasferire alle nuove generazioni gli usi e i costumi del passato?

«Sì. Basti pensare che "Luminere" è il titolo di una delle nuove canzoni di Sandro Sottile di Rogliano, compositore e musicista. Nel suo nuovo album "Il Sud che balla" racconta l'evento delle "Luminere" che si tiene a Pentone e la storia del brigante Giosafatte Talarico di Panettieri. Un modo per parlare della Calabria nelle sue varie sfaccettature. Sottile, affascinato dal racconto delle "luminere" non si è sottratto ad omaggiare con la sua arte questo unico evento al mondo e invita tutti a parteciparvi perché è uno spettacolo che lascia tutti a bocca aperta».

Da luogotenente dei Carabinieri in pensione ha deciso di dedicarsi, tra le altre cose, alla cura del suo vigneto. Quali sono le soddisfazioni e quali gli insegnamenti che questa esperienza, a contatto con la terra, le ha riservato?

«Gli insegnamenti sono tanti. La natura, con i suoi tempi, spinge a portare pazienza prima di vedere i risultati. Di sicuro dare un contributo alla valorizzazione del territorio è uno degli aspetti più importanti di cui sono orgoglioso. Bisogna portare rispetto per l'ambiente e curarlo per come merita. Un'attenzione maggiore verso le risorse naturali della Calabria inciderebbe molto e aiuterebbe l'intera regione per un suo rilancio. Credo che un'altra cosa da fare è accendere i riflettori sui piccoli borghi, realtà che conservano tradizioni e caratteristiche da tutelare».