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03/12/2025 ore 21.52
Opinioni

Anzianità e suicidio medicalmente assistito

Si può giungere ad una condizione di consapevolezza di aver completamente dispiegato la propria vita da non volerpiù prolungare la propria esistenza?

di Costanza Morreale

Nelle Metamorfosi di Ovidio viene raccontata, di sfuggita, la storia di Tithonus. Tithonus è un giovane principe troiano, al quale viene concesso di vivere in eterno. Come spesso accade in questo tipo di narrazioni, qualcosa di apparentemente positivo smaschera il proprio aspetto negativo e così Tithonus finisce — è vero — per non morire ma per invecchiare eternamente. E la vita eterna non è probabilmente il massimo se l’esistenza diventa faticosa e piena di acciacchi. Si può per altro giungere ad un momento di soddisfazione e di pienezza senza necessariamente attendere o voler prolungare a tutti i costi la propria esistenza. È questa la ragione che sta ufficialmente dietro la decisione delle famose gemelle Kelsel di accedere al suicidio assistito. Un fatto che chiaramente ha fatto notizia vista la notorietà delle persone coinvolte. Al di là della notizia in sé, il fatto solleva temi di cui regolarmente ci occupiamo, come già approfondito nel nostro precedente pezzo ‘Inizio e fine vita: mentre lo Stato tace, alcune regioni agiscono’.

Attualmente in Italia la sola regione che prevede l’accesso al suicidio assistito è la regione Toscana. La legge è stata però impugnata dal Governo italiano e lo scorso 4 novembre si è riunita la Corte Costituzionale che deciderà sul da farsi. Pertanto, rimaniamo da questo punto di vista in attesa di nuovi sviluppi. Per altro, in Italia non è possibile accedere a questo tipo di procedura se non si è gravemente malati. Le famose gemelle non avrebbero pertanto potuto attuare la loro decisione in Italia.

Al di là del quadro legislativo, vi è quindi un ulteriore aspetto, ed è quello più universale, che la vicenda solleva. Non interrompere una vita perché troppo malati ma per la consapevolezza di aver chiuso un cerchio. Si tratta del raggiungimento di una lucida saggezza o del timore di vedersi sempre meno autonomi?