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19/09/2025 ore 08.25
Opinioni

Corrado Alvaro e i comizi: lasciamo la letteratura fuori dalla propaganda

La proposta risulta didatticamente superflua, per quanto possa apparire condivisibile sul piano ideale. Ma se dovessimo applicare questo stesso principio a ogni Regione gli studenti dovrebbero cominciare a studiare gli autori del programma di italiano del quinto anno già in seconda media

di Ernesto Mastroianni
Corrado Alvaro

Occhiuto, come è naturale per chi si trova in campagna elettorale, prosegue sulla linea del comizio permanente, alla continua e instancabile ricerca di consenso. Questa volta fa tappa a San Luca e, durante il comizio, tocca anche una materia che conosco abbastanza bene: la letteratura italiana.

Tutti i miei studi, e quasi tutti i miei scritti saggistici, si sono concentrati sulla letteratura italiana, in modo particolare sulla letteratura italiana moderna e contemporanea, con particolare attenzione agli autori del Novecento. Per questo, quando il candidato alla presidenza della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, propone che nelle scuole si studi Corrado Alvaro, mi sento chiamato in causa. Non so quanto Occhiuto conosca le opere di Corrado Alvaro e a quale profondità le conosca.

I programmi ministeriali di italiano, prevedono per lo studio della letteratura italiana del Novecento (5° anno) una libertà di scelta molto ampia per i docenti, che possono, in totale autonomia, inserire autori rilevanti anche su base territoriale. Nulla vieta, già oggi, di studiare Corrado Alvaro. Qualche docente già lo inserisce. Qualche altro docente preferisce far leggere Camilleri, oppure Buzzati, Capuana (soltanto citato quando si studia Verga), oppure Volponi. Insomma, c'è un ampio margine per i docenti di italiano, che nella massima libertà didattica, possono scegliere alcuni autori o alcune opere da sottoporre alla lettura e allo studio da parte degli studenti.

La proposta, quindi, risulta didatticamente superflua, per quanto possa apparire condivisibile sul piano ideale. Ma se dovessimo applicare questo stesso principio a ogni Regione, allora la Sardegna pretenderebbe l'inserimento nel programma di italiano di Sergio Atzeni; la Basilicata Rocco Scotellaro o Leonardo Sinisgalli, la Campania Angelo Di Costanzo, e l’area lametina della Calabria Franco Costabile, e così via... A quel punto, per riuscire a completare il programma, gli studenti dovrebbero cominciare a studiare gli autori del programma di italiano del quinto anno già in seconda media.

Corrado Alvaro è un autore colto, complesso, lucido interprete delle contraddizioni del Meridione, e non solo. Ho scritto su di lui. Lo stimo. Ma bisogna essere onesti: non compare tra gli autori principali nei manuali scolastici non per una congiura culturale, ma perché nel canone letterario nazionale si tende a privilegiare figure dal respiro più universale, capaci di tenere insieme impegno e sperimentazione.

Ecco perché spesso si inseriscono autori come Italo Calvino, con la sua straordinaria capacità di fondere razionalità e immaginazione, o Leonardo Sciascia, indagatore impietoso dei rapporti tra giustizia e potere. Entrambi, al pari di Alvaro, affrontano tematiche civili e sociali, ma con uno stile più accessibile agli studenti e con un impatto più forte sull'immaginario collettivo.

Il problema della proposta di Occhiuto non è la proposta in sé, in quanto tutti da calabresi vorremmo che Alvaro fosse inserito nei programmi ministeriali di italiano; il problema è l’uso strumentale della letteratura a fini propagandistici. La cultura ha bisogno di studio, attenzione, metodo. Non di slogan elettorali. E, almeno la letteratura, lasciamola fuori dai comizi!