“Dobbiamo fare una rivoluzione copernicana”, ma il vero cambiamento non si improvvisa
È uno slogan ricorrente in campagna elettorale, ma si diventa bravi politici e attenti amministratori solo con preparazione, visione e competenza
“Dobbiamo fare una rivoluzione Copernicana”. Nella liturgia di ogni campagna elettorale, a tutte le latitudini, alcune frasi blasonate usate come slogan sono presenti come le rondini che fanno primavera. Tra queste la più abusata è “dobbiamo cambiare” anzi “dobbiamo fare una rivoluzione copernicana”.
La rivoluzione astronomica di Copernico che cambiò, dopo più di mille anni, la concezione dell'universo, è diventata, nella mentalità collettiva, la rivoluzione per antonomasia anche in altri campi.
Per secoli la visione dell'universo era quella "aristotelica- tolemaica" che poneva la terra "immobile” al "centro" dell'universo e gli altri pianeti giravano attorno ad essa, descrivendo un cerchio perfetto. Poiché questa concezione non spiegava certi movimenti dei pianeti, nonostante le tante correzioni fatte, Copernico pensò che sarebbe stato più facile calcolare il movimento degli astri, potendo al centro del sistema il sole e i pianeti, compresa la terra, che girano attorno ad esso. Una vera rivoluzione! Ma le rivoluzioni non nascono come i funghi. Hanno una lunga storia. In realtà già tanti secoli prima i Pitagorici e dopo di loro Eratostene, avevano affermato che al centro dell'universo vi era un "fuoco centrale" e la terra, come gli altri pianeti, girava attorno ad esso.
Il discorso fatto sulla scienza, vale anche per le altre attività umane, anche per la politica. Soprattutto nei paesi a regime democratico, una delle caratteristiche fondamentali e’ l'alternanza. Chi è oggi all'opposizione, domani, mediante il voto, può diventare maggioranza. Nell'affermazione: bisogna cambiare, o “largo ai giovani!” vi è un fondo di verità. Ma un giovane non può presentarsi con la carta d'identità e pretendere di governare. Deve dimostrare che con la sua preparazione sa amministrare "meglio" di chi lo ha preceduto.
Negli anni precedenti vi erano le sezioni dei partiti dove di discuteva e per i giovani era un tirocinio che preparava agli impegni politici a cominciare dalle cariche meno impegnative. Oggi questa preparazione manca ed è a dir poco presuntuoso pensare in base alla propria carta di identità di poter svolgere un compito politico gravoso o amministrare un Comune.
In questo senso, non si può dire che il "nuovo" è sempre migliore. Tanti giovani entusiasti che avevano promesso di rivoltare il Parlamento come un calzino. Purtroppo, a parte alcune eccezioni, non avevano nessuna competenza e peraltro subirono il fascino diabolico del potere sperimentando variegate alleanze pur di rimanere al potere. Alla fine scomparsi come una meteora. Così come non ci si inventa scienziati capaci di cambiare il corso della storia difficilmente si diventa bravi politici e attenti amministratori senza una oculata formazione politica e senza essersi abbeverati alla fonte inesauribile dei grandi della storia della filosofia e della politica istituzionale.