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25/08/2025 ore 22.01
Opinioni

Finisce l’estate e le stazioni si riempiono di giovani in partenza per il Nord, ma quando verrà il tempo della Calabria?

Valigie pesanti, gli occhi pieni di malinconia, i sorrisi a denti stretti dei genitori che nascondono lacrime amare. Un triste copione che si ripete mentre la politica resta a guardare

di Carmine Quercia

Siamo agli sgoccioli della stagione estiva e come ogni anno assistiamo ad una scena che sembra essere scritta nei libri di storia.
Stazioni e giovani con le valigie piene di speranze che lasciano la nostra terra con un nodo al cuore che tendono a non far trasparire, ma si riconosce.

Assistiamo ormai a quei saluti dei genitori che sorridono, stringendo i denti fino all’ultimo abbraccio, per poi versare lacrime quando quel treno si rimette in corsa.
Una scena straziante che somiglia ad una ferita che non smette di sanguinare.

Assistiamo allo spopolamento, ai viaggi della speranza per cercare semplicemente un lavoro, fuori dalla nostra terra benedetta da Dio, ma maledetta dagli uomini.

Quegli uomini che decidono, che hanno l’ambizione di cambiare la nostra regione e lasciano andare via i giovani migliori semplicemente per un posto di lavoro, per costruire un futuro.

E poi ci sono i treni con i loro costi esorbitanti, come se partire dovesse essere quasi un lusso.

E c’è la malinconia negli occhi di chi resta e di chi parte, entrambi consapevoli che il ritorno sarà forse troppo tardi.

Tra le partenze di questo ultimo scorcio d’estate, dove il mare sembra un dipinto e la politica è in fermento ci sono i docenti precari, quelli che vivono l’attesa snervante del famoso algoritmo senza conoscere la destinazione.

Sono lì, con la valigia pronta per partire, verso il Nord perché devono fare i conti con un sistema scolastico che sembra fatto apposta per allontanare.

Ma quando arriverà il tempo della Calabria? Il tempo per restare senza sentirsi incoscienti?
Quando arriverà il tempo per viversi gli affetti familiari, il calore delle radici e i colori di una Calabria che ha tutto, tranne le opportunità?

È giunto il tempo della speranza, della progettualità e della dignità.
Bisogna però avere coraggio, soprattutto in politica.

Serve una politica che ascolti, che non lasci soli i giovani, che guardi con interesse alle esigenze, che alzi la voce e non pensi a qualche patacca da mostrare.

Serve una visione. Serve credere che il Sud non sia solo il luogo da cui si parte, ma quello che sostiene le giovani generazioni, che non lascia scappare via, che permette di stringere i denti e versare finalmente lacrime di felicità.
Per dire sostanzialmente, ce l’abbiamo fatta!