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13/09/2025 ore 08.51
Opinioni

I furbetti delle borse di studio universitarie, così anche l’istruzione perde credibilità e genera sfiducia

Negli ultimi anni scoperte frodi e irregolarità che hanno riguardato dichiarazioni false sul reddito e documenti contraffatti. Se davvero lo Stato vuole sostenere i suoi giovani, deve garantire un sistema equo e trasparente fin da subito

di Lorenzo Apuzzo
Lo scientifico di Soriano si conferma sul podio tra le calabresi. Il portale Eduscopio annualmente attribuisce un punteggio a ogni scuola superiore, sulla base delle esperienze dei diplomati all'università e nel mondo del lavoro

La vicenda delle borse di studio universitarie in Italia nasconde risvolti inquietanti. Negli ultimi due anni i controlli del ministero dell’Università e della Guardia di Finanza hanno fatto emergere un vero e proprio sistema di frodi. Circa 1,17 milioni di euro sono stati erogati a chi non ne aveva diritto, mentre altri 878 mila euro sono stati bloccati prima della distribuzione.

Le irregolarità più diffuse riguardano dichiarazioni false sul reddito e documenti contraffatti. In alcuni casi, come ad Ancona, sono stati usati perfino certificati falsi provenienti dall’India, completi di traduzioni e timbri ufficiali contraffatti. A Torino e Bologna sono emersi altri illeciti: studenti che si dichiaravano falsamente residenti da soli per ottenere contributi più alti.

L’attività investigativa ha portato alla denuncia di 334 persone e alla segnalazione disciplinare di 50 studenti. La ministra Anna Maria Bernini ha sottolineato che i controlli servono a garantire equità e trasparenza, proteggendo le risorse destinate a chi ne ha davvero bisogno.

Eppure resta l’amarezza. L’Italia ama vantarsi delle sue università nelle classifiche europee e mondiali, ma poi esplodono scandali che indignano e fanno rabbia a milioni di studenti che non hanno le possibilità economiche di costruirsi un futuro senza il sostegno pubblico. I fondi ci sono, ma troppo spesso finiscono a chi non ne ha diritto, mentre tanti giovani onesti si spaccano la schiena tra libri e lavoretti per arrivare a fine mese.

La conseguenza è assurda: chi mente sul reddito o presenta documenti falsi non ruba soltanto allo Stato, ma direttamente agli studenti che restano esclusi per mancanza di fondi. Questa inchiesta, per quanto positiva, rivela soprattutto la lentezza e l’incapacità dello Stato di prevenire gli abusi. Il diritto allo studio è sacrosanto, e i controlli andrebbero fatti all’origine, non dopo anni.

Se davvero lo Stato vuole sostenere i suoi giovani, deve garantire un sistema equo e trasparente fin da subito. Altrimenti non stupiamoci se il fenomeno della migrazione degli studenti italiani all’estero continua a crescere. Perché quando anche l’istruzione – una delle poche ancore di salvezza del Paese – perde credibilità, non resta che la rabbia e la sfiducia.