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22/04/2025 ore 14.40
Opinioni

Il 9 maggio, la festa di tutti gli europei

In pochi ricordano questa data, ed in pochissimi hanno un quadro dei fatti storici e di come si sono svolti

di Francesco Viafora

Molti ignorano che il 9 maggio verrà celebrato come Giorno della Vittoria nella Federazione Russa ed in altri molti Paesi post-sovietici. È importante perché è stata la data della resa definitiva della Germania nazista nel 1945, ed ha segnato la fine della Seconda guerra mondiale in Europa.
Questa vittoria ha reso possibile il mondo in cui viviamo, in cui godiamo delle nostre libertà e dei nostri diritti. Tale data non ha solo un valore militare, ma ha anche un valore simbolico, perché questa vittoria non è stata servita certo da Hitler su di un piatto di argento, ma è stata pagata dall’Armata Rossa con 27 milioni di vittime, motivo per cui, forse, tutti noi dovremmo essere grati a questo immenso sforzo di vite umane. Però in pochi ricordano questa data, ed in pochissimi hanno un quadro dei fatti storici e di come si sono svolti.
A tal riguardo, c’è una bellissima intervista di Alessandro Barbero, uno dei pochi opinionisti neutrali che sono rimasti, in cui spiega perché dovremmo essere sempre grati all’Unione Sovietica. Egli ci ricorda che, nonostante nei prodotti mainstream, come ad esempio il film “La vita è bella”, o in alcune continue mistificazioni storiche sul ruolo dell’America nella Seconda Guerra Mondiale, la guerra contro il nazi fascismo l’ha vinta la Russia.

A Berlino non sono mai entrati gli americani, ma i sovietici, la Wehrmacht non l’ha sconfitta l’America, ma Stalin, con grande contributo, e non va mai dimenticato, del Regno Unito di Churchill.
Sempre lo stesso Barbero ha più volte ricordato come questa alterazione della realtà, come molte altre, costituisca una falsificazione storica che contribuisce a distorcere la memoria collettiva, facendo passare per "buoni" gli americani e per "malvagi" i sovietici, nonostante quest'ultimi abbiano avuto un ruolo molto più decisivo nella costruzione dell’ordine post 1945, ordine di cui anche l’Unione Europa è una conseguenza diretta. Questa mistificazione continua, sia dei fatti storici che politici, a cui siamo sottoposti, come viene anche spesso rimarcato da Chomsky, viene utilizzata come un martello dalle strutture del potere culturale che utilizzano ogni strategia di comunicazione emotiva per manipolare l'opinione pubblica, semplificando i contenuti e innescando reazioni viscerali invece di stimolare processi come il pensiero critico e la riflessione storica.

Nonostante possa sembrare sempre banale ricordarlo, bisogna sempre avere in mente che le emozioni sono nemiche della verità, le emozioni servono ad interpretare i sentimenti, ma è solo la ragione che è capace di analizzare ed interpretare il mondo. Anche se questa evidenza la si vuole cancellare dai libri di storia, l’Unione Sovietica è stata un grande motore di civiltà e di emancipazione culturale; il governo sovietico ha portato importanti innovazioni in molti paesi arretrati, come i paesi baltici, che prima di fare parte dell’Urss erano delle lande desolate dove la popolazione, ancora allo stadio feudale, viveva in uno stato di povertà, miseria estrema ed abbandono.

Il sistema scolastico sovietico è stato un motivo di orgoglio per l’unico primo vero stato multiculturale della storia moderna, in cui qualsiasi persona, anche se proveniente da una famiglia umile, poteva ambire a realizzare i suoi desideri. Jurij Gagarin, il primo uomo nello spazio, per esempio, era figlio di un falegname e una contadina di una campagna remota. Studiò nelle migliori scuole tecniche e grazie al sistema sovietico, che assicurava istruzione gratuita e borse di studio per i migliori, finì per diventare pilota e poi il primo uomo nello spazio. Valentina Tereshkova era invece una operaia tessile e paracadutista, pur non avendo una formazione universitaria, fu la prima donna a viaggiare nello spazio.

Nella democrazia occidentale, contrariamente a quello che si pensa, questo non sarebbe mai stato possibile. Se si nasce figli di operai, nonostante due lauree e diecimila stage, si finirà probabilmente a consegnare cibo con Deliveroo. Ma noi occidentali non conosciamo vergogna, infatti l’unica legge che facciamo rispettare è quella del denaro. Infatti abbiamo recentemente assistito ad una ignobile passerella spaziale di super ricche che, senza nessun merito, se non quello della mercificazione del proprio corpo, sono state spedite nello spazio a fare selfie con le labbra che galleggiavano, fluttuanti di silicone, nell’assenza di gravità.

Con questo non voglio certo dire che l’Unione Sovietica sia stato un sistema perfetto, o giusto, voglio solo dire che, forse, dovremmo smettere di ragionare come in un cartone animato dove ci sono i buoni ed i cattivi. Purtroppo questa rappresentazione buffonesca ed iper semplificata della realtà viene anche veicolata da personaggi che ricoprono importanti ruoli istituzionali. Uno dei peggiori rappresentanti politici del panorama attuale è rappresentato dalla esponente della destra radicale estone Kaja Kallas. La Kallas, guerrafondaia incallita, tutti ricordano la sua foto con il bazooka, è animata da una russofobia inquietante (che è cosa ben diversa dall’essere contro Putin), tanto che ha affermato che nessun leader dei Paesi della UE dovrebbe partecipare alla celebrazione della Vittoria, pena sanzioni ed altri interventi di natura economica. Bisognerebbe ricordarle che la delegittimazione della storia, l’alterazione del passato, il revisionismo di date come il 25 aprile, sono processi pericolosi, processi che possono mettere a rischio, non solo la memoria attorno a valori comuni condivisi, ma anche la tenuta democratica dell’occidente che lei tanto si prodiga di difendere.