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08/06/2025 ore 11.12
Opinioni

Il Decreto sicurezza della Meloni una vergogna come la Legge Reale della Dc nel 1975


La Democrazia Cristiana fece approvare una norma che consentiva alla polizia di intervenire in caso di “atteggiamento sospetto”. E allora bastava essere giovani e con i capelli lunghi per essere considerati sospetti

di Carlo Crippa

Ebbene sì, lo confesso.
Giorgia Meloni mi fa sentire più giovane. Ed a sessantasei anni questa è una consolazione di non poco conto.
Non ricordo quando sia cominciata esattamente questa piacevole sensazione, ma so per certo che essa si è consolidata con l’approvazione del Decreto Sicurezza.
Questo orrore del diritto, che ha introdotto quattordici nuovi reati e diverse aggravanti di quelli non nuovi, ha già suscitato le critiche, non solo, o non tanto, dell’opposizione parlamentare sedicente di sinistra, quanto di organizzazioni autorevoli e credibili come Antigone, Human Rights Watch ed addirittura le Nazioni Unite, secondo le quali questo decreto rappresenta “il più grave attacco alla libertà di protesta degli ultimi decenni” e rischia di colpire, ma diciamo pure che colpisce senz’altro minoranze razziali, migranti e rifugiati, cioè la povera gente, secondo la peggiore tradizione giuridica e politica italiana, ma colpisce soprattutto chi protesta, cioè chi pratica la democrazia reale, sollevando dunque legittimi timori di costituzionalità.

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E così l’occupazione delle case abbandonate o sfitte, che è sempre stato il metodo di lotta di chi è deprivato del diritto costituzionale ad una abitazione, diventerà un reato.
Strettamente collegata alla repressione delle forme di protesta più comuni è poi la criminalizzazione dell'impedimento alla libera circolazione su strada o ferrovia, che trasforma in reato penale quello che prima era solo un illecito civile.
Chi blocca una strada o una ferrovia, per qualsiasi ragione, giusta o sbagliata che sia, rischia da un mese a due anni di reclusione o una multa fino a trecento euro. Anche questa norma trasforma in crimine la disobbedienza civile, che è l’anima della democrazia ed ha rilievo costituzionale perché legata alla libertà di manifestazione del pensiero, sbugiardando una volta per tutte le ipocrite argomentazioni di chi sostiene, senza pudore, che si tratta di una norma contro la “violenza”, perché è la violazione consapevole e dimostrativa della legge ad essere considerata reato, a prescindere se essa sia violenta o no. Qualsiasi pratica civile di cosciente disobbedienza, anche non violenta, d’ora in poi sarà quindi reato.

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A completare il quadro repressivo in materia di ordine pubblico il decreto introduce il nuovo reato di “rivolta” nei penitenziari e nei centri di trattenimento per migranti, includendo nella pena anche la resistenza passiva, che finora non costituiva reato ed, in ogni caso, non dovrebbe essere considerata una pratica “violenta” da alcun punto di vista.
C’è infine una consistente parte del decreto che riguarda la concessione di un potere praticamente assoluto alle forze dell’ordine.
Carabinieri, poliziotti e militari indagati per abusi od illeciti commessi in servizio non saranno più sospesi, se non in caso di condanna definitiva.
Ma c’è di più e di peggio.
Giorgia Meloni ed il suo governo sono infatti così generosi con le forze dell’ordine che sono disposti a coprire, con denaro pubblico, cioè anche dei cittadini vittime di abusi o illeciti, le loro spese legali fino a diecimila euro per ogni fase del processo, senza volere niente indietro in caso di archiviazione, proscioglimento o non luogo a procedere.
Questione di feeling, ma qui siamo alla glorificazione del Santo Manganello di memoria fascista.
Secondo il Decreto Sicurezza del governo Meloni carabinieri ed agenti di polizia potranno inoltre fare uso di armi private senza licenza anche fuori servizio.
Qui siamo oltre il Santo Manganello e, se non è la “licenza di uccidere” del celebre agente 007, poco ci manca.
In un simile cumulo di bestialità giuridiche non poteva mancare qualche perla di finezza civile.
Perciò, udite, udite, da ora in poi le donne incinte o con figli piccoli potranno essere detenute in carcere ordinario anziché in strutture a custodia attenuata.
Sì, va bene, ma che cosa c’entra tutto questo con la mia personale sensazione di rinnovata giovinezza?
C’entra, perché tutto questo mi ha fatto ricordare il 1975, quando avevo solo sedici anni e, cosa molto più importante, fu approvata la famigerata Legge Reale, licenziata dal Parlamento con il voto contrario del solo Partito Comunista Italiano, una legge immonda almeno quanto il Decreto dei nostri giorni, che perseguiva il reato di…“atteggiamento sospetto”, proprio così.
Quella vergogna giuridica del vecchio regime democristiano consentiva infatti di procedere al fermo, quando non addirittura all’arresto, di qualsiasi giovinastro dai capelli più o meno lunghi e dall’abbigliamento più o meno stravagante, come poteva essere qualsiasi ragazzo della mia generazione.
La vecchia Legge Reale obliterava dunque la condizione di cittadini dei giovani e delle giovani maggiorenni, esattamente come il Decreto Meloni oggi.
Ma quella vecchia vergogna giuridica allora produsse anche decine di morti per mano della polizia, allora abituata a procedere con le “fucilazioni sul posto” di giovani “sospetti”, sia “sovversivi” che di altra tipologia, “fucilazioni sul posto” che oggi ci risparmieremmo più che volentieri.
Solo che allora esisteva una sinistra, vecchia e nuova, che stava dentro la società e si opponeva a simili brutture.
Beh, si può obiettare, ma anche oggi esiste un’opposizione di sinistra ed onestamente sul Decreto Sicurezza si è data da fare.
Vero, ma oggi più che mai è ora che riprenda le buone abitudini del 1975, cioè l’abitudine di stare nei luoghi di lavoro e di aggregazione reale della società civile piuttosto che nei salotti buoni, superando l’attuale concezione “mimica” e rituale della protesta, ma soprattutto abbandonando le pericolose chimere di una Europa armata che contraddicono la natura libertaria delle recenti proteste di piazza.
Nostalgia del passato? Forse, ma questo e non altro richiede l’attuale livello dello scontro politico in atto.