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02/12/2025 ore 17.55
Opinioni

Il metodo De Salazar: come l’Annunziata di Cosenza è passata dal caos al modello

Dai tempi d’attesa infiniti ai percorsi clinici governati, dai bilanci opachi alla trasparenza certificata: i numeri raccontano come l’ospedale bruzio stia diventando uno dei pochi modelli virtuosi della sanità calabrese

di Franco Gemoli
Ospedale dell'Annunziata di Cosenza

Nel mare agitato della sanità calabrese, dove per decenni ogni tentativo di riforma è naufragato tra carenze strutturali, emergenze croniche e rassegnazione collettiva, l’Annunziata di Cosenza sta compiendo una rotta in controtendenza. E non per caso.

Dall’arrivo di Vitaliano De Salazar alla guida della più grande Azienda Ospedaliera del Sud Calabria - prima come commissario straordinario nel dicembre 2022 e poi come direttore generale dal luglio 2024 - i dati cominciano a raccontare una storia nuova: meno improvvisazione, più metodo; meno promesse, più risultati misurabili.

Non si tratta di slogan. Lo confermano i cruscotti Agenas, i report di performance aziendale e gli indicatori economico-gestionali: l’ospedale che per anni è stato simbolo delle difficoltà regionali sta riallineandosi, gradualmente ma concretamente, agli standard nazionali. Un cambio di passo che non nasce dal caso, ma dal cambio di metodo: quello che a Cosenza, sempre più spesso, viene chiamato Metodo De Salazar. Cure più rapide: l’Annunziata diventa un ospedale che “risponde” Il cuore della sanità è il tempo. E nel 2024 l’Annunziata ha iniziato a vincere proprio sul terreno dove storicamente perdeva: la tempestività delle cure.

L’ospedale raggiunge livelli di eccellenza nella percentuale di interventi per tumore alla mammella eseguiti entro 30 giorni dalla prenotazione, collocandosi tra i migliori risultati della Regione Calabria. E la curva migliora anche per i tumori del colon-retto e del polmone, grazie a filiere diagnostiche e chirurgiche più brevi e governate.

Non è un miracolo: è organizzazione. È la scelta di concentrare risorse e attenzione sulle patologie tempo-dipendenti, quelle dove un ritardo può trasformarsi in condanna. E per la prima volta da anni l’Annunziata non viene percepita come un “ospedale lento”.

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Processi interni: più efficienza, meno sprechi

Guardando dietro le quinte, i dati confermano lo stesso quadro: aumenta il numero medio di interventi per sala operatoria, pesato per complessità, significa programmazione e non improvvisazione; diminuiscono i giorni di degenza pre-operatoria nei ricoveri programmati: meno letti occupati inutilmente, più pazienti trattati; migliora la degenza media standardizzata per case-mix: i pazienti vengono ricoverati per il tempo giusto, non per necessità organizzative.

Tradotto: l’Annunziata cura di più, cura meglio e utilizza meglio ciò che ha.

Bilanci e investimenti: rigore e crescita insieme

Anche sul fronte economico la fotografia cambia. Il rapporto tra costi e valore della produzione si riequilibra, mentre migliora la rotazione del magazzino farmaci e dispositivi medici, che significa meno sprechi e meno immobilizzi.

Ma la novità più forte è questa: cresce il valore delle immobilizzazioni materiali, cioè gli investimenti in tecnologie e attrezzature. Non solo si spende meglio, ma si investe di più dove serve.

Ed ecco il dato che più di tutti misura l’impatto del “metodo”: la produzione sanitaria dell’Annunziata sale da 92 milioni nel 2022 a circa 120 milioni nel 2025.

Un salto netto. Vuol dire più interventi, più prestazioni, più salute erogata ai cittadini. E c’è un primato storico: per la prima volta nella storia della sanità calabrese, l’Annunziata viene certificata da un ente terzo come struttura con bilanci in ordine e trasparenti. In Calabria non era mai successo.

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La politica regionale se ne accorge: un modello da replicare

Nei commenti successivi alla presentazione dei report Agenas, il presidente-commissario alla sanità Roberto Occhiuto ha rivendicato il “balzo in avanti” della Calabria sui livelli essenziali di assistenza, collegandolo al lavoro dei direttori generali e delle nuove governance ospedaliere.

A Cosenza il messaggio è chiaro: ordinare i percorsi clinici, razionalizzare i ricoveri, potenziare le cure tempo-dipendenti, modernizzare le tecnologie e farlo con bilanci puliti e controllabili.

La sanità calabrese resta fragile: gli screening sono ancora insufficienti e la rete territoriale non copre i bisogni reali della popolazione. Ma dentro questo scenario complesso, l’Annunziata è oggi uno dei pochissimi luoghi in cui i numeri dicono una cosa semplice e incontestabile: il lavoro di Vitaliano De Salazar sta lasciando tracce misurabili.

Non comunicati stampa, ma risultati. Non frasi fatte, ma indicatori che cambiano colore.

L’Annunziata non è ancora arrivata. Ma ha ripreso a muoversi, e nella direzione giusta. C’è ancora molto da costruire - sul territorio, sulle liste d’attesa, sull’integrazione universitaria - ma nel cuore della sanità calabrese si è riaperta una possibilità che da anni sembrava perduta: che efficienza, trasparenza e salute pubblica possano convivere anche qui.

Se continuerà così, tra qualche anno potremmo scoprire che il “Metodo De Salazar” non è stato soltanto una stagione, ma l’inizio di una nuova cultura della sanità in Calabria.