Sezioni
Edizioni locali
10/10/2025 ore 09.57
Opinioni

Il Pd e il coraggio di camminare da solo con il centrosinistra: la Calabria indichi la strada

Alle regionali, i dem sono arrivati secondi, un risultato che in altri contesti passerebbe inosservato, ma che in una terra complessa come la Calabria ha il peso di una svolta

di Salvatore Ciurleo

Il Partito Democratico deve trovare il coraggio di tornare a camminare con le proprie gambe, dentro un centrosinistra vero, non più immaginato come un campo largo che, nei fatti, si è rivelato un recinto vuoto. L’idea nata per unire le opposizioni si è trasformata in un labirinto di veti e diffidenze, dove ogni appuntamento elettorale diventa una prova di sopravvivenza più che una sfida di progetto. In Calabria, invece, qualcosa si è mosso.

Alle regionali il Pd è arrivato secondo, un risultato che in altri contesti passerebbe inosservato, ma che in una terra complessa come la Calabria ha il peso di una svolta. A Cosenza, la provincia più estesa e politicamente decisiva, la coalizione di centrosinistra ha confermato la propria tenuta, sia alle amministrative che alle regionali. Un segnale chiaro: quando il centrosinistra si presenta compatto, anche senza alchimie, gli elettori rispondono. Non serve inseguire Giuseppe Conte per convincerlo a salire tutti insieme su un palco o a partecipare a un evento comune. Serve ricostruire una casa politica riconoscibile, capace di parlare a chi si sente orfano di rappresentanza e stanco di compromessi tattici. Perché l’alternativa non si costruisce con le strette di mano occasionali ma con un progetto serio, credibile, condiviso.

L’idea di un “campo largo” ha finito per diluire le identità invece di sommarle. Il Pd dovrebbe tornare a investire sul proprio profilo riformista, aprendo le porte a chi si riconosce in un’idea di progresso e giustizia sociale, ma senza dover negoziare ogni mossa con chi, come il Movimento 5 Stelle, continua a oscillare tra l’opposizione e il calcolo.

L’esperienza calabrese dimostra che un centrosinistra unito, autonomo e radicato nei territori può essere competitivo. Solo ritrovando unità e programmi condivisi si può convincere quel quasi sessanta per cento di calabresi che dal 2021 ha smesso di votare a tornare alle urne. Non c’è tempo da perdere. Serve smettere di tentennare e seguire con coraggio le idee di chi, come Flavio Stasi, ha saputo intercettare il consenso di molti giovani, restituendo entusiasmo e visione a una generazione che chiede concretezza e coerenza.

Bisogna cominciare subito, lavorando per non farsi trovare impreparati da un centrodestra che ha saputo vincere due volte con una manciata di voti, persino quando, per un avviso di garanzia, si è dovuto tornare alle urne con un notevole dispendio di soldi pubblici per la Regione più povera d’Europa. Come ha ricordato lo stesso sindaco di Corigliano Rossano, all’indomani di queste strane regionali nessuno nel PD si è dimesso. A Reggio Calabria, durante le regionali, il sindaco Falcomatà è stato lasciato solo. A sostenerlo, paradossalmente, più gli idonei del Pnrr1, un gruppo di professionisti, molti dei quali provenienti da esperienze di centrodestra, oggi in mobilitazione non votando e non facendo votare centrodestra dopo essere stati esclusi da questo governo anche dalle supplenze annuali che non lo stesso partito democratico. È tempo di invertire la rotta. Unire davvero il centrosinistra, non per necessità ma per convinzione. Tornare a camminare da soli non significa chiudersi: significa ritrovare la propria forza, per poi aprirsi con più credibilità agli altri. La Calabria, ancora una volta, indica la strada.