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23/11/2025 ore 23.00
Opinioni

La battaglia della famiglia che ha scelto di vivere nei boschi tra libertà, ritorno alla natura e minori da tutelare

Non tutte le vite “fuori norma” sono trascurate, e non tutte le vite “nell’ordinario” sono davvero tutelate. Ci sono bambini circondati dalla tecnologia ma poveri di presenza

di Carmine Quercia

La storia di una famiglia che sceglie di vivere nei boschi, garantendo comunque cure e dignità ai figli, pone una domanda che va oltre il singolo caso: dove finisce la libertà di scegliere uno stile di vita alternativo e dove inizia il dovere dello Stato di proteggere i minori? Da un lato, c’è il rispetto per una scelta radicale ma autentica, forse motivata dal desiderio di rallentare, di sottrarsi alla pressione sociale, di restituire ai bambini un contatto più diretto con la natura.

Non è una colpa voler crescere i figli in un ambiente meno frenetico, lontano dal bombardamento dei social, dei consumi e della competizione. Dall’altro lato, lo Stato ha l’obbligo di assicurare che ogni bambino abbia accesso a salute, istruzione e opportunità. Se anche uno solo di questi diritti sembra messo a rischio, l’intervento pubblico diventa inevitabile — non per punire una scelta, ma per proteggere dei minori.

La verità, però, sta spesso nel mezzo.

Non tutte le vite “fuori norma” sono trascurate, e non tutte le vite “nell’ordinario” sono davvero tutelate. Ci sono bambini circondati dalla tecnologia ma poveri di presenza, di ascolto, di abbracci. Viviamo davvero in un’epoca in cui i social sembrano più potenti degli abbracci, si posta più di quanto si parli, si condivide più online che in casa, si misura il valore in like e non in gesti.

Per questo casi come questo ci obbligano a riflettere. Non solo su chi vive nei boschi, ma su chi vive immerso nei dispositivi; non solo sul diritto dei bambini ad avere scuola e cure, ma sul loro diritto ad avere tempo, contatto umano, radici emotive. Forse la domanda giusta non è “dove vive una famiglia”, ma “come vive una famiglia”. E come una società intera può tornare a mettere al centro i legami veri — quelli che nessun algoritmo potrà mai sostituire.