La Pasqua, tra fede e simbolismo, nelle opere di Giovanni Verga e Pietro Mascagni
Nella novella dell’esponente del Verismo, e ancor più nel melodramma del compositore e maestro d’orchestra, la Pasqua è centrale nello sviluppo della vicenda
Giovanni Verga, scrittore esponente del Verismo, dedica molte opere al mondo degli umili, degli ultimi. Tra le opere della letteratura italiana più diffuse al mondo, vi è il romanzo di Verga "I Malavoglia", dove i protagonisti dell'opera sono, appunto, quelli che venivano, a quei tempi definiti, come gli ultimi della società.
La vita degli umili trova una scansione temporale in quelle che sono definite "feste comandate". Nei Malavoglia ne abbiamo moltissime, dalla "fiera di Ognissanti", la "Madonna dell'Ognina" passando per il Natale, arrivando fino alla Pasqua. Quest'ultima festività torna anche in un'altra novella di Verga: "Cavalleria rusticana" (appartenente alla raccolta "Vita dei campi", 1880) titolo omonimo della famosa opera lirica, in un unico atto, di Pietro Mascagni, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci. Nella novella di Verga, e ancor più nel melodramma di Mascagni, la Pasqua è centrale nello sviluppo della vicenda.
La storia si svolge la domenica di Pasqua, festa della Resurrezione di Cristo, simbolo di pace e di perdono. Ma è proprio in quel giorno che si consuma un terribile dramma di gelosia e vendetta. Il tutto è molto lontano dall'idea di Pasqua in senso strettamente Cristiano. Questo crea un forte contrasto tra solennità religiosa e brutalità sociale, che spesso è spietata.
Turiddu, tornato dal servizio militare, scopre che la sua amata Lola ha sposato Alfio. Per vendicarsi, si lega a Santuzza, la quale si innamora sinceramente di lui. Quando però Turiddu riprende a frequentare Lola di nascosto, Santuzza, disperata e tradita, lo denuncia ad Alfio. A questo punto Alfio sfida Turiddu a duello. L’opera si chiude con la morte di Turiddu, ucciso per onore, mentre il coro canta in chiesa.
Vi è questo contrasto spaziale e tematico fra il trionfo della morte, a causa del duello tra Turiddu e Alfio, e il trionfo della Resurrezione di Cristo, accompagnato da inni sacri e musiche. Nel melodramma di Mascagni, tutto ciò è assolutamente ravvisabile tramite una musica gelida, cupa, emozionale e allo stesso tempo "rusticana".
Sin dall'inizio dell'opera, notiamo che i personaggi si stanno preparando per andare a messa, senza alcuno spirito religioso. La religione viene vissuta come apparenza sociale, schiacciata dal peso dell'orrore, del delitto che da lì a poco si sarebbe consumato. I protagonisti non trovano conforto e consolazione nella fede. Il giorno della rinascita diventa il giorno della tragedia, mentre il perdono cede il passo alla vendetta.
La dimensione religiosa tornerà anche in altre opere di Pietro Mascagni, come per esempio nel melodramma "L'amico Fritz", oppure in "Iris", in "Lodoletta", opere che affrontano temi maggiormente lirici ed amorosi, ma la dimensione religiosa e simbolica è presente anche in questi melodrammi.
Nelle opere di Verga la fede è legata alla speranza, ma anche al dolore. I personaggi si affidano a Dio nei momenti tragici, senza però trovare un vero conforto. Nei suoi testi, la condizione umana è segnata da una ciclicità tragica, da un destino immutabile. La Pasqua può diventare tempo di attesa vana, momento in cui il popolo si affida alla speranza di una rinascita, ma viene sempre deluso.
La Pasqua, come contrapposizione simbolica e tematica alla pace e alla rinascita, è presente anche nella sopracitata opera verista "I Malavoglia". Il giorno di Pasqua è il giorno in cui la tragedia si fa simbolicamente presente: Padron 'Ntoni si reca da zio Crocifisso per versare 100 lire a conto del debito contratto a seguito dell'affare dei lupini. Affare che li porterà alla rovina totale.
Giovanni Verga e Pietro Mascagni, entrambi esponenti del Verismo, vivono e scrivono della condizione umana, del dolore terreno, con un estremo realismo, contrapponendo il simbolismo religioso della Pasqua, alla vana speranza umana, funestata dal dolore.